Il ministero della Salute diffonde una circolare sulla diffusione del vaiolo delle scimmie in Italia e nel resto dell’Europa. I casi accertati nel nostro Paese sono sette. Nel documento sono indicate le raccomandazioni in caso di infezione e per i contatti stretti dei malati. In contesti specifici le persone venute a contatto con contagiati dovranno rispettare 21 giorni di isolamento ed evitare in ogni caso contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini.
“In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie“. È quanto si legge in una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di Monkeypox virus (MPX).
“I contatti devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi riferibili a MPX per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. Segni/sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia. I contatti devono monitorare la loro temperatura due volte al giorno. I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza. Durante i 21 giorni di sorveglianza i contatti di caso MPX devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni”. Si legge poi nella circolare.
Vaccinazioni e cure antivirali
“La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall’esposizione) al virus del vaiolo delle scimmie può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”, aggiunge il ministero. “L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”, specificano gli esperti del ministero.
Operatori sanitari protetti con mascherine e guanti
“La trasmissione agli operatori sanitari esposti a pazienti affetti da Mpx è possibile dato il rischio di trasmissione di altri orthopoxvirus, come il vaiolo. In ambito sanitario, la prevenzione della trasmissione si basa su adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni. Si ritiene che l’Mpx si trasmetta principalmente attraverso droplet e il contatto diretto con i fluidi corporei o il materiale delle lesioni”. Quindi il rischio per gli operatori sanitari che hanno contatti ravvicinati non protetti con casi di Mpx (ad esempio contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive) è valutato come moderato, equivalente a quello di un contatto ravvicinato”. Il rischio diventa basso nel caso in cui o sanitari indossino dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo Ffp2 e protezione degli occhi con occhiali o visiera).
Necessaria la pulizia degli ambienti contaminati
“I poxvirus come il vaiolo delle scimmie mostrano una straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati. Queste caratteristiche hanno un forte impatto sulla loro persistenza ambientale: i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio le croste cutanee), oppure oggetti contaminati come ad esempio le lenzuola, rimangono infettivi per lungo tempo”. Il ministero raccomanda la pulizia della stanza in cui ha soggiornato un caso di vaiolo delle scimmie: “Deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C”.
Un’altra raccomandazione è quella di utilizzare “attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, eccetera), e se non sono disponibili devono essere poste in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato”. Per quanto riguarda invece “garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso di vaiolo delle scimmie, devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali”.
Evitare la trasmissione del virus alla fauna selvatica
“Attualmente si conosce poco sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile“, si legge nella circolare. “Un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”, è il monito contenuto nel documento, in linea con l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi anche dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc”.
In Italia sette casi accertati
Nel nostro Paese, intanto, sono stati accertati sette casi di vaiolo delle scimmie. L’Istituto Spallanzani di Roma ha confermato un sesto caso nella mattina di mercoledì, mentre martedì sera l’ospedale Sacco di Milano ha accertato il primo caso in Lombardia.