Ora che le restrizioni si sono allentate, si tirano le somme di quello che gli studenti delle scuole secondarie hanno vissuto e della loro esperienza sulla didattica a distanza. Per la maggior parte di ragazzi e ragazze le lezioni in presenza restano la scelta migliore perché favoriscono i contatti umani. Molti dirigenti, dal canto loro, opterebbero volentieri per una forma di didattica ibrida.
La didattica in presenza batte la dad
Quasi tutti gli studenti in Italia hanno frequentato le lezioni a distanza durante la pandemia. Quello che emerge da un’indagine dell’Istat che ha coinvolto 41mila alunni delle scuole secondarie è che, nonostante i giovani facciano ampiamente ricorso a Internet durante il loro tempo libero, 7 alunni su 10 preferiscono le lezioni in presenza. Sono le ragazze ad apprezzarle di più (69,5%) rispetto ai loro colleghi maschi (66,1%).
Il divario digitale nell’accesso ai dispositivi tecnologici ha penalizzato in particolare gli studenti di origine straniera. Se l’80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità la didattica a distanza nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020, tra gli stranieri la percentuale di chi ha potuto essere costante nella frequenza delle lezioni online scende, invece, al 71,4%. Oltre il 50% dei ragazzi, senza differenza tra italiani o stranieri, ha riportato inoltre di aver avuto problemi con la stabilità della connessione. Solamente uno studente su, comunque, 10 pensa che la pandemia non abbia avuto effetti negativi sull’apprendimento.
Frequentare le lezioni da casa ha causato diversi problemi soprattutto nella sfera della socialità. Le frequentazioni di amici sono diminuite per 5 alunni su 10 con un conseguente aumento dell’uso di chat e social media (7 ragazzi su 10 hanno deciso di utilizzare maggiormente la tecnologia per comunicare).
Viaggi, feste e sport: quali attività sono mancate di più
La questione, ovviamente, non riguarda solo le lezioni in aula. Sono molte le attività di svago che sono mancate agli studenti delle scuole secondarie durante il periodo di distanziamento sociale. Prima di tutto, sempre secondo l’indagine dell’Istat, i viaggi, seguiti dalla libertà di uscire, dalla frequentazione di feste, cene e aperitivi e dallo sport.
Molti presidi vorrebbero una formula ibrida
Per quanto riguarda l’impegno degli studenti durante la dad, quasi cinque dirigenti su 10 ritengono che i ragazzi abbiano dedicato meno tempo allo studio, soprattutto nelle scuole secondarie di primo grado. A tale proposito si deve tenere conto delle maggiori difficoltà dei ragazzi più piccoli nella gestione autonoma degli strumenti della didattica a distanza.
Solo due dirigenti su 10 non hanno ricevuto lamentale da parte dei docenti per le assenze degli studenti durante le lezioni a distanza. Un problema molto più sentito nel Mezzogiorno e nelle scuole di secondo grado. Molti presidi, tuttavia, ritengono che il maggiore utilizzo delle tecnologie e della comunicazione a distanza indotto dalla pandemia sia un’esperienza da valorizzare anche in futuro. In media, tre dirigenti su 10 vorrebbero che anche dopo la pandemia parte della didattica si svolgesse a distanza: l’idea riscuote però maggior successo fra quelli delle scuole superiori, dove gli studenti sono più autonomi nello studio e nell’esecuzione dei compiti.