“Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io”. E’ il messaggio vocale che la direttrice di un supermercato Conad di Pescara avrebbe invitato ai capi reparto dopo aver rinvenuto un assorbente usato fuori dal cestino del bagno del personale all’interno degli spogliatoi. Nell’audio inviato in una chat Whatsapp, la direttrice chiedeva l’elenco dei nomi delle dipendenti in servizio tra le 13.30 e le 13.45 e di reperire informazioni utili al fine di individuare chi tra loro avesse il ciclo.
L’audio choc inviato alla Filcams-Cgl
Le lavoratrici incluse nell’elenco “sarebbero state invitate a dimostrare la propria estraneità” abbassandosi le mutandine e “provando di non avere il ciclo mestruale”. L’audio choc è stato inviato alla Filcams-Cgil di Pescara. Nel messaggio vocale, secondo la ricostruzione del sindacato, “la titolare minaccia ripercussioni e lettere di richiamo qualora non si fosse trovata la responsabile dell’accaduto”.
“L’assorbente è stato dimenticato senza alcuna premeditazione”
“L’assorbente ritrovato -ha fatto sapere Urbano Davide, segretario provinciale Filcams-Cgil a “Rainews” – era chiuso nella sua bustina e dimenticato sullo scarico, a mio avviso senza alcuna premeditazione (…) A seguito di quanto accaduto -continua Urbano Davide- alcune lavoratrici venivano invitate dai capireparto a discolparsi, a provare la propria estraneità ai fatti calandosi i pantaloni per dimostrare di non avere il ciclo, cosa che non hanno accettato di fare. Chiaramente questo ci è stato riferito dalle dipendenti, non ci sono prove vocali, comunque sono state invitate a discolparsi. Un comportamento inammissibile”.
Il sindacato: “Violenza inaudita da una donna verso delle donne”
“Un gesto gravissimo e ignobile, una violenza inaudita da una donna verso delle donne – ha dichiarato Lucio Cipollini, segretario generale della Filcams-Cgil Abruzzo in conferenza stampa – che getta un’ombra non solo sulla sfera professionale della grande catena alimentare, mancando il rispetto di lavoratrici e lavoratori sancito sul piano normativo dal contratto nazionale, ma più in generale sulla gestione delle relazioni umane, che vede uno dei punti vendita del marchio utilizzare metodi invasivi, vessatori e autoritari inaccettabili in qualsiasi consesso civile”.
La direttrice: “Mai dato ordine di fare perquisizioni corporali”
“Quanto è stato raccontato sulla vicenda è puro travisamento dei fatti – ha asserito la direttrice del Conad Superstore di Pescara al quotidiano “La Repubblica” – Il mio sfogo è stato preso alla lettera, io non ho mai dato l’ordine di fare perquisizioni corporali alle dipendenti, ma di scoprire chi fosse stata. Il turno che aveva lasciato l’assorbente sporco in bagno aveva smontato, era avvenuto al mattino e non avrebbe avuto senso controllare le lavoratrici del pomeriggio”.
Conad ritira il marchio al punto vendita
La Conad ha immediatamente preso le distanze dall’operato della direttrice e ha ritirato il marchio al punto vendita. “Non possiamo accettare un comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione – ha affermato l’ad della Cooperativa Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando – Di conseguenza abbiamo deciso di procedere, come previsto dal nostro regolamento, alla risoluzione del contratto di affitto d’azienda. Daremo in ogni caso continuità alle attività del punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori”.
“Agiamo sempre nel massimo rispetto dei nostri collaboratori”
“’Persone oltre le cose’ è la frase che riassume i valori dei soci Conad -ha precisato il gruppo in una nota- e rispecchia il modo in cui le persone Conad operano in tutte le strutture del marchio. Per questo agiamo sempre nel massimo rispetto delle nostre collaboratrici e collaboratori, sia sul piano normativo e professionale, sia su quello umano e valoriale, tutelandone i diritti e intervenendo prontamente e con decisione nel caso in cui questi diritti non vengano rispettati”.