Miliardi di euro potenziali andati in fumo: la guerra tra Russia e Ucraina ha effetti anche sul turismo internazionale. Secondo un recente report dell’Economist Intelligence Unit, a preoccupare non è solo la perdita dei turisti provenenti dai due Paesi – il 5% dei totale globale nel 2019 – ma anche l’effetto domino che il conflitto avrà sui cittadini di tutto il mondo in termini di fiducia e redditi disponibili. In Italia le conseguenze peseranno soprattutto sul settore del lusso che perderà i suoi principali clienti. I russi nel 2019 hanno rappresentato il 40% delle presenze negli hotel più costosi.
Solo nel mese di Aprile il turismo italiano perderà 120 milioni di euro di fatturato a causa della guerra in Ucraina (Assoturismo) e le cifre sono destinate a salire con l’arrivo della bella stagione. Una nuova crisi del settore, dopo quella dovuta alla Covid-19, che interesserà le mete turistiche in tutto il mondo. Il 2022 sarebbe dovuto essere l’anno della ripresa per il turismo internazionale, ma la guerra ha cancellato ogni previsione di ripartenza. A preoccupare gli operatori non è solo la perdita dei viaggiatori da Russia e Ucraina, ma anche l’effetto disincentivante sui turisti in arrivo da altri Paese. Inoltre, il rincaro delle materie prime produrrà un aumento nei prezzi dei trasporti e delle strutture ricettive, dagli hotel ai ristoranti.
Senza Russia e Ucraina milioni di turisti in meno
Secondo un recente report dell’Economist Intelligence Unit – società leader nel settore delle analisi di mercato del gruppo Economista – la guerra influenzerà il turismo europeo su quattro fronti: la perdita di turisti russi e ucraini, le restrizioni imposte alle compagnie aeree e all’uso dello spazio aereo, i maggiori costi di cibo e carburante e il grande impatto sulla fiducia dei viaggiatori e i redditi disponibili.
Prima che la pandemia interrompesse i flussi turistici globali, la Russia era l’undicesima più grande fonte di turisti al mondo e l’Ucraina la tredicesima. Sulla base dei dati dell’Organizzazione mondiale del turismo, si stima che nel 2019 i due Paesi abbiano rappresentato 75 milioni di partenze turistiche, ovvero il 5% del totale globale. Per quanto riguarda la spesa turistica, i contributi di russi e ucraini sono stati pari a 50 miliardi di dollari (circa l’8% del totale mondiale). La Russia è stato il settimo Paese a spendere di più in viaggi al mondo.
La classifica dei Paesi più colpiti
Nei prossimi mesi si assisterà quindi a un effetto domino e le conseguenze saranno visibili in tutti i Paesi in cui il turismo ricopre un certo peso nell’economia del Paese. Ma gli effetti più notevoli si vedranno nelle mete preferite dai turisti: Turchia e Polonia subiranno il calo più importante nel numero di visitatori in termini assoluti, ma destinazioni come Cipro e Lettonia dovranno fare i conti con le perdite più significative per il volume di entrate garantito dai turisti russi, tradizionalmente tra i più propensi a spendere molto.
Nella classifica dei Paesi più amati da russi e ucraini la Turchia è al primo posto per entrambi: nel 2018 sei milioni di russi e quasi un milione e mezzo di ucraini l’hanno scelta come destinazione per le loro vacanze, quasi il 16% degli arrivi turistici totali. Anche Thailandia e Cina sono molto amate dalla Russia, mentre gli ucraini preferiscono mete europee come Polonia, Italia e Germania.
Cosa succede in Italia
Nel 2019 la Russia è stata il decimo Paese per numero di turisti stranieri in Italia, quasi 2 milioni gli arrivi. Ecco perché la chiusura dei voli dalla Russia assesterà un duro colpo al settore, sia in termini assoluti che per i volumi di entrate. Lo sottolinea anche l’Istat nel documento di aprile redatto per il Def: “I turisti russi sono da tempo tra quelli con la maggiore capacità di spesa“, ovvero 145 euro di spesa pro-capite giornaliera nel 2018, al quarto posto dopo giapponesi, cinesi e canadesi.
La passione russa per l’Italia – dall’arte alla cultura, passando per il cibo e la musica – è un fenomeno esploso negli ultimi dieci anni. Secondo un’indagine sul turismo internazionale dell’Italia, realizzata dalla Banca d’Italia, a partire dal 2009 e fino al 2014 i pernottamenti di turisti russi in Italia sono passati da poco meno di 3 milioni e 600 mila a quasi 8 milioni. La spesa è salita da 623 milioni a 1 miliardo e 328 milioni di euro, grazie anche alla disponibilità di pacchetti differenziati per tutte le tasche: dal turismo deluxe alla formula del “tutto compreso”.
È soprattutto nel turismo di lusso che i turisti russi fanno la differenza. Sono tra quelli più inclini a privilegiare le strutture alberghiere di lusso: nel 2019 le presenze russe hanno rappresentato il 40% di tutte le prenotazioni registrate negli hotel della categoria. Per non parlare della preoccupazione che ha colpito quelle Regioni dove i russi sono (nel vero senso della parola) di casa: soprattutto Sardegna e Toscana. Basti pensare alle tante ville appartenenti ai magnati e oligarchi russi finite confiscate per effetto delle sanzioni: dalla Costa Smeralda al lago di Como passando per la gettonatissima Forte dei Marmi, vera e propria colonia del turismo russo.