Dopo la battuta d’arresto imposta dalla Covid-19 al mercato del lavoro in tutta Europa, l’occupazione ha ripreso a crescere, ma l’impatto non è stato lo stesso per tutti. Secondo uno studio Eurostat, sono stati soprattutto i giovani tra i 15 e i 29 anni a subire le conseguenze peggiori. In Italia la ripresa è tra le migliori, ma dietro i numeri si nascondono problemi endemici del sistema italiano.
Il 31 marzo, dopo oltre due anni, l’Italia ha detto finalmente addio allo stato di emergenza sanitaria, ma gli effetti economici e sociali della pandemia sono visibili tutt’oggi e lo saranno ancora per molto. Lockdown, chiusure obbligate e aziende in perdita hanno inferto un duro colpo al mercato del lavoro, ma è soprattutto la categoria dei giovani ad averne pagato il prezzo più salato, in Italia e in Europa.
Disoccupazione giovanile: l’impatto della Covid in Europa
L’occupazione tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e 29 anni ha subito un calo evidente in quasi tutti i Paesi Ue. Anche se la vera battuta d’arresto si è registrata nel 2020, subito dopo lo scoppio della pandemia, sono ancora molti i Paesi che non sono riusciti a recuperare i livelli di occupazione pre-Covid.
Secondo i dati di Eurostat, nel terzo trimestre del 2020 il tasso di occupazione tra i giovani in Europa ha subito un calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, ovvero quello immediatamente precedente all’arrivo del coronavirus. Ma nel corso dell’anno successivo il tasso medio di occupazione ha ripreso a crescere quasi ovunque: nel terzo trimestre del 2021 era inferiore solo dello 0,1%, recuperando quindi 2,7 punti percentuali rispetto ai dati del 2019. Si tratta tuttavia di un valore medio che nasconde differenze sostanziali tre le realtà dei singoli Paesi.
La ripresa nel 2021: la classifica dei Paesi Ue
Tra tutti, Lituania, Portogallo, Irlanda e Spagna si aggiudicano i primi posti in classifica per aumento della disoccupazione: in questi Paesi il 2020 ha fatto registrare i dati peggiori con un calo dell’occupazione giovanile di oltre il 5% rispetto all’anno precedente. Più contenuto è stato invece l’impatto in Ungheria, Finlandia, Francia, Austria e Romania, dove la percentuale di occupati tra i giovani è diminuita non più del 2%. A guadagnarsi infine il podio per la ripresa più repentina realizzata nel 2021 sono Irlanda, Francia e Slovenia. Qui l’occupazione dei giovani è addirittura aumentata rispetto ai dati registrati subito prima dell’inizio della pandemia, con un tasso superiore di almeno due punti percentuali.
Anche i giovani italiani hanno risentito dell’effetto pandemia come i loro vicini europei. Ma il confronto tra i dati pre e post Covid colloca il Bel Paese tra gli Stati con una variazione del tasso di occupazione complessiva compresa tra lo zero e i due punti percentuali in più rispetto al 2019. Nello stesso range si trovano Germania, Austria, Romania e Finlandia.
Il caso italiano: in calo la disoccupazione ma non basta
Ma non è tutto oro quello che luccica. Quello che potrebbe essere interpretato come un dato positivo nasconde in realtà dati preoccupanti per i nostri under 30. Era infatti già la situazione pre-Covid a essere piuttosto grigia, soprattutto per i giovanissimi. Nel dicembre 2019 la disoccupazione tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni era al 28,3%, oltre quindici punti in più rispetto alla media europea (14,1%). Ecco perché anche se nel 2021 i dati registrati mostrano una ripresa – il tasso di disoccupazione è sceso al 26,6% – il confronto con la media europea è schiacciante. L’Italia è ancora sotto di oltre il 10% rispetto al 14,3% di disoccupati under 25 registrato in Ue nello stesso anno.
Il fenomeno Neet: un trend in crescita (soprattutto in Italia)
Nel 2020 inoltre l’Italia si è aggiudicata un altro primo posto che molto dice della situazione lavorativa giovanile: il nostro è il primo Paese in Europa per numero di Neet (la parola sta per “not in education, employment or training”), ovvero i giovani che non studiano, non hanno un’occupazione né la ricercano. Rappresentavano il 23,3% sull’intera popolazione di ragazzi tra i 15 e i 29 anni (2,1 milioni di giovani): il dato peggiore in Europa, la cui media era ferma al 13,7%. E se la disoccupazione giovanile nel 2021 ha registrato un miglioramento – per quanto minimo –, quello dei Neet si è confermato un trend in salita: nell’ultimo anno la percentuale è salita al 24%. Altri 97 mila giovani il cui futuro è appeso a un filo, sempre più sottile.