Il Mediterraneo è pieno di plastica, sia in acqua che sulle spiagge. La pandemia ha anche peggiorato il trend, con guanti, mascherine e confezioni monouso. Secondo i volontari è importante fare in modo che si formi la consapevolezza nelle persone comuni. Intanto, il Parlamento discute di una legge per favorire i pescatori che recuperano rifiuti con le loro reti.
A Ostia, sul litorale romano, le spiagge sono colme di rifiuti. Ci sono soprattutto detriti in plastica: bottiglie, tappi, contenitori usa e getta ma anche oggetti erosi dal vento e dalla pioggia. Durante le domeniche dedicate alle pulizie invernali delle spiagge, i volontari dell’associazione ambientalista Fare Verde hanno trovato anche enormi quantità di cotton fioc in plastica, nonostante una legge ne vieti la commercializzazione a partire dal primo gennaio del 2019. Tra i rifiuti censiti dai volontari ci sono anche tubi in pvc, materassini, sedie a sdraio e mascherine.
Il problema dei rifiuti in mare e lungo le spiagge non è limitato solo a Ostia, ma riguarda buona parte delle coste italiane. Il rapporto Beach Litter 2020 redatto da Legambiente ha quantificato in 654 il numero di rifiuti mediamente trovati ogni 100 metri lungo le spiagge d’Italia.
L’impatto della pandemia
All’indomani del lockdown, alcuni volontari di Legambiente hanno ripulito 43 spiagge diverse dislocate in 13 regioni diverse, trovando più di 28mila rifiuti. Di questi, circa l’80% era composto di plastica. La rimanente parte era costituita principalmente da vetro, ceramica, gomma e legno lavorato.
La pandemia ha determinato un peggioramento del trend. Con la diffusione di guanti, mascherine e confezioni monouso, l’impiego di plastica è aumentato notevolmente. Inoltre secondo uno studio effettuato dall’Ispra i rifiuti lungo le spiagge costituiscono solo la punta dell’iceberg. Il problema è ancora più grave nei fondali, anch’essi pieni di plastica.
I fondali vicini alla Sicilia e alla Sardegna hanno la maglia nera, rispettivamente con 786 oggetti rinvenuti (più di 670 chili) e 403 (87 chili). Anche qui circa l’80% è fatto in plastica, anche se gli oggetti più di frequente ritrovati sui fondali sono frammenti di reti per la pesca, realizzate in nylon.
Il ruolo dei volontari
Parlando ad upday, il presidente nazionale di Fare Verde Francesco Greco ha spiegato che la rete di volontari che coordina si trova spesso a raccogliere polistirolo e residui di reti da pesca. Lo stesso scenario lo ha descritto anche Carola Farci, un’insegnante di Cagliari che ha staccato per un anno dal proprio lavoro e si è messa in viaggio per ripulire le spiagge del Mediterraneo.
Il tour di Farci ha toccato le spiagge di molte località. Dopo aver passato anni a ripulire le spiagge sarde, in Italia Farci ha toccato prima la costiera amalfitana e poi la Puglia. “Ho trovato una situazione di rifiuti migliore rispetto a quella di paesi come Grecia e Albania – ha raccontato ad upday – ma comunque assai critica, data la presenza di chili e chili di rifiuti soprattutto in plastica”.
Anche lei ha trovato principalmente bottigliette di plastica con relativi tappi, lattine e residui di polistirolo e reti da pesca.
La legge Salva-mare
Sia Greco che Farci concordano nell’affermare che una misura importante e urgente da adottare è tutelare i pescatori che raccolgono rifiuti. Quotidianamente infatti nelle reti da pesca restano intrappolate quantità importanti di bottiglie, microplastiche e altri rifiuti che si trovano in mare. Tuttavia i pescatori hanno l’obbligo di raccoglierli, portarli a riva e poi pagare una tassa per il loro smaltimento. “Questo significa che il più delle volte i pescatori rigettano quei rifiuti in mare” spiega Carola Farci.
Per evitare che ciò accada il Parlamento sta valutando l’approvazione di una legge cosiddetta Salva-mare, che di fatto esenterebbe i pescatori dal costo di smaltimento dei rifiuti trovati in mare. La legge è stata approvata al Senato ed è in discussione in questi giorni alla Camera.
“Togliere l’obolo – ha detto Francesco Greco ad upday – significa premiare chi contribuisce a ripulire il mare, che ad oggi è paradossalmente punito”. Anche Carola Farci si batte da mesi per una rapida approvazione della legge, “che si occupa di un tema sul quale non dovrebbero esserci divisioni politiche”. Secondo l’insegnante è anche necessario “mettere al bando il polistirolo per le casse di pesce e istituire un organo di controllo terzo che possa multare pesantemente i Comuni che non fanno una buona differenziata e non puliscono adeguatamente le proprie spiagge”.
“Fare Verde – ha raccontato invece il presidente nazionale Greco – promuove un ambientalismo del quotidiano, cioè che coinvolge la vita di ogni giorno di ciascuno di noi. Ci siamo accorti nel tempo che alle nostre attività di volontariato si uniscono sempre più spesso interi nuclei familiari”. Greco ha concluso commentando che “questo significa che, anche grazie alla scuola e ai media, c’è una consapevolezza sempre maggiore verso l’ambiente, specie nelle generazioni più giovani”.