PIÙ CHE LA MEGLIO GIOVENTÙ, LA GIOVENTÙ ALLA MEGLIO – UN TEMPO L’ITALIA POTEVA PERMETTERSI DI ESCLUDERE TALENTI PER VIA DEI TANTI CAMPIONI PRESENTI IN ROSA, OGGI SEMBRA CHE MANCINI ABBIA GIÀ SCOPERTO TUTTE LE MIGLIORI OPZIONI – SIAMO CAMPIONI DI EUROPA, MA ANCHE IN AVANTI CON L’ETÀ IN ALCUNI RUOLI CRUCIALI E I GIOVANI NON SEMBRANO PRONTI AL GRANDE SALTO, SOPRATTUTTO SE I CLUB DI SERIE A CONTINUANO A PREFERIRE GLI STRANIERI…

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Andrea Sorrentino per “il Messaggero”

 

C’è stato un tempo felice, nemmeno così remoto, in cui la Nazionale era un’università a numero chiuso e un sacco di eccellenze rimanevano fuori. Per scelte tecniche ragionate o per geopolitica, ma non entravano. 

 

Tra furenti polemiche Bearzot escludeva Pruzzo o Paolo Pulici, che segnavano a mitraglia nella serie A a 16 squadre in cui era davvero difficile vedere la porta, o Evaristo Beccalossi, Claudio Sala il Poeta del gol, Di Bartolomei, Manfredonia. 

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Più avanti abbiamo visto esclusi, a seconda dei ct, assi come Zola, Peruzzi, Panucci, Casiraghi. Sacchi silurava proprio Roberto Mancini, Vialli Bergomi. Maldini nel 1998 rinunciava a Conte e Montella, e a Totti 22enne. Trapattoni non chiamava Baggio nel 2002, Lippi lasciava a casa nel 2006 Vieri e Cassano, più avanti Balotelli. Tempi grassi, e battaglie dialettiche che duravano mesi. 

MOISE KEAN MOISE KEAN

 

POCHI DUBBI 

Adesso di polemiche non ce ne sono più. Sui convocati di Mancini non c’è mai nulla da dire, non si vergano editoriali fiammeggianti e gustosi: non rimane fuori nessuno di apparentemente irrinunciabile. Dai 26 dell’ultimo Europeo sono stati tagliati Kean, Gianluca Mancini, Politano e Pessina, e non si è mossa foglia. 

 

I prescelti dal Mancio sono più o meno i migliori che abbiamo e punto, anzi tra loro c’è pure qualche eccedenza, diciamo così. La vittoria agli Europei ha avuto del miracoloso anche perché nell’ultimo decennio ci siamo ristretti, con una generazione di calciatori di non eccelso livello internazionale. Gli stessi Insigne e Immobile, in teoria i nostri frombolieri, non sono tra i migliori del Continente, e lo sappiamo. 

 

Chiellini Bonucci Chiellini Bonucci

E anzi già suona un certo allarme per il futuro, visto che alternative agli attuali campioni d’Europa, alcuni già non più giovani, non se ne vedono. In difesa, dietro Bonucci, Chiellini e Acerbi (104 anni in tre), c’è il solo Bastoni, poi il deserto. Dietro i 31 anni di Immobile, tra gli attaccanti solo le guance rosse di Raspadori e Scamacca, l’indecifrabile Kean, Zaniolo che tutti aspettano, compreso il ct. Almeno tra i centrocampisti ci sono le esplosioni di Barella e Locatelli, e non parliamo di Donnarumma in porta, ma il panorama rimane grigio. 

 

bastoni bastoni

Dicono che molto dipenda dall’eccesso di stranieri in A: il 61% del totale, troppi. Di più ce ne sono soltanto in quel suk di lusso o mondo a parte che è la Premier League (64%), ma nella Liga spagnola sono solo il 42%. 

 

CRESCETE 

E’ probabile però che la responsabilità sia anche di una generazione di giovani calciatori, prima ancora di giovani uomini, non esattamente affamata. I talenti ci sarebbero anche, le nostre nazionali giovanili li esibiscono, poi l’ingresso nel mondo dei grandi è traumatico, escludente. Sarà sempre colpa dei dirigenti miopi e degli allenatori tremebondi? 

 

jorginho emerson italo brasiliani jorginho emerson italo brasiliani

Quando poi i nostri ragazzi cercano spazio all’estero, perché la serie A cattiva li spinge via, non è che si distinguano. A parte la particolare parabola di Verratti, al Psg da 9 anni senza mai essere passato dalla serie A, e gli innegabili successi al Chelsea del naturalizzato Jorginho (e in misura minore di Emerson, brasiliano pure lui), si fa grande fatica. Balotelli durò pochissimo, e quando lo allenava Mancini al City. Kean è rimbalzato da castagna bollente tra Everton e Psg, ora è tornato alla base tra dubbiose speranze della Juve. 

ALESSANDRO FLORENZI E MARCO VERRATTI IN NAZIONALE ALESSANDRO FLORENZI E MARCO VERRATTI IN NAZIONALE

 

Florenzi ha tentato l’avventura già in età matura, ma tra Valencia e Psg non ha trovato gloria, e pure lui è di nuovo qui. Gli Ogbonna e i Borini, carriere tra il dignitoso e l’ondivago. Poi però vediamo arrivare in Italia giovanotti inglesi che fanno panchina a casa loro, e ci sorprendono subito. Tomori è piombato sul Milan e ha relegato in panchina Romagnoli al primo colpo (Romagnoli, altra spina nel cuore a proposito: si è già perso?). 

 

tammy abraham foto mezzelani gmt68 tammy abraham foto mezzelani gmt68

E Tammy Abraham si è già preso la Roma, non il Forlimpopoli, in tre partite. Giovani, inglesi, forti e affamati, con personalità e nessuna paura. Ce ne vorrebbero, di ragazzi italiani così. Cresceranno anche i nostri? E il primo a sospirare di nostalgia, o di preoccupazione, è proprio Roberto Mancini. Uno che a 16 anni giocava in serie A a testa già alta. Andrea Sorrentino

 



Redazione Dagospia