SILURI SU SILERI – IL SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE FINITO SOTTO ACCUSA PER LA VICENDA DELLE SUE VISITE RETRIBUITE MENTRE ERA IN ASPETTATIVA SI DIFENDE: “NOTIZIE FALSE CREATE AD ARTE DA GRUPPI DI POTERE” – FRATELLI D’ITALIA CHIEDE LA SUA TESTA MA LUI NON CI PENSA A MOLLARE LA POLTRONA…
Gli diamo atto del suo garbo. E poi, a differenza di tanti illustri colleghi, non si sottrae alle domande, anche le più velenosette. Per non parlare del suo infausto destino: prima viceministro, e poi sottosegretario di Robertino Speranza, l’ex assessore all’Urbanistica di Potenza diventato ministro della Sanità, per due volte consecutive pure. Il chirurgo Pierpaolo Sileri si è inoltre distinto, soprattutto nell’epoca pre vaccini, per essere uno dei più misurati e meno allarmisti in circolazione. E ha battagliato pure con il vecchio Comitato tecnico scientifico: quello che, per volontà dell’ex premier, Giuseppe Conte, ha commissariato la politica fino all’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Nella raccapricciante gestione giallorossa della pandemia, Sileri si è dunque distinto. Foss’anche solo per altrui demerito. È proprio per questo che torniamo a chiedergli conto di una storia che lui reputa vetusta: «Documenti vecchi e superati, notizie false create ad arte da gruppi di potere» dice attingendo a uno dei capisaldi del cospirazionismo grillino.
Si riferisce, probabilmente, alle interpellanze presentate da Fratelli d’Italia. Culminate con l’interrogazione parlamentare con cui il partito di Giorgia Meloni chiede di «valutare la permanenza in carica del sottosegretario». Comunque sia: come ha raccontato La Verità, una nota della Regione Lazio, datata ahilui 8 settembre 2021, ha fatto planare il decrepito caso delle sue visite private direttamente sul tavolo dell’Ordine dei medici di Roma. In estrema sintesi: avrebbe esercitato senza autorizzazione, dietro compenso, mentre era in aspettativa causa elezione al senato con i 5 stelle.
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Claudio Durigon, sottosegretario leghista all’Economia, si è dimesso nei giorni scorsi per l’infelice proposta di intitolare un parco ad Arnaldo Mussolini, fratello di Benito. Una frase dal sen fuggita, certo. Ma pur sempre una frase. Nel caso di Sileri si parla invece di fatti. Datati, per carità. Ma ridiventati d’attualità dopo un’istruttoria della Direzione regionale Salute e Integrazione socio-sanitaria del Lazio.
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Il sottosegretario, medico universitario del Policlinico Tor Vergata, in aspettativa dopo l’ingresso a Palazzo Madama nel 2018, avrebbe svolto, tra il 20 marzo di quell’anno e il 25 gennaio 2019, «attività professionale, sia pure di natura occasionale, presso la casa di cura Nuova Villa Claudia» di Roma. Ma «con oneri a carico del singolo utente e non a carico del Sistema sanitario regionale», con il quale la clinica è convenzionata. È vero: la legge consente ai medici in aspettativa di esercitare. Ma solo «per evitare la perdita della professionalità acquisita», «presso l’amministrazione di appartenenza», e soprattutto in maniera «gratuita».
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Sileri era quindi autorizzato a rifare il suo mestiere di tanto in tanto, ma senza percepire compensi. In effetti l’ente della Regione guidata dall’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, conferma che il sottosegretario grillino ha lavorato occasionalmente. Ma in una struttura privata. E a pagamento.
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Sileri derubrica: solo «formazione e tutoraggio». Quella nota del 10 giugno scorso però lo smentisce: «Attività non svolta presso l’amministrazione di appartenenza per il mantenimento delle competenze, né (di insegnamento e tutoraggio) a titolo gratuito». La Direzione regionale Salute annuncia anche di voler trasmettere tutte le informazioni «all’Ordine dei medici di Roma e all’Università Tor Vergata», a cui verrà chiesto il rimborso degli importi percepiti senza averne diritto.
Quasi tre mesi dopo, lo scorso mercoledì, il materiale dell’istruttoria viene dunque inviato all’Ordine dei medici di Roma, al quale appartiene il politico. Dopo aver fatto «ammenda per il ritardo dovuto a disguidi fra uffici», l’ente laziale chiede «ogni valutazione di vostra competenza». Insomma: sarà l’ordine a decidere se sanzionare Sileri.
Documenti «vecchi e superati» insiste il sottosegretario. La sua versione non cambia. All’epoca era solo un ricercatore a Tor Vergata, non un dipendente del Servizio sanitario nazionale. E soprattutto venne autorizzato a svolgere quell’incarico dal titolare della cattedra e dal rettore dell’ateneo. Insomma, è il sotteso, se qualcuno ha sbagliato, non è stato certo lui. Invece la regione Lazio lascia intendere il peggio: una mandrakata da barone. E magari, come assicura l’interessato, è davvero tutta una cospirazione ai suoi danni.
Eppure, anche stavolta, viene in mente l’eterno lampo di Pietro Nenni: «Nella gara a fare i puri, c’è sempre qualcuno più puro che ti epura». O, per lo meno, ci prova. Perché Sileri, prima di venire eletto in senato, era un implacabile fustigatore. Baronie universitarie, concorsi truccati, accordi sottobanco. Quelli sì, che erano tempi.