LO SCARICABARILE DI CONTE – CINQUE ANNI FA IL MOVIMENTO TRIONFÒ IN CITTÀ COME ROMA E TORINO. GLI OLTRE DUE ANNI DI CONTE A PALAZZO CHIGI DOVREBBERO AVERE DATO FRUTTI ANCHE A LIVELLO LOCALE. INVECE L’EX PREMIER HA DICHIARATO CHE “ALLE AMMINISTRATIVE IL M5S HA AVUTO SEMPRE DIFFICOLTÀ, POCO RADICAMENTO SUL TERRITORIO E RISULTATI MOLTO MODESTI” – UN MODO PER METTERE IN CHIARO CHE NON ACCETTERÀ DI VEDERSI INTESTARE NEL VOTO DI OTTOBRE UN’EREDITÀ DI MACERIE PROVOCATE DA ALTRI. PAURA CHE L’HA SPINTO A EVITARE LA CANDIDATURA PER IL SEGGIO DI PRIMAVALLE, A ROMA
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Strano giro d’Italia elettorale, quello di Giuseppe Conte. Più che a preparare una replica della vittoria grillina nelle grandi città del 2016, il nuovo capo del M5S sembra intenzionato a prevenire le critiche per un’eventuale sconfitta. Nega di avere scelto una strategia delle mani avanti. Eppure, le sue prime uscite tendono a separare le sue responsabilità da quelle di «prima»: prima che fosse scelto come leader.
GIUSEPPE CONTE VENDITORE DI CALDARROSTE
Gli oltre due anni di Conte a Palazzo Chigi dovrebbero avere dato frutti anche a livello locale. E cinque anni fa il Movimento trionfò in città come Roma e Torino. Invece l’ex premier ha dichiarato che «alle amministrative il M5S ha avuto sempre difficoltà, poco radicamento sul territorio e storicamente risultati molto modesti».
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
Si tratta di una lettura piuttosto singolare del passato. E, di nuovo, appare un modo per mitigare un quasi certo ridimensionamento: una sensazione diffusa, che lo avrebbe spinto a evitare la candidatura per il seggio suppletivo nel quartiere popolare di Primavalle, a Roma.
giuseppe conte roberto gualtieri
Conte ha rifiutato dicendo che doveva dedicarsi al Movimento. Ma il M5S alla fine non ha presentato nessuno. E la tesi contiana è che non vuole spaccare il centrosinistra: sebbene per il Campidoglio la sindaca Virginia Raggi sia in gara contro l’ex ministro del Pd, Roberto Gualtieri; e volino ruvide accuse reciproche sul fallimento della giunta grillina proprio nelle periferie.
IL DIALOGO DI CONTE CON I TALEBANI – BY OSHO
Sono contraddizioni di una forza che nel 2018 ottenne la maggioranza relativa in Parlamento; e che sta combattendo per dimostrare di avere ancora un’identità. Conte riflette il limbo tra vecchi tabù antisistema e una metamorfosi tormentata.
Così, da una parte dice che i sondaggi «ci danno in risalita». Dall’altra, intervistato a L’aria che tira su La7, ammette implicitamente che la perdita del potere è difficile da digerire. «Dobbiamo uscire dai palazzi», spiega Conte. «Qualcuno mi descrive come nostalgico di Palazzo Chigi ma sono felice di stare in mezzo ai cittadini». Vuole allontanare il sospetto che la sua idiosincrasia nei confronti di Mario Draghi nasca dalla caduta del proprio governo: una vicenda che nella sua cerchia viene vissuta tuttora come un’ingiustizia.
meme su giuseppe conte e beppe grillo
Soprattutto, però, all’ex premier preme mettere in chiaro che non accetterà di vedersi intestare un risultato mediocre nel voto di ottobre. Parla di «riossigenare» il Movimento Cinque Stelle, giura di essere «in ascolto». Insomma, il messaggio è quello di una ricostruzione tutta da inventare; di un’eredità di macerie provocate da altri, che lui cercherà di rimuovere; e dunque di un voto nelle città legato al passato. Cautela comprensibile, che tende a proiettare la sua leadership e una probabile resa dei conti interna a dopo le Politiche, quando ci saranno.
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