FACCE DA MIRA-CULO – ALESSANDRO PINNA E EMANUELE TRANCALINI, EX PRESIDENTI DELL’UNITALSI (UNIONE AMMALATI TRASPORTO A LOURDES E SANTUARI INTERNAZIONALI), SONO STATI RINVIATI A GIUDIZIO PERCHE’ ANZICHÉ DESTINARE I SOLDI AI BISOGNOSI PER IL PAGAMENTO DEI PELLEGRINAGGI, SI SONO APPROPRIATI DAL 2009 FINO AL 2016 DI UN MILIONE E 800MILA EURO PER COMPRARE UNA VILLA IN SARDEGNA E PER PAGARE LA GOVERNANTE – CON GLI STESSI SOLDI I DUE HANNO STIPULATO UNA POLIZZA VITA E HANNO DATO 37 MILA EURO A…

Giulio De Santis per il “Corriere della Sera – Edizione Roma”

 

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Anziché destinare i soldi ai bisognosi per il pagamento dei pellegrinaggi a Lourdes, si sono appropriati dal 2009 fino al 2016 di un milione e 800mila euro dell’Unitalsi (Unione ammalati trasporto a Lourdes e santuari internazionali). Denaro utilizzato per comprare una villa in Sardegna e per pagare la governante. Con questa accusa la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per appropriazione indebita di Alessandro Pinna e Emanuele Trancalini, succedutisi alla guida come presidenti della sottosezione dell’associazione di Chiesa in via degli Embrici. Pinna ne è stato al vertice dal 2009 al 2015, per poi essere sostituito da Trancalini che è rimasto presidente nel biennio 2015-2016.

 

Nel corso degli otto anni, i due, secondo l’accusa, hanno sempre programmato insieme ogni passo della depredazione dei conti dai bilanci della sottosezione. A fine 2016, l’Unitalsi – costituitasi parte civile attraverso gli avvocati Raffaele Bava e Roberto Afeltra – ha interrotto i rapporti con i due (ex) presidenti. Il «sacco», secondo la pm Mariarosaria Guglielmi, non si sarebbe realizzato senza l’apporto decisivo di tre collaboratrici di Pinna e Trancalini.

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Si tratta di Cristina Maddaluni e Elisa Rabatti, dipendenti della Unitalsi, mentre la terza imputata, Francesca Tommasi, è impiegata presso lo studio di commercialista di Pinna. Sono state loro in molti casi a incassare assegni dell’Unitalsi, per poi girare il denaro ai due principali imputati. Prima di procedere al racconto dell’inchiesta bisogna ricordare la centralità dell’Unitalsi nel mondo cattolico.

 

L’associazione è, infatti, operativa dal 1903 e il suo statuto viene approvato dalla Cei (la Conferenza episcopale italiana). Semplice il sistema ideato per intascare i soldi, secondo l’informativa del nucleo investigativo dei carabinieri. Ogni mese sarebbero stati prelevati i soldi attraverso assegni intestati Unitalsi – se ne contano 1.251 in otto anni – i cui beneficiari sono stati i due ex presidenti o persone a loro vicine. Il capitolo più spinoso è l’acquisto della villa in Sardegna.

 

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Nel 2009 Trancalini e la moglie di Pinna stipulano un mutuo per comprare villa «Torre delle Stelle» nel comune di Sinnai. La cifra chiesta per l’immobile è di 430mila. Per saldare la compravendita, secondo l’accusa, i due avrebbero impiegato 205mila euro proveniente dalle casse dell’Unitalsi. La gestione della villa – per il pm – è stata affidata ad una signora, conosciuta dagli imputati durante un pellegrinaggio a Lourdes.

 

La donna, ignara della provenienza del denaro, è stata retribuita con 37mila euro, sempre soldi dell’Unitalsi, per cucinare, stirare, lavare e tagliare l’erba del giardino. In numerose occasioni prima di partire per le vacanze in Sardegna, la «coppia» Pinna-Trancalini, secondo l’accusa, ha fatto ritirare dalle collaboratrici tra i duemila e i cinque mila euro ancora dai conti dell’Unitalsi.

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Oltre all’acquisito della casa in Sardegna, il denaro dai due principali imputati è stato utilizzato anche per stipulare una personale polizza vita. I soldi hanno infine ingrossato il portafoglio della moglie e quello delle sorelle di Pinna, nonché di tre suoi amici. Quest’ ultimi ignari della provenienza del denaro, non essendo stati indagati.

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Redazione Dagospia