“MAMMA CI ABBANDONÒ QUAND’ERO PICCOLA, PAPÀ È MORTO FRA LE MIE BRACCIA” – AMORI E DOLORI DI AIDA YESPICA: “A SETTE ANNI UN AMICO DI FAMIGLIA MI STUPRÒ. RICORDO CHE ERA UN UOMO CON UNA VISTOSA GOBBA E LE SUE MANI CHE TOCCAVANO E ACCAREZZAVANO. DOPO LA MORTE DI PAPÀ, LA MIA FAMIGLIA MI CACCIÒ DI CASA. ANDAI A VIVERE IN UNA FAVELAS CON UN’AMICA. NON AVEVAMO IN SOLDI PER I FUNERALI” – “MIO FIGLIO È A MIAMI CON IL PADRE. NON LO VEDO DA DUE ANNI” – IL RAPPORTO CON LELE MORA, LO SCHIAFFO AD ANTONELLA ELIA E…

Giovanni Terzi per “Libero Quotidiano”

 

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Aída María Yéspica Jaime, conosciuta come Aida Yespica, è una modella e showgirl venezuelana nota alle cronache per i tanti programmi tv e alcuni fatti di cronaca rosa. La vita con Aida Yespica non è stato sempre benevola, anzi. Un’infanzia faticosa: fu abbandonata dalla mamma e a soli sette anni violentata da un amico di famiglia. Venne anche abbandonata dai familiari alla morte del padre e mandata via da casa. Il nostro Paese ha sempre rappresentato la speranza di una nuova nascita professionale e umana, ma anche qui ha dovuto fare i conti con molti pregiudizi, oltre che fatti giudiziari da cui è uscita serenamente. Anche il momento della nascita del figlio Aron ha significato un momento critico: la depressione postpartum e la fine dell’amore con Matteo Ferrari. Oggi sicuramente è una donna consapevole, che sta costruendo un futuro nuovo, avendo fatto tesoro delle esperienze e degli errori del passato.

 

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«In questo momento ciò che mi sta mancando di più è mio figlio Aron, a causa del Covid sono due anni che non riesco a vederlo». Il primo pensiero di Aida Yespica, modella e showgirl venezuelana, è per il suo grande amore, Aron, il figlio avuto dall’ex calciatore Matteo Ferrari il 27 novembre del 2008.

 

Dove vive tuo figlio?

«È a Miami con suo padre, ma sia per problemi con il passaporto che per la pandemia ormai è tanto tempo che non lo abbraccio, anche se ci sentiamo spessissimo».

La nascita di tuo figlio ha anche coinciso con un momento difficile della tua vita.

«Ho sofferto di depressione post-partum ed è stato un periodo faticosissimo. In più c’è stata la separazione con Matteo, che ha provocato ancora di più dei dolori e delle grandi delusioni»

Me ne vuoi raccontare una?

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«Io e Matteo siamo dovuti andare in tribunale, perché inizialmente lui non voleva che io frequentassi Aron. È stata molto dura, ma alla fine la giustizia ha dato ragione a me, vedendo quanto amore e dedizione davo a mio figlio. Oggi posso dire che tra me e Matteo c’è un rapporto civile».

 

La tua vita è stata faticosa sin dall’infanzia.

«Sono nata in una famiglia umile, la nostra casa era stata costruita da mio padre vicino a un fiume. Le scale erano fatte con delle tapparelle ed eravamo in otto fratelli; ho il ricordo chiaro di mio padre che faceva qualsiasi lavoro, dal muratore all’elettricista, per riuscire a dare da mangiare a tutti. Eravamo poveri ma felici».

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E tua mamma?

 «Mia mamma ha lasciato mio padre quando avevo due anni, ci ha abbandonati, e lui per tutti noi ha svolto entrambi i ruoli di genitore. Papà è stato un uomo straordinario, che se n’è andato troppo presto. E io l’ho visto morire tra le mie braccia».

 

La voce di Aida cambia tono e le parole escono con maggior fatica. Il discorso su Jorge, questo era il nome del papà, riapre una ferita che porta ancora dentro in modo indelebile. «Sembrava che mio padre si aspettasse di morire. Avevo diciassette anni e vivevamo a casa di mia zia, in quanto la nostra era stata spazzata via dalla piena del fiume sulla cui riva era stata costruita. Mio papà non voleva che mi allontanassi troppo in quei giorni e mi continuava a dire “e se non sto bene cosa faccio?…”. Pensa che ero da poco ritornata dall’Italia proprio perché capivo che stava male».

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E che cosa accadde?

«Mi arrivò una telefonata in cui papà non respirava, sono corsa da lui e l’ho visto morire. Ricordo di essere uscita dalla casa di mia zia urlando come una pazza in cerca di aiuto, ma non ci fu più nulla da fare. Papà se n’era andato. Devo dire che oltre al lutto, ci fu un fatto gravissimo che mi segnò ulteriormente».

 

Quale?

«Quando mio padre morì la mia famiglia mi mandò via da casa, e io dovetti andare a vivere da una amica in una favelas. Non avevo nemmeno i soldi per pagare i funerali e iniziai a lavorare di notte in un bar anche per cercare di tornare in Italia a fare la modella».

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Il legame con tuo papà è sempre stato molto forte. Come aveva preso la tua scelta di vita da modella?

«Inizialmente non bene perché voleva che io studiassi. Però eravamo poveri e lui faceva fatica a mantenermi negli studi, e così fece una cosa dolcissima…».

Cosa?

«Fingendosi mio fratello, chiamò la mia agenzia, dove stavo facendo un corso per modella, per avere notizie. Il mio manager di allora capì immediatamente che si trattava di mio papà e lo rasserenò, garantendo che erano tutte delle brave persone e che avrebbero pensato loro a pagarmi gli studi. Così mio papà fu felice e si rasserenò».

Mantennero la promessa?

«Assolutamente sì».

Come nacque la tua professione di modella?

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«In un autobus e casualmente. Un giorno un passeggero salito sul mio stesso autobus mi fermò, dicendomi che ero molto bella e che avrei potuto fare la modella. Mi diede il numero della sua agenzia, e così iniziai».

 

Quando sei arrivata in Italia la prima volta?

«Era il 1999 e arrivai a Milano. Era un periodo bellissimo anche se molto faticoso, perché facevo anche venti casting al giorno. Mi ricordo che vivevamo in una casa assieme ad altre modelle, in zona San Siro».

Nel mondo del lavoro hai mai subito violenza? (Ancora una volta la voce di Aida si interrompe, come a non voler rispondere).

«Sono sempre stata rispettata nel mondo del lavoro e mai nessuno e andato oltre al corteggiamento. Però c’è una cosa che mi fa ancora oggi molto male, ed è lo stupro che ho ricevuto quando avevo sette anni da un amico di famiglia che veniva sempre a casa da noi. Pensa che è tale il dolore che avevo rimosso totalmente quel momento, finché nel 2016 una mia amica mi racconta di una sua violenza subita»

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E che cosa succede?

«Che piano piano riaffiora alla mia memoria quel momento orrendo. Ricordo tutto, il suo odore, la sua corporatura, era un uomo con una vistosa gobba, le sue mani che toccavano e accarezzavano…». Si interrompe, Aida, e non riesce andare avanti: quel ricordo è troppo forte da poter essere completamente raccontato.

 

L’hai mai detto a tuo papà?

«No, avevo paura che potesse stare male e combinare un pasticcio per difendermi».

La tua carriera in Italia e’ ricca di esperienze. Lele Mora in quegli anni era il deus ex machina dello show-biz. Che rapporto hai avuto con lui?

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 «Lele è sempre stato straordinario con me, lo considero un vice padre. Mi è stato vicino nei miei momenti difficili, come io ho fatto con lui. Ci vogliamo molto bene e, anche adesso, ci sentiamo».

 

Tra tutti i programmi televisivi che hai fatto, quale ricordi con maggiore piacere?

«Il Bagaglino è stata una esperienza straordinaria. Essere a teatro accanto a due “mostri” della comicità come Leo Gullotta e Oreste Lionello è stato davvero entusiasmante e mi ha insegnato molto. Poi non posso non citare “L’isola dei famosi” condotta da Simona Ventura».

 

 Lì ci fu la famosa litigata con Antonella Elia…

«Antonella aveva il vizio da una parte di fingere amicizia e dall’altra di parlar male di tutti. A un certo momento non c’ho visto più e le ho tirato una sberla».

Avete fatto pace?

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«Ci siamo chiarite. ma siamo molto diverse»

Hai fatto anche del cinema. Chi ricordi con piacere?

«Christian De Sica, un gran signore, un uomo di classe ma anche molto divertente».

 

Di te ci si ricorda anche per i tuoi calendari. Hai mai provato imbarazzo a posare nuda? «Ho sempre mostrato solo il seno e non altro. Però sì, all’inizio avevo molto pudore e un po’ di preoccupazione, poi pian piano mi sono lasciata andare».

 

Hai un fotografo che ti mette particolarmente a tuo agio?

«Dario Plozzer: lui ha sempre creduto in me ed abbiamo instaurato un bellissimo feeling».

Adesso che periodo stai vivendo?

«Sono molto serena e da poco sto vivendo una bella relazione con Mirco Maschio, un imprenditore di Padova. È avvenuto tutto molto velocemente, ma ho deciso di venire a vivere subito nella sua città».

 

E come ti trovi a Padova?

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«I ritmi sono più lenti e la gente è più serena; insomma, sto molto bene».

Avresti un sogno professionale per il futuro?

«Mi piacerebbe FARE un programma televisivo per bambini; li amo, sono esseri puri».

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Redazione Dagospia