Sono passati tanti anni, troppi, da quel maledetto 26 agosto 2010, quando avvenne quello che rimarrà impresso, nelle pagine di cronaca più efferate, il delitto di Avetrana; un delitto che ebbe un forte impatto mediatico. L’annuncio del ritrovamento del corpo della povera Sarah Scazzi, avvenuto il 6 ottobre del 2010, fu dato nel corso della puntata della trasmissione Chi l’ha Visto, in onda su Rai 3, con la cugina Sabrina Misseri in collegamento da Avetrana, in provincia di Taranto e, sin da subito, una folla enorme, tenuta a bada dalle forze dell’ordine, prese d’assalto la villetta degli orrori (come ribattezzata dai media), oltre a giornalisti e inviati delle principali emittenti, giunti sul posto, per cercare di carpire il maggior numero di informazioni.
Un caso complesso, intricato, che ha sempre attirato l’attenzione dei telespettatori. Ma perché? Da Yara Gambirasio ad Alfredino Rampi, da Mauro Romano, alla povera Sarah, ritrovata senza vita in un pozzo artesiano nelle campagne attorno alla cittadina in provincia di Taranto, i casi di cronaca riguardanti i bambini, ci spingono a riflettere sugli aspetti più misteriosi e, oserei dire, agghiaccianti, dell’animo umano.
Sarah, a soli 15 anni, è stata barbaramente fatta fuori in una casa che lei reputava la sua famiglia e questo invita a riflettere su quanto, molto più spesso di quel che si pensi, confidenti, parenti, amici, quelli che abbiamo sempre guardato con gli occhi dell’amore e dell’affetto, si trasformino in orchi. Come ormai noto, la corte suprema di cassazione, il 21 febbraio 2017, ha dichiarato che, ad uccidere Sarah, furono la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano, condannate all’ergastolo per concorso in omicidio volontario, ma cerchiamo di ripercorrere le tappe salienti di questo caso, per poi arrivare ad un retroscena segreto.
Dopo una serie infinita di accuse, smentite, silenzi, contraddizioni, si arrivò alla verità giudiziaria e venne individuato il movente del delitto: la gelosia morbosa nutrita da Sabrina nei confronti del cuoco Ivano Russo, all’epoca dei fatti 27enne. Sabrina, estetista, aveva avuto con lui un flirt. La ragazza, però, era ossessionata dal Russo, al punto da inviargli ben 4500 messaggi al giorno, come emerso dai tabulati telefonici, presi in rassegna nel corso delle indagini.
Un amore non corrisposto, al punto però che la Misseri lo chiamava “Dio Ivano” mentre le amiche più strette di Sabrina, che sono state ascoltate a processo, sono arrivate a dichiarare che lei fosse affetta da “ivanite”, chiedendo loro di controllare ogni mossa del 27enne quando lei non poteva uscire. Ma qual è il punto di svolta? Quando tutto viene stravolto improvvisamente? Nella notte tra il 3 e il 4 agosto (quindi qualche giorno precedente il delitto di Sarah) Ivano chiede a Sabrina di fare un giro in auto, con l’intento di appartarsi e consumare un rapporto. Ma proprio nel momento in cui si ritrovano soli, nella massima intimità, il cuoco le chiede se rimarranno amici e Sabrina gli risponde “Non lo so”. Forse destabilizzato da quella risposta, il Russo la invita a rivestirsi, senza che tra i due succeda più nulla.
Sabrina, la sera seguente, racconta quanto accaduto con Ivano all’amica Mariangela Spagnoletti, in presenza della cugina Sarah che, a sua volta, ne parla dettagliatamente col fratello Claudio che l’ha raggiunta per le ferie estive da Milano. In un paesino, la voce di quell’incontro intimo, si diffonde rapidamente tra la comitiva di amici, al punto che Sabrina e Ivano iniziano a litigare via sms, fino alla chiusura definitiva del loro rapporto durante la notte bianca di Avetrana, il 21 agosto.
Anche dopo la rottura tra la Misseri e il Russo, Sarah, che in quella storia non centrava nulla, continua a scambiarsi con Ivano messaggi, anche notturni, e Sabrina non fa che addossarle tutte le colpe della fine della sua “storia”. Sarah, dal suo canto, da 15enne, affidava al suo diario segreto quello che le stava accadendo: “Ieri sera sono uscita con Sabrina e la sua amica Mariangela. […] Poi siamo tornate a casa e Sabrina come al solito si è arrabbiata. Dice che quando c’è Ivano io sto sempre con lui. E ci credo almeno lui mi coccola a differenza sua. Potessi avere un fidanzato. Un fidanzato così”.
Il movente del delitto, avvenuto il 26 agosto 2010, è riconducibile al sentimento di gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina Sarah. Per Sabrina, la cugina non sarebbe stata soltanto “colpevole” di ricevere attenzioni eccessive dal giovane ma anche di aver raccontato in paese il rifiuto subito nel bel mezzo di un rapporto intimo. Dalla relazione del medico legale, la causa del decesso è da attribuire ad una “asfissia meccanica da costrizione“, avvenuta tra le 14 e le 14: 23 del 26 agosto 2010, dopo una violenta lite con Sabrina nella villetta di via Deledda.
Ma veniamo al retroscena segreto. I mesi precedenti il delitto, sono caratterizzati dalla fine di un lungo matrimonio, quello tra Michele Misseri e Cosima Serrano. Nel processo, dalla lettura dei messaggi intercorsi tra Sabrina e Ivano, sono emersi dei particolari agghiaccianti che rendono questo caso, seppur chiuso sotto l’aspetto giudiziario, alquanto misterioso ed enigmatico. Sabrina scriveva al suo amato: “Io me ne andrei sul serio ma non voglio lasciare mio padre nelle grinfie di mia madre”; “Mio padre è l’unico a cui sono legata tantissimo della mia famiglia”.
Ed ancora: “Mi sa che i miei si separano. Oggi tutti e due si sono sentiti male anche a livello di salute”; “Cioè che ti devo dire? Mia madre non cucina più per mio padre e quindi lo faccio io”. Questi messaggi parlano chiaro: il matrimonio tra Michele Misseri e Cosima Serrano è finito; Sabrina è preoccupata per il padre e non vuole vederlo soffrire, mentre la Serrano viene dipinta come una donna aggressiva, poco propensa ad un dialogo. Da tutto ciò si intuisce il perché oggi Michele non indossi più la fede nuziale.