Roma A nove giorni dal voto sembra che i romani abbiano scoperto qual è la priorità per la città in cui vivono; abbiano capito come risollevare un destino all’apparenza segnato: i Giochi olimpici.

Stando almeno alle parole del premier Renzi è facile intuire come risollevare la Città Eterna. Basta candidarla come sede delle Olimpiadi. Su questo tema è improntata ormai la campagna del Pd per il ballottaggio. I tentennamenti della Raggi prima e i sondaggi poi hanno fatto il resto. A credere infatti all’ultima indagine effettuata da Swg, il 56% dei romani è favorevole alla candidatura alle Olimpiadi. Sono soprattutto i giovani (66%) a credere che una candidatura olimpica sia un fattore di crescita delle opportunità. Partendo da simili risultati è quasi scontato che questo diventi il tema principe per Giachetti e compagni per la riconquista del Campidoglio. Soprattutto ora che sono trapelati i primi nomi della potenziale giunta pentastellata tra i quali spicca quello di Paolo Berdini, autorevole urbanista paladino di quel «recupero della città pubblica che, sola, è in grado di garantire integrazione sociale e rimettere in moto le energie migliori della società mortificate dalla cultura individualistica che ha trionfato in questi ultimi decenni».

Giovanni Malagò, presidente del Coni, e paladino della candidatura olimpica è riuscito a incontrare Virginia Raggi. Stando al suo racconto, ci ha parlato per un paio d’ore assicurandole che il 75% delle opere sono già esistenti all’interno dei progetti di mobilità di Roma. Ed è un’occasione di investimento per rilanciare alcune opere pubbliche già esistenti, come lo stadio Flaminio che oggi è abbandonato, o la Fiera di Roma che è inutilizzata. Durante il colloquio la Raggi ha più volte detto di voler dare priorità all’ordinaria amministrazione «ma senza pregiudizio sul Coni». Ora che le Olimpiadi sono l’argomento del giorno tutti ne parlano e qualcuno straparla. Paola Taverna (M5S) a esempio rilancia l’idea del referendum tra i cittadini romani e parla di «posticipare le Olimpiadi» (forse intendendo la candidatura), ma l’occasione per Giachetti è troppo ghiotta e non riesce a fare a meno di ironizzare su Twitter: «Adesso chiamo il Cio e gli chiedo se possiamo spostarle al 2047».

di Pier Francesco Borgia per il Giornale

 

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