L’ex presidente del Consiglio torna in pubblico in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Emilio Giannelli, vignettista del Corriere della Sera molto apprezzato da Mario Draghi. Pochissime le parole dedicate dall’ex premier all’attualità.

Quando insegnava “Economia e Matematica” a Venezia, Mario Draghi aveva solo quattro studenti, 45 anni dopo, più di 1.500 persone si sono registrate per partecipare alla presentazione del libro “Un’Italia da vignetta” di Emilio Giannelli, in collaborazione con il giornalista Paolo Conti. Il primo evento che vede partecipare pubblicamente l’ex presidente del Consiglio dopo la caduta del suo governo e a due anni dalla fiducia parte delle Camere. Un coda lunga ha atteso Draghi oltre un’ora prima il suo arrivo.

Il commento, l’unico sull’attualità, è riservato all’indipendenza dal gas russo, avviata dall’Ue quando lui era ancora a capo del governo italiano. “Quello era il mio dovere, in quel momento rapidissimo. Era la prima settimana di guerra, dovevo fare il più possibile di accordi internazionali per garantire l’autosufficienza italiana rispetto alla Russia. Era importantissimo svincolarsi il più presto possibile dalla Russia e dovremo rimanere tali”. “Basta, mi fermo”, ha poi tagliato corto Draghi.

Il commento sulle vignette di Giannelli e la recita dei poteri

“Dalle vignette di Emilio Giannelli porto a casa il fatto di riuscire a guardare al potere e ai potenti. Io mi sento parte di quella recita. Lo sono stato, ora lo non lo sono più, per chiarire. Ecco perché non faccio molta fatica a staccarmi dalla situazione in cui mi trovo e a guardarmi da fuori”, ha poi detto Draghi. “Giannelli divide il mondo in due categorie, ci sono i potenti e i normali. I potenti sono quelli che contano, i normali sono quelli che guardano la realtà da normali appunto, con stupore e con distacco. I potenti sono i governanti, i politici, siamo i banchieri centrali, quelli che decidono o che credono di decidere le sorti del mondo. Sono gli attori della recita del potere. Giannelli, con le sue caricature, smaschera la recita del potere a cui i normali non partecipano”, ha ancora aggiunto l’ex premier, identificandosi come banchiere e non come un politico. “Uno dei messaggi di Giannelli, secondo me è questo” ha aggiunto infine sui potenti, “sono tutti uguali: al posto dei politici italiani ci potrebbero essere benissimo politici di altri paesi. Nella sostanza sono gli stessi”.

Le interviste di Draghi al Corriere

L’ex presidente della Banca centrale europea ha scelto la sala Buzzati del Corriere della Sera per tornare a parlare. Sul palco, il direttore Luciano Fontana. In prima fila, il presidente e amministratore delegato di Rcs Urbano Cairo. Draghi ha un legame particolare con il Corriere: al quotidiano di via Solferino rilasciò la sua prima intervista da presidente del Consiglio e la prima dopo la fine del suo governo. Pochi giorni dopo quel colloquio di dicembre, una delle sue prime uscite pubbliche dopo l’addio a Palazzo Chigi: i funerali del Papa emerito Benedetto XVI.

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Il legame con Giannelli

Si dice che l’ex presidente del Consiglio apprezzi molto il vignettista che ogni giorno apre il principale quotidiano italiano. Basti per tutte la vignetta qui sotto: “Si ricordi presidente: sono Drake, non Mandrake”, diceva il Draghi a Mattarella. Infine, Giannelli ha lavorato al Monte dei Paschi di Siena. Un istituto che ha incrociato il destino di Draghi nel 2008: la Banca d’Italia da lui guidata approvò l’acquisto di Antonveneta da parte di Mps per nove miliardi di euro. Pochi mesi prima, la banca padovana era stata pagata 6,6 miliardi da Santander.

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