JEAN PAUL BELMONDO FINO ALL’ULTIMO RESPIRO – “L’EQUIPE” LO RICORDA CON UN’IMPERDIBILE INTERVISTA DEL 2016: “HO NOSTALGIA DELLA BOXE DEGLI ANNI ’70-’80. DIEDI UNA MANO AD ALAIN DELON A… – HO AMATO I TUFFI DI PANATTA. LENDL-MCENROE LA PARTITA CHE MI HA SEGNATO. E QUELLA VOLTA CON BECKER…” – LA RIVELAZIONE: “HO MESSO I SOLDI PER INIZIARE L’AVVENTURA DEL PSG MA NON SONO RIMASTO A LUNGO. IL MOTIVO – PERCHÉ HANNO VENDUTO SIRIGU?”
Jean Paul Belmondo è morto. Aveva 88 anni. È stato un grande del cinema, non solo francese. Interpretò “A bout de souffles” (Fino all’ultimo respiro) di Godard, film considerato l’inizio della nouvelle vague che rivoluzionò il cinema. I registi francesi ne furono assoluti protagonisti.
Belmondo è stato un grande appassionato di sport. Praticò la boxe (sostiene, tra il serio e il faceto, di aver disputato quindici incontri) il calcio (era portiere). L’Equipe lo ricorda con un’imperdibile intervista che lui concesse al quotidiano sportivo nel 2016. Vi consigliamo di leggerla integralmente, è spettacolare. Rivelò di essere da sempre un lettore de L’Equipe, a scuola lo leggeva all’ultimo banco. Ve ne riportiamo qualche stralcio.
In questa intervista parla della passione per la boxe. Ricorda quando Cerdan divenne campione del mondo dei pesi medi sconfiggendo il campione Tony Zale. Era il 1948.
Sì, me lo ricordo molto bene. Eravamo tutti insieme come una famiglia. All’epoca vivevamo a Denfert-Rochereau, 4 rue Victor-Recant (Parigi XIV). Eravamo davanti alla radio con mia madre, mio padre, mio fratello, e al momento della vittoria di Cerdan abbiamo sentito l’intero edificio, tutti i vicini, urlare allo stesso tempo (mima un grido di gioia mentre alza le mani), anche quelli che non conoscevano la boxe. Cerdan, era un Dio! Eh? (Ci guarda.)
L’hai visto combattere?
Ah sì, con mio padre al Palais des Sports, contro Léon Fouquet (il 2 febbraio 1947, Cerdan vinse per ko e divenne campione europeo). Durò un round… Due minuti! Abbiamo avuto a malapena il tempo di sederci mentre Fouquet era già rigido sul pavimento. (Ride.) Non ho mai dimenticato questo nome: Fouquet.
Cosa ti piaceva della boxe?
La tecnica della difesa, l’arte di schivare e il gioco di gambe. Vedere un picchiatore incapace di colpire l’avversario che padroneggia questa tecnica, è bello. Maurice Sandeyron (campione europeo dei mosca nel 1947), ad esempio, schivava meravigliosamente! Chérif Hamia anche (campione europeo dei piuma nel 1957.
Il giornalista gli ricorda che aveva una carriera da promoter.
No, non credo di essere mai stato tagliato per questo. Alain Delon aveva fatto molto bene come organizzatore dell’incontro tra Jean-Claude Bouttier e Carlos Monzon al Roland Garros (nel settembre 1973). Gli ho dato una mano ma tutto finì lì.
Sei nostalgico degli anni 1970 e 1980 che sono spesso descritti come l’età d’oro della boxe?
Ho nostalgia, sì. C’erano un sacco di pugili eccellenti. Ora ce ne sono meno. I pesi massimi più così. Abbiamo visto combattimenti che ti facevano venire voglia di fare boxe. Sugar Ray Robinson o Joe Frazier, il loro gioco di gambe era fantastico. Robinson l’ho visto a Parigi. Ho anche assistito a combattimenti di Carlos Monzon, Sugar Ray Leonard, Roberto Duran e persino cinque combattimenti di Muhammad Ali a Las Vegas. Era il più grande.
L’ho visto anche una delle poche volte che ha combattuto in Europa, a Francoforte, contro Karl Mildenberger (nel settembre 1966). Ero con Louis Malle, con il quale stavo girando il Ladro di Parigi. Avevo scommesso che Mildenberger sarebbe finito al tappeto prima del 15esimo round. Nel 12esimo, il tedesco si trovò con le braccia in croce sul ring… Vinsi 1.500 franchi! (Paul ci avrebbe poi detto: “Non ha quasi mai perso una scommessa sulla boxe. Forse una o due volte, difficilmente di più”) E, naturalmente, ricordo l’incontro tra Thomas Hearns e Marvin Hagler, nell’aprile del 1985 a Las Vegas. Hagler sfiorò di finire al tappeto, ma alla fine vinse per ko in tre round.
Oggi ho meno passione, questo è sicuro. Oggi ci perdiamo un po’ con tutta la roba che c’è. Ci sono molti campioni del mondo, non è più possibile. Fa male alla boxe. Ho visto Vladimir Klitschko (allora campione dei pesi massimi WBA-IBF-WBO) battere Jean-Marc Mormeck (nel marzo 2012). Klitschko fa sequenze sinistra-destra, ma…
L’Equipe ricorda che lui ebbe un ruolo chiave nella nascita del Psg nel 1973.
Ero molto amico di tutta la band, Just Fontaine, Francis Borelli, Daniel Hechter e Jacky Bloch (amico e collaboratore di Hechter). E come loro, ho davvero messo i soldi per iniziare l’avventura del Paris-Saint-Germain. Ma non sono rimasto a lungo. Non era più compatibile con le riprese, i film, la mia vita di attore. E poi non mi piacque il licenziamento di Fontaine.
Segui ancora la squadra?
Sì! Ovviamente hanno grandi giocatori. Ha totalmente superato quello che stavamo facendo in quel momento. Mi piacciono David Luiz, Angel Di Maria, Blaise Matuidi, Marco Verratti… Non capisco perché abbiamo sostituito Salvatore Sirigu. Era bravo! Vedremo in Champions League se è stata una buona idea. Lo guardero ‘ in TV.
Il tennis
Dal 1970, sì, sono venuto al Roland Garros tutti i giorni.
Una partita ti ha segnato più delle altre?
(Senza esitazione.) La finale Ivan Lendl contro John McEnroe (nel 1984), quando McEnroe perse dopo aver condotto 2 set a 0 e crollando nel terzo… Era qualcosa di improbabile. Ho amato anche i tuffi di Jimmy Connors e Adriano Panatta la bestia nera di Björn Borg. Ilie Nastase mi ha fatto ridere.
belmondo becker JEAN PAUL BELMONDO SUL SET DI PROFESSIONE POLIZIOTTO JEAN PAUL BELMONDO JEAN SEBERG – FINO ALL ULTIMO RESPIRO JEAN PAUL BELMONDO JEAN SEBERG – FINO ALL ULTIMO RESPIRO belmondo 1
Una volta Boris Becker, a un cambio campo, passò davanti alla sua postazione e gli strinse la mano.