Abolizione degli stage non retribuiti, sostegno alle assunzioni, prestito d’onore e dote ai 18enni: sono solo alcune delle promesse che i partiti in corsa alle elezioni del 25 settembre hanno inserito nei loro programmi. Ma quanto c’è di vero e, soprattutto, di realizzabile? Abbiamo analizzato insieme al professor Emanuele Polizzi, sociologo dell’Università Bicocca di Milano, la fattibilità di queste proposte.
L’Italia non è un Paese per giovani, ma è probabile che i politici se ne siano finalmente resi conto. A dirlo a upday è Emanuele Polizzi, professore di sociologia dell’Università Bicocca di Milano e studioso di politiche sociali. “Guardando alle policy implementate in questi ultimi anni e alle agende dei partiti, le problematiche giovanili non sono state una priorità”, spiega l’esperto. “Solo di recente, con l’emergenza dell’aumento del “lavoro povero” (l’insieme delle persone che pur lavorando sono sotto la soglia di povertà, ndr), il tema dei giovani ha iniziato a essere considerato una questione da affrontare seriamente. Ed è quello che si avverte in questa campagna elettorale, anche se alcuni programmi presentano un grado di approfondimento maggiore di altri“.
Le principali forze politiche del Paese dedicano uno spazio importante a misure per giovani e giovanissimi: dall’abolizione o disincentivazione degli stage non retribuiti alla dote ai 18enni da finanziare con l’imposta patrimoniale, dai sostegni alle assunzioni agli aiuti per l’acquisto o l’affitto di una casa. Abbiamo chiesto al professor Polizzi di analizzare le proposte per capire quali margini (e limiti) ci sono per realizzarle e quanto seriamente i partiti hanno affrontato la questione.
Abolizione degli stage non retribuiti
Un primo punto su cui quasi tutte le forze politiche sembrano essere d’accordo è la possibilità di eliminare o disincentivare i tirocini non retribuiti. “Secondo me, si tratta di una misura che può essere effettivamente implementata, soprattutto se viene resa ancora più accessibile l’alternativa dell’apprendistato“, commenta Polizzi. “Si tratta di uno strumento che esiste da anni ed è più conveniente, sia per il giovane che per l’impresa. Ma è stato meno utilizzato perché più complesso da un punto di vista amministrativo. La misura non ha grandi costi, richiederebbe giusto un po’ di controllo in più“.
Il Partito democratico propone “l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari”, in modo tale che “lo strumento torni a rappresentare un’occasione di formazione (e non più di lavoro mascherato, come è ora)”, e la promozione dell’apprendistato “come principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro“. Dello stesso avviso anche il Terzo polo, che ritiene fondamentale il contrasto al “fenomeno dell’uso improprio dei tirocini extra-curriculari, regolando i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all’interno del percorso di istruzione” e che valuterà “l’opportunità di introdurre agevolazioni per le imprese che attribuiscono un rimborso spese o un’indennità ai tirocinanti o che trasformano il tirocinio in contratto di lavoro”. Anche il Movimento 5 stelle propone “un compenso minimo per i tirocinanti” e aggiunge “il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici“.
Prestito d’onore per gli universitari
La coalizione di centrodestra è l’unica a non inserire nel programma il tema dei tirocini non retribuiti. Infatti, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, nel 15esimo punto del loro “Accordo quadro di programma” fanno maggiore riferimento all’ambito universitario. Tra i principali interventi, c’è la “reintroduzione e rafforzamento del sistema del prestito d’onore“. Questo tipo di finanziamento, una possibilità che già esiste nel nostro Paese ma che attualmente viene erogato su richiesta dagli istituti di credito convenzionati con le università e non dallo Stato, come invece propone il centrodestra, prevede la restituzione della somma richiesta al termine degli studi, in modo tale che lo studente abbia il tempo sufficiente a trovare un lavoro stabile utile al rimborso del prestito. Una proposta che potrebbe consentire anche a persone con scarse possibilità economiche di accedere alla formazione universitaria. “È difficile fare un’analisi sulla fattibilità di questa proposta”, osserva Polizzi, “perché, come per altre, non viene fatto alcun riferimento alle modalità di organizzazione o di finanziamento della misura”.
La dote ai 18enni
“La dote ai 18enni è presente solo nel programma del Pd ed è la proposta che spicca un po’ di più in termini di nitidezza“, osserva il professore. “Si tratta di una battaglia politica su cui stanno lavorando da diversi anni alcune organizzazioni, in particolare, il Forum disuguaglianze e l’idea è stata discussa negli appuntamenti delle “Agorà”, quindi non nasce nell’ambito della campagna. La riforma andrebbe attuata attraverso l’aumento della tassa di successione (che in Italia è la più bassa d’Europa, ndr) sui patrimoni sopra i 5 milioni“.
Per Polizzi la riforma è realizzabile, anche se resta vago il modo in cui verrà governata: “Non si dice chi gestirà il modo in cui i giovani possono spendere la dote. In fondo, non si tratterà di un bonus che arriva direttamente nel conto corrente, ma di una somma (10mila euro al compimento dei 18 anni, ndr) che potrà essere spesa solo per specifiche destinazioni. Quale sarà il grado di libertà dei destinatari? Chi saranno i soggetti accreditati? Se ne occuperanno le Regioni o direttamente lo Stato? Questi sono elementi importanti ma non vengono specificati”.
Pensione di garanzia
“Tutti parlano di una pensione di garanzia per i giovani ma nessuno dei programmi, nemmeno quello del Terzo polo che va un po’ più nel dettaglio, specifica in quanto consisterebbe e in che forma dovrà poi essere garantita“, commenta il professor Polizzi. Tra le proposte di Pd e M5s, c’è infatti quella di dare valore previdenziale anche i periodi di inattività lavorativa o di formazione. Il programma di centrodestra invece parla di pensioni minime da mille euro ma non specificano se questa varrà anche per le carriere discontinue e se andrà condizionata a una serie di obblighi.
Sostegno assunzioni giovani
Nei programmi si parla anche di incentivare le aziende ad assumere under 35. La difficoltà principale infatti per i giovani in Italia è quella di trovare un lavoro che permetta loro di emanciparsi dalla famiglia e costruirsi un futuro. “Alcune misure hanno funzionato in passato, come la decontribuzione sui nuovi assunti approvata sotto i governi Renzi e Gentiloni, un enorme incentivo alle nuove assunzioni di tipo fiscale. Queste misure però possono avere solo durata temporanea. Il vero obiettivo è quello di trovare delle soluzioni che siano invece strutturali“, commenta Polizzi.
Il problema, secondo il professore, sarebbe nel modo in cui è costituito l’apparato produttivo del nostro Paese, ovvero nella presenza sul territorio di imprese in maggioranza medio/piccole. “Queste non hanno esigenze di alta qualificazione quindi solitamente preferiscono utilizzare forza lavoro già dotata di esperienza”, spiega il professore. “Perciò tendono a privilegiare l’adulto, piuttosto che il giovane. Alcuni programmi politici puntano molto sugli Istituti tecnici che effettivamente potrebbero aiutare ad avvicinare il mondo della formazione a quello delle imprese territoriali, assorbendo da un lato il bacino di giovani e qualificando di più, in termini di innovazione, le imprese medio/piccole”.
La riforma degli istituti tecnici tuttavia non sarebbe una assoluta novità. “Si tratta di un intervento che è già parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, puntualizza il professore. “Quindi, a prescindere dal partito che vincerà questa elezioni, si tratta quindi di spese vincolate. Alcuni programmi fanno riferimenti specifici su spesa e organizzazione, anche se si differenziano per approccio. Quello del Terzo polo, per esempio, è più “market oriented“, ovvero sono le imprese le protagoniste nella definizione dei fabbisogni formativi, mentre nel programma del Partito democratico si parla di un processo più dialettico tra aziende e luoghi di formazione”.
Aiuti per prima casa o affitti
Ultimo grande argomento affrontato in queste elezioni è quello degli aiuti per l’acquisto o l’affitto di un’abitazione. Come spiega Polizzi, “su questo argomento ci sono grandi differenze in termini di genericità o specificazione. Nei programmi del centrodestra e del M5s viene detto a grandi linee che verrà promosso un incentivo per affitti e mutui e che si investirà nell’edilizia residenziale pubblica. Gli altri invece entrano nello specifico: nei programmi di centrosinistra e del Terzo polo si stabiliscono delle cifre”. Azione e Italia Viva propongono un incentivo statale pari al 20% del valore dell’abitazione, se una banca ha già accettato di coprire con un mutuo il restante 80 per cento; Pd e alleati parlano invece dell’introduzione di un contributo affitti pari a 2.000 € e la costruzione di 500mila alloggi popolari nei prossimi 10 anni.