Solo in Russia la riforma fiscale, che il governo vuole rivedere ed estendere con la manovra, ha avuto effetti positivi sulla crescita. Nel Vecchio Continente molti Paesi hanno scelto di seguire il regime fiscale tradizionale.

Lunedì in Consiglio dei ministri arriva la legge di bilancio. Tra le novità ci sarebbe anche l’allargamento della platea che avrà accesso alla flat tax, ossia la tassa piatta composta da aliquota unica. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha chiarito che non c’è lo spazio per introdurre una flat tax per gli statali. La tassa piatta, come già accaduto in passato, sarà introdotto solo per partite Iva e autonomi.

Come sarà la flat tax fino a 85mila euro

La flat tax oggi è già in vigore per le partite iva con fatturato fino a 65 mila. Nella prossima manovra sarà estesa come previsto nel programma elettorale del centro-destra. Ma non fino ai 100 mila, che sono l’obiettivo finale: si passerà a 85mila, una sorta di passaggio intermedio. Per chi ha compensi o ricavi entro questa soglia scatterà dunque la tassazione del 15% al posto di Irpef e addizionali. Quanto alla cosiddetta flat tax incrementale, ovvero sulla quota di redditi aggiuntiva rispetto a quella del triennio precedente, riguarderà anch’essa il mondo del lavoro autonomo (in alternativa allo stesso regime forfettario) mentre solo in una fase successiva potrà essere estesa ai lavoratori dipendenti.

I Paesi che usano la flat tax in Europa

In Europa sono soprattutto i Paesi dell’Est ad aver imboccato il sistema della flat tax. Il motivo è che sono nazioni di recente costituzione, nati dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica o dell’ex Jugoslavia. Quando in questi Paesi vigeva il comunismo, un sistema fiscale in pratica non esisteva: gran parte della popolazione era impiegata nel settore pubblico e le imprese stesse erano di proprietà dello Stato. A questo bisogna sommare l’importante quota assorbita dal lavoro sommerso, pari in media al 30-40% degli occupati negli ex Paesi del socialismo reale.

Quelli che attualmente la prevedono come imposta sul reddito delle persone fisiche sono otto (su un totale di 43). Si tratta di Russia (13 per cento), Estonia (20 per cento), Romania (10 per cento), Bosnia-Erzegovina (10 per cento), Bielorussia (13 per cento), la Bulgaria (10 per cento), Ucraina (18 per cento) e Ungheria (15 per cento). Di questi, solo Ungheria e Bulgaria non prevedono un’area di esenzione fiscale. Le analisi suggeriscono che la flat tax non abbia avuto effetti positivi sulla crescita e, per questa via, sul gettito fiscale. Il caso della Federazione Russa è quello in cui la flat tax sembra aver dato i risultati migliori. 

Chi ha abbandonato la tassa piatta

Alcuni dei Paesi europei che non compaiono nella lista precedente, hanno sperimentato la flat tax, ma l’hanno poi abbandonata per seguire il regime di più aliquote. Nel 2013 la Serbia è passata dall’aliquota unica del 14 per cento introdotta nel 2003 a tre aliquote (10-20-25 per cento) nel 2013. Nello stesso anno la Slovacchia ha abbandonato la flat tax al 19% introdotta nel 2004, ed è passata a due aliquote (19 e 25 per cento), mentre la Repubblica Ceca ha abbandonato la sua (al 15%, introdotta nel 2008) per passare a due aliquote (15 e 23 per cento). L’anno dopo ha fatto una scelta simile anche l’Albania, passando da una tassa unica del 10%, introdotta nel 2007, a due aliquote (13 e 23 per cento). In Lettonia la svolta è invece arrivata nel 2018 quando l’aliquota del 25% per tutti i contribuenti, introdotta nel 1997, è stata abbandonata in favore di tre aliquote (20-23-31 per cento).

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