ALLA RICERCA DEL GOL PERDUTO – DOPO I PAREGGI CON BULGARIA E SVIZZERA NELLE QUALIFICAZIONI MONDIALI, L’ITALIA NON PUÒ PIÙ SBAGLIARE CONTRO LA LITUANIA – DOMANI IMMOBILE DOVREBBE RIPOSARE E MANCINI STAREBBE PENSANDO AL TRIDENTE “LEGGERO” (ANCORA DA CHIARIRE CHI GIOCHERÀ) – JORGINHO RESPINGE LE CRITICHE: “INCANTESIMO SPEZZATO? NOI CREDIAMO IN NOI STESSI, ALTRI NON LO SO. IL RIGORE SBAGLIATO? I PORTIERI MI STUDIANO, ADESSO…”
Guglielmo Buccheri per “La Stampa”
Imperfetta e, per questo, più bella. L’imperfezione di una Nazionale che ha toccato il punto più alto d’Europa è una questione aperta da tempo, da quando Roberto Mancini ha preso in mano il timone azzurro a metà maggio di tre anni fa: il ct ha dimostrato di saper vincere aggirando il tema del numero nove.
Così, ora che l’incantesimo non si è rotto, ma sotto porta non siamo più «cattivi come prima» (Mancio dixit), la questione del centravanti toglie il sonno perché è al centravanti «puro» che ci si appoggia se fantasia ed energie calano e se il gioco è un pizzico meno fluido: l’Italia non ha perso lo spirito, ma la lucidità e quando la luce è meno brillante toccherebbe al numero nove caricarsi sulle spalle il resto della compagnia.
I pari con Bulgaria e Svizzera ci obbligano a non sbagliare più per non dover ripensare a uno spareggio mondiale e, domani contro la Lituania a Reggio Emilia, servirà correre ai ripari per rivedere il pallone dentro la porta. Mancini ha difeso Immobile con forza e, a Immobile, ha dedicato lezioni private fin dai primi istanti della sfida di Basilea: raramente si vede un ct spiegare a un suo attaccante i movimenti da fare come se la partita fosse parte di un allenamento.
ROBERTO MANCINI E CIRO IMMOBILE
Immobile, domani, dovrebbe rimanere a riposo aprendo il casting per la linea d’attacco: con i lituani, il ct potrebbe dare spazio a un tridente «leggero» (Bernardeschi si candida, così come Zaniolo o Kean) o spingersi fino a dare fiducia al giovane Raspadori o al possibile debuttante Scamacca.
Già 12 i numeri nove provati
La questione numero nove ha già fatto dodici, tanti sono stati, o sono, gli interpreti per il ruolo in tre anni di era Mancini: Balotelli il primo, poi, in ordine sparso, il citatissimo Immobile, l’infortunato Belotti, ma anche Caputo, Zaza, Quagliarella, Lasagna, Pavoletti, Okaka, il giovanissimo Pellegri e, per l’appunto, le ultime candidature per la Lituania Kean, Raspadori e Scamacca.
Il ct virò sull’attacco senza numero nove nell’autunno del 2018: Ucraina a Marassi e viaggio in Polonia con risultati positivi, poi tante altre parentesi a gare in corso, ma Mancini ha sempre sottolineato che se il centravanti classico fa gol il posto è suo. Il nove, oggi, o non segna o aiuta meno, così qualcosa può cambiare.
A cambiare, per Jorginho, è la percezione dell’Italia: qualche appunto sul mal di gol non è andato giù al regista azzurro. «Noi crediamo in noi stessi, altri non lo so. Incantesimo spezzato? Lasciamo perdere, se ne sentono tante: ora serve entusiasmo e i nove milioni di spettatori davanti alla tv ce lo danno, ora che non si vince servono calore e sostegno. Il rigore sbagliato? I portieri mi studiano, adesso li studierò io..», così Jorginho a Rai Sport.
Dopo due pareggi arriva anche la prima voce un po’ piccata dal quartier generale dell’Italia campione. Nessuno può puntare l’indice sugli azzurri, ma la questione numero nove è un caso aperto. E da tempo. Mancini ha salutato, intanto, gli acciaccati Verratti e Pellegrini, tornati a casa.