Riaperto un procedimento a carico della Juventus e sanzioni al club bianconero e ai suoi dirigenti. Prosciolti tutti gli altri otto club coinvolti nell’inchiesta.

Una stangata storica. La Corte d’Appello della Federcalcio punisce la Juventus con 15 punti di penalizzazione, da scontare subito (quindi coi bianconeri di Allegri che scendono da 37 a 22 punti in classifica, dal terzo al decimo posto, lontanissimi dalla zona Europa), in merito al caso delle plusvalenze, riaperto con accoglimento dell’istanza di revocazione da parte del tribunale di secondo grado guidato da Mario Luigi Torsello.

Prosciolti gli altri otto club imputati, insieme ai loro dirigenti. I giudici sono andata ben oltre la requisitoria mattutina del procuratore Figc, Giuseppe Chiné, che, se da una parte aveva confermato le stesse richieste di inibizione di 9 mesi fa per i dirigenti di Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara e Pro Vercelli (chiedendo solo una multa di 8 mila euro per il Novara), sul fronte bianconero si era spinto fino ai 9 punti di penalizzazione. La sentenza, comunicata in serata, è andata ben oltre inasprendo la pena.

I momenti del processo

L’udienza, in videocollegamento per tutti i legali, è cominciata alle ore 13.00. E dopo una prima fase di dibattimento, durante la quale la procura della Federcalcio ha formulato le richieste di pena, si è arrivati alle tesi della difesa e alle contro-repliche di Chiné, che avrebbe motivato i 9 punti di penalizzazione per la Juventus con la necessità di rendere “veramente afflittiva la pena nel campionato in corso”, facendo in modo che i bianconeri scivolassero fuori dalla zona coppe europee.

Chiné aveva inoltre aggiunto 4 mesi a ogni dirigente della Juve rispetto alle precedenti richieste di aprile del primo filone delle plusvalenze, mentre per tutti gli altri club imputati ha confermato la requisitoria di 9 mesi fa: tra i 52 imputati, la procura aveva chiesto un anno di inibizione per Massimo Ferrero, 11 mesi e 15 giorni per Fabrizio Corsi dell’Empoli, 7 mesi e 20 giorni per sua figlia Rebecca (da fine dicembre consigliera della Lega Serie A), 6 mesi e 10 giorni per Enrico Preziosi, 14 mesi e 5 giorni per Luca Carra del Parma, 12 mesi e 20 giorni per Daniele Sebastiani del Pescara, e così via; identiche, oltre alle inibizioni, anche le richieste di multe: 338 mila euro al Parma, 320 mila euro al Genoa, 195 mila euro alla Sampdoria, 125 mila euro al Pescara, 90 mila euro al Pisa, 42 mila euro all’Empoli, 23 mila euro alla Pro Vercelli e 8 mila euro al Novara. 

Tutto stralciato, tranne la posizione della Juventus che è stata quindi inasprita. Anche per quanto riguarda le inibizioni dei dirigenti che si sarebbero resi protagonisti delle cosiddette plusvalenze fittizie: a Paratici 30 mesi di inibizione, ad Agnelli e Arrivabene 24 mesi, a Cherubini 16 mesi e a tutti gli altri dirigenti (Nedved, Vellano, Garimberti, Grazioli Venier, Arrivabene, Hughes, Marilungo, Roncaglio) 8 mesi di stop. Durante l’udienza c’è stato tra l’altro un botta e risposta tra il procuratore e gli avvocati del club bianconero sull’utilizzo delle plusvalenze. Chiné ha sottolineato come quelle contestate servissero a coprire le perdite; i difensori della Juve hanno ribattuto che le plusvalenze in oggetto, per 60 milioni, rappresentano solo il 3,6% dei ricavi. Si è arrivati così, dopo 3 ore di camera di consiglio, a una sentenza storica. La Juventus farà ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni.

Le tappe del caso

Il primo aprile del 2022 la Juventus e gli altri club coinvolti vengono deferiti dalla procura della Figc. Come riporta Sky Sport, secondo l’accusa queste società avrebbero utilizzato, tramite plusvalenze fittizie, scambi di giocatori per sistemare i bilanci. Il 15 aprile arriva poi la sentenza di assoluzione per le parti coinvolte. Le motivazioni vengono diffuse qualche giorno dopo: “Non esiste un metodo unico o oggettivo per arrivare a stabilire il reale valore di un giocatore”.

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Nel dicembre del 2022 però la Procura della Figc chiede la revoca dell’istanza di assoluzione. La decisione segue gli sviluppi dell’inchiesta penale Prisma, condotta dalla procura di Torino sui conti della Juventus, in cui gli inquirenti ipotizzano plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori durante la pandemia di Covid-19. Il 27 marzo il giudice Marco Picco stabilirà se dare avvio al processo o deliberare sentenza di non luogo a procedere. Tra le richieste di rinvio a giudizio figurano i vertici: il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel NedvedFabio Paratici e Maurizio Arrivabene.

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Fonte Agi

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