Il decreto Sostegni ter ha creato non poco scompiglio nel settore dell’edilizia. Il motivo? L’articolo 28 è intervenuto a gamba tesa sulla cessione del credito per Superbonus e altri bonus edilizi. Con quale obiettivo? Contrastare le frodi che, secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ammontano a 4,4 miliardi di crediti inesistenti. Oltre 2,3 miliardi di euro sono stati invece sequestrati dalla Guardia di Finanza.

Bonus edilizi

Facciamo un passo indietro. Cosa sono i bonus edilizi? Sono agevolazioni fiscali per interventi di diversa natura sugli edifici. Tra questi, c’è il famoso 110%, il Superbonus, che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute per interventi quali la realizzazione del cappotto termico, la sostituzione degli impianti di climatizzazione, l’efficientamento energetico. Altri bonus sono il bonus ristrutturazioni, l’ecobonus (50% e 65%), il bonus facciate, con diversi requisiti, tipologia di interventi e agevolazioni.

Cessione del credito

Cosa si intende con cessione del credito di imposta e cosa è successo con il Sostegni ter? Con i bonus edilizi, chi decide di optare per una serie di interventi sulla propria abitazione, tra quelli ammessi dalla normativa, usufruisce di una detrazione fiscale sulle spese che sostiene. Nel caso del Superbonus, parliamo del 110%. Per usufruire dell’agevolazione si possono seguire tre strade diverse. La prima è ottenere una detrazione nella dichiarazione dei redditi, recuperando quanto speso in 5 anni. La seconda è lo sconto in fattura: di fatto ci si accorda con il fornitore che recupera poi quanto dovuto sotto forma di credito d’imposta.

La terza strada è la cessione del credito, con il trasferimento della detrazione fiscale a terzi: banche, imprese, enti, persone fisiche. Questo permette, ad esempio, di ottenere subito i soldi per avviare i lavori. La cessione illimitata del credito di imposta, da uno, a un altro a un altro ancora, con il Sostegni ter (cioè il decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4) è stata bloccata, consentendo una sola cessione. Perché? Per evitare le truffe all’erario che, con questo sistema, si sono moltiplicate, come evidenziato dall’Agenzia delle Entrate.

Il decreto Sostegni ter e il rischio paralisi dei cantieri

Il Sostegni ter blocca quindi, dal 17 febbraio 2022 (il termine era stato fissato al 7 febbraio, poi posticipato), le cessioni dei crediti d’imposta successive alla prima. La norma ha messo in subbuglio il mondo dell’edilizia, preoccupato per le ripercussioni sul comparto. “A parte le difficoltà che già esistevano per l’enorme domanda di lavori che ha creato problemi in termini di fornitura e prezzi dei materiali e di individuazione di manodopera qualificata – spiega Aster Rotondi, direttore Ance Como (Associazione nazionale costruttori edili) – il provvedimento ha irrigidito significativamente l’istituto della cessione del credito maturato che prima era sempre consentita ed ora, invece, soltanto una volta. Le conseguenze sono state, chiaramente, di una immediata chiusura da parte dei soggetti – le banche in primis – che pensavano di poter, a loro volta, cedere il credito che acquisivano. E questo ha riguardato tutte le pratiche, non solo quelle nuove”.

In seguito alle nuove disposizioni, Rotondi segnala che, nel caso specifico della provincia di Como, sono “moltissimi” i cantieri a poter subire blocchi: “Nei giorni scorsi l’Associazione dei Costruttori di Como ha fatto un rapido sondaggio tra i propri iscritti per verificare quali conseguenze ci sarebbero state a fronte delle disposizioni contenute nel decreto Sostegni ter per quanto riguarda la loro attività, in termini di interruzione lavori, mancato avvio di nuovi cantieri e rischio contenzioso. Sebbene si siano ricevute un numero molto limitato di risposte (circa una ventina) sul totale degli iscritti, la fotografia che ne è risultata è inquietante: il totale delle tre criticità (interruzione lavori, mancato avvio cantiere e contenzioso) indica un valore complessivo di oltre 80 milioni di euro di lavori per la provincia di Como. Benché non tutte le imprese eseguano quel tipo di lavori, bisogna considerare che è una piccola parte degli operatori del territorio che ha risposto, per cui è verosimile pensare che le cifre totali siano molto superiori”.

Secondo un’indagine della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), con il blocco della cessione dei crediti, le imprese delle costruzioni stimano un calo del fatturato del 40%.Il Presidente della Cna, Dario Costantini, ha affermato che occorre intervenire con urgenza per non fermare la riqualificazione del patrimonio immobiliare in linea con gli obiettivi di transizione energetica concordati con la Commissione Ue e spegnere il motore della filiera delle costruzioni. Le imprese sane non temono criteri più rigidi per le asseverazioni. La cessione dei crediti d’imposta è un meccanismo di grande utilità e per assicurare che i crediti immessi sul mercato siano veri devono essere certificati a monte dall’Agenzia delle Entrate”.

Le frodi

Lavori fantasma, soldi finiti all’estero. Le inchieste partite sul sistema dei bonus hanno messo in luce un sottobosco inquietante, con danni enormi alle casse pubbliche. In audizione al Senato, Ruffini ha segnalato alcuni casi paradigmatici che rendono chiaro come sia diventato – ahinoi – semplice frodare lo Stato: “Sono state individuate due società – si legge nel testo dell’audizione –, gestite dalle medesime persone, che attraverso un meccanismo circolare di fatture false e comunicazioni di cessioni crediti hanno generato operazioni per centinaia di milioni di euro. Sostanzialmente le due società, 14 nell’arco di pochi mesi, hanno emesso reciprocamente fatture per anticipi di lavori mai effettivamente realizzati per un importo di circa 500 milioni di euro. Da dette operazioni sono stati poi generati indebiti crediti di imposta, in seguito monetizzati presso intermediari finanziari. In particolare, parte dei crediti è stato ceduto a persone fisiche compiacenti, per lo più nullatenenti e tutte residenti nel medesimo Comune o facenti parte del medesimo gruppo familiare, che hanno poi incassato il controvalore del credito da un intermediario finanziario”.

Ance come parte civile

Sulle frodi, Ance mette in guardia sul non confondere un settore “sano” con i soggetti nati negli ultimi mesi con il solo obiettivo di frodare lo Stato: “Le truffe devono essere sicuramente contrastate e puniti i colpevoli (sempre che si riesca a trovarli)”, spiega Aster Rotondi. “Va chiarita, però, una cosa: non si può criminalizzare l’intero settore. Negli ultimi sei mesi, sono nate dal nulla oltre 12mila imprese con codice Ateco delle costruzioni, senza nessuna esperienza, senza dipendenti – men che meno operai – con il verosimile unico intento di far girare carte e frodare il fisco. In alcuni contesti territoriali la locale Ance si è addirittura costituita parte civile avverso chi ha commesso queste frodi per tutelare l’immagine del settore e delle proprie imprese. Le truffe – che hanno riguardato soprattutto gli incentivi diversi dal Superbonus, per beneficiare del quale ci sono molti paletti e controlli – possono ridursi molto significativamente con codice di tracciamento, visto di conformità, asseverazione tecnica, controlli anti riciclaggio. Non è possibile che per punire chi ha frodato si blocchi un intero mercato”.

In attesa di nuovi provvedimenti

Per far ripartire il mercato, ma in modo più sicuro – come indicato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco –, scongiurando il blocco dei cantieri, sono al vaglio nuovi provvedimenti: limite massimo di tre cessione del credito (se all’interno del sistema bancario) e un codice identificativo per le operazioni. Sui nuovi possibili provvedimenti, Rotondi sottolinea: “Il codice identificativo è una idea tanto semplice quanto valida. Va precisato che la maggior parte delle truffe ha riguardato i bonus diversi dal Superbonus per il quale i controlli sui prezzi, uniti al visto di conformità e all’asseverazione, hanno ridotto moltissimo le patologie. Sul numero di cessioni, come suggerisce anche Ance nazionale, potrebbe essere sempre consentita tra gli istituti di credito e/o infragruppo”.

Rotondi conclude: “È necessario definire dei correttivi che rendano possibili i controlli, senza ingessare, però, l’intero mercato. Diversamente, i due obiettivi che la norma si propone di raggiungere – rilancio del settore e, dunque, dell’economia e riqualificazione del patrimonio edilizio con risparmio di consumi ed emissioni inquinanti – verrebbero mancati”.

I nuovi provvedimenti potrebbero essere inseriti in un emendamento del decreto Milleproroghe o nel decreto Bollette che sarà portato nel prossimo Consiglio dei Ministri del 17 o del 18 febbraio.

Source link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *