NON SERVE ANDARE FINO IN AFGHANISTAN PER TROVARE DEI “TALEBANI” – L’INCUBO DI SHAINA, GIOVANE DELLE MAURITIUS CRESCIUTA A NORD DI PARIGI “ALL’OCCIDENTALE”: VENNE STUPRATA A 13 ANNI DA UNA GANG ISLAMICA E POI UCCISA DUE ANNI PIÙ TARDI, NEL 2019, PER “IMMORALITÀ” DAL FIDANZATO CHE L’AVEVA MESSA INCINTA – DOPO CHE FU RITROVATO IL SUO CORPO CARBONIZZATO, L’AUTOPSIA STABILÌ CHE ERA STATA ACCOLTELLATA PIÙ VOLTE E BRUCIATA VIVA…

Mauro Zanon per “Libero Quotidiano

 

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È il 27 ottobre del 2019 quando una pattuglia del commissariato di Creil (città a nord di Parigi) scopre un corpo carbonizzato all’interno di una baracca abbandonata nella cité di Plateau-Rouher, banlieue multietnica dove la legge viene fatta dai boss della droga e si vive secondo i precetti dell’islam.

 

Il corpo ritrovato dagli agenti è quello di Shaina, 15 anni, iscritta al liceo Cassini di Clermont, comune limitrofo, scomparsa pochi giorni prima in circostanze misteriose. I risultati dell’autopsia indicano che la giovane ragazza, prima di essere bruciata viva, è stata accoltellata più volte, ma soprattutto che era incinta da una decina di giorni.

 

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All’epoca, il barbaro assassinio dell’adolescente non suscitò reazioni mediatiche e politiche a livello nazionale, nonostante i genitori avessero tentato di sollecitare i media. Eppure, come rivelato dal quotidiano Le Monde in una lunga inchiesta pubblicata domenica, la tragedia di Shaina ha gli stessi contorni della morte della diciassettenne Sohane Benziane, bruciata viva dal suo ex ragazzo a Vitry-sur-Seine, nel 2002, perché si comportava “da occidentale”.

 

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«La storia di Shaina è la storia di una vittima al cubo. È stata stuprata a 13 anni, picchiata due anni dopo perché ha sporto denuncia contro i suoi stupratori ed è stata bruciata viva in una baracca perché incinta. Non è un fatto di cronaca, ma di società, che dice molte cose sulla condizione delle donne nelle cités (i quartieri popolari ad alto tasso di immigrazione, ndr)», ha dichiarato al Monde Negar Haeri, avvocato della famiglia Hansye.

 

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Shaina amava la Francia e le sue libertà: voleva vivere all’occidentale. I genitori, originari delle Isole Mauritius e musulmani moderati, non le avevano imposto nulla: l’avevano cresciuta alla francese. «Non sono velata, fumo, ma sono anche musulmana. Non mi capacito del fatto che in Francia una donna possa morire perché donna, come accade in Afghanistan», ha detto al Monde la madre di Shaina, prima di aggiungere: «È stata punita dai ragazzi del quartiere. Voleva essere libera e l’hanno uccisa per questo motivo».

 

bruciata viva bruciata viva

La traiettoria di Shaina «si è spezzata per la prima volta nel 2017. Ha appena compiuto 13 anni quando viene stuprata dal suo ragazzzo Djibril B. e da due complici. Nel 2019, Shaina si invaghisce di Omar, un ragazzo musulmano di 17 anni. Hanno rapporti sessuali altalenanti, perché lui si vergogna di essere con la “pute” del quartiere, come viene soprannominata. A ottobre, Shaina scopre di essere incinta e lo comunica a Omar.

 

una marcia per shaina una marcia per shaina

La sera del 25 ottobre, in una capanna abbandonata, Omar la denuda, la accoltella, la cosparge di benzina e le dà fuoco. Incarcerato nel centro penitenziario di Liancourt, ha confessato tutto a un altro detenuto: «Mi ha risposto sorridendo, che era lì perché aveva ucciso la sua ragazza, una puttana che aveva messo incinta, e non voleva che sua madre lo sapesse perché era musulmano».

 



Redazione Dagospia