Tra il caro bollette e l’incognita del meteo, condizionato dagli effetti dei cambiamenti climatici, la stagione sciistica invernale in Lombardia è messa a dura prova. Ci sono attività che hanno già chiuso per la stagione autunnale, ma il pensiero sfiora molti gestori anche per quanto riguarda i prossimi mesi.
Dopo un’estate fruttuosa per i gestori dei rifugi, con presenze nei mesi di giugno e luglio maggiori rispetto all’anno precedente, anche grazie alle minori restrizioni dovute a Covid-19, tra gli operatori turistici delle montagne lombarde c’è chi, per questo inverno, sta valutando se sia il caso di aprire.
L’incognita meteo
In Lombardia, in particolare, si teme anche che possa non esserci la neve, a causa del cambiamento climatico che ci sta ‘regalando’ un mese di ottobre con temperature al di sopra della norma. Se non dovesse nevicare, vista la carenza di acqua e l’aumento dei costi energetici, alcuni gestori temono che non tutte le località saranno in grado di produrre neve artificiale e aprire gli impianti.
“In questo periodo della stagione”, spiega all’Adnkronos Fabrizio Carella, presidente della commissione otto-roa rifugi ed opere alpine del Cai Lombardia, “molti rifugi hanno anticipato la chiusura; altri rimangono aperti solo nel fine settimana condizioni meteo permettendo, ma il vero problema sarà per la stagione invernale, visti i costi dell’energia aumentati in maniera esponenziale”.
Si teme il caro prezzi
L’aumento dei prezzi degli alimenti e dell’energia, ma anche quello dei costi del trasporto in elicottero di servizi di approvvigionamento, preoccupano i gestori dei rifugi. Proprio per contenere i costi, il rifugio Albani a Colere, in Lombardia, ha deciso di chiudere i battenti prima del tempo: “Quest’anno abbiamo anticipato la chiusura al 18 settembre, mentre di solito aprivamo anche durante i fine settimana fino a fine ottobre”, hanno spiegato i gestori. Una scelta fatta anche per i numeri ottenuti fino ad ora, al di sotto di quelli conseguiti durante le precedenti stagioni autunnali (eccetto durante la pandemia).
Per l’inverno c’è ancora molta incertezza: “apriremo, iniziando con la settimana che va da Capodanno all’Epifania, poi valuteremo se aprire nei fine settimana fino a fine aprile, ma solo se le presenze saranno tali da coprire almeno le spese”, dicono sempre i gestori. Anche perché “abbiamo dei dipendenti fissi a cui vogliamo garantire la stagione, ma se non ci sarà una riduzione dei costi, con le variabili che ci sono gestendo un rifugio a 2000 metri, purtroppo questa certezza non possiamo dargliela”.
I gestori dei rifugi lombardi chiedono di “mettere un tetto alle tariffe energetiche, agevolare e incentivare l’utilizzo di legname potrebbe essere d’aiuto, anche al territorio in termini di pulizia e sicurezza”.
Fonte Adnkronos