Il governo Meloni mette mano alle pensioni. Nella legge di Bilancio, approvata lunedì notte dal Consiglio dei ministri, cambiano requisiti e importi delle pensioni degli italiani. La riforma scatterà dal primo gennaio 2023. Il governo interviene su vari punti: opzione donna, età, rivalutazione e anzianità.
Quota 103 dal primo gennaio
Dal primo gennaio la riforma varata dai ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del Lavoro Marina Calderone consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (Quota 103). È la novità introdotta sul fronte pensionistico dalla Manovra approvata dal Cdm. Senza un intervento legislativo, dal primo gennaio sarebbe ritornata in vigore la legge Fornero, dal nome dell’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero del governo Monti.
Cosa prevedeva la riforma Fornero
Con la riforma Fornero furono introdotti i due criteri di pensionamento dell’anzianità anagrafica e degli anni di contributi versati. Con il primo criterio si otteneva la pensione a 67 anni. Requisito fondamentale era quello dei 20 anni almeno di contributi versati. Per chi avesse voluto andare prima in pensione, gli anni di contributi minimi non erano più 40, ma 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Con la riforma varata dal nuovo governo resta la regole dei 67 anni con un minimo di 20 di contributi versati, mentre cambia il requisito per la pensione contributiva, che prevede la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 62 anni anziché 67, a patto che si siano versati contributi per almeno 41 anni, senza distinzione fra uomini e donne.
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Bonus con riforma Giorgetti-Calderone
Per chi decide di restare a lavoro è stato rifinanziato il bonus Maroni che prevede una decontribuzione del 10%. Nel caso dei lavoratori dipendenti lo stipendio dovrebbe crescere di una quota pari a quella dei contributi a suo carico (9,19%) che non verrebbero più versati: la pensione dovrebbe infatti rimanere quella maturata al momento del raggiungimento dei requisiti per l’uscita.
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Cambia Opzione donna
Il governo rinnova la misura Opzione donna, ma inserendo alcune modifiche. Tutte dovranno avere il requisito dei 35 anni di contributi al 31 dicembre 2022. Opzione donna, si ricorda, è riservata a particolari categorie: caregiver, lavori gravosi, disabili. Questa misura prevede comunque un taglio sull’importo della pensione. Tuttavia, coloro che maturano i requisiti tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2022 devono soddisfare un requisito anagrafico differente da quello valido per tutto il 2021. Nel dettaglio possono andare in pensione a 58 anni solamente le donne che hanno almeno 2 figli; con 1 solo figlio, invece, il requisito anagrafico sale fino a 59 anni; mentre senza figli sarà di 60 anni.
Una novità che comporta uno svantaggio per le lavoratrici dipendenti, le quali fino a oggi potevano andare in pensione a 58 anni indipendentemente dal numero di figli. Tale novità, invece, potrebbe avvantaggiare le lavoratrici autonome: il requisito anagrafico a loro richiesto (59 anni) viene equiparato a quello previsto per le dipendenti, riconoscendo così anche a loro la possibilità di andare in pensione a 58 anni qualora nel corso della loro vita abbiano avuto almeno 2 figli.
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L’aumento delle pensioni minime e la rivalutazione sulla base dell’inflazione
L’aumento delle pensioni minime riguarderà tra i 2 e i 2,5 milioni di pensionati. L’assegno minimo nel 2022 è di 524,35 euro per 13 mensilità. A partire dal prossimo anno sarebbe salito di 38 euro e avrebbe raggiunto quota 562 a causa del recupero dell’inflazione. Il governo aggiunge una quota in più, avvicinando le pensioni minime al tetto dei 600 euro con una indicizzazione pari al 120% rispetto all’inflazione. L’assegno minimo sarà quindi di 570 euro.
Per le pensioni fino a 2mila euro, la rivalutazione sarà del 100%, come annunciato da Meloni. Poi “man mano che la pensione aumenta, l’aumento diminuisce”. Si arriva così alle pensioni fino a oltre 10 volte la minima, quindi quelle di importi superiori ai 5mila euro, per le quali “l’indicizzazione si fermerà al 35%”.