Nel 2021 gli italiani sono tornati a camminare più di quanto facessero nel periodo pre pandemia. Dopo i lockdown, molte persone hanno scoperto il piacere di una forma di turismo sana e anche sostenibile. Ecco l’identikit del nuovo camminatore e i percorsi che riscuotono maggiore successo.

Crescita importante dopo la primavera del 2020

I dati recentemente diffusi dalla casa editrice Terre di Mezzo parlano chiaro: nel 2021 si è tornati a camminare in Italia, e più di quanto si facesse prima della pandemia. Le Credenziali distribuite, ovvero i documenti che certificano la partecipazione a uno dei 49 cammini censiti da Cammini d’Italia– la più vasta community italiana sul trekking – sono state infatti 59.538 contro le 45.472 del 2019. Nel 2020, con la primavera duramente segnata dal Covid, le Credenziali rilasciate erano state 38.624. Il 2021 fa registrare quindi una crescita importante anche rispetto agli anni pre-pandemia. Incrociando i dati si può dire che nel 2021 si sono messe in cammino complessivamente (con o senza Credenziale) almeno 80mila persone. Secondo Miriam Giovanzana, direttore editoriale di Terre di mezzo, nell’ultimo periodo “si è enfatizzata una tendenza in atto negli anni precedenti. Dal 2016, quando il ministro Franceschini ha istituito ‘l’anno dei cammini‘, abbiamo registrato una crescita progressiva di camminatori. Un andamento molto interessante. La pandemia, che ci ha costretto a stare al chiuso per tanti mesi, ha amplificato la voglia di stare all’aria aperta e di scoprire il territorio italiano non potendo viaggiare all’estero”.

Il successo della “via degli Dei” da Bologna a Firenze

Il cammino più frequentato in Italia è – secondo Giovanzana e secondo i dati raccolti da Terre di Mezzo – “quello della Via degli Dei che va da Bologna a Firenze“. Un itinerario non religioso ma che nasce dallo spirito del gruppo di camminatori bolognesi del Club Alpino Italiano “Dû pâs e ‘na gran magnè” (Due passi e una gran mangiata, in dialetto) che volevano raggiungere Firenze per mangiarsi un’ottima fiorentina con lo spirito goliardico di chi cammina per godersi il viaggio e le piccole cose della vita. Ugualmente è un tracciato storico che gli Etruschi e i Romani percorsero per sviluppare i loro traffici, che mercanti e viandanti intrapresero durante il Medioevo, che ha visto momenti tragici come la Seconda Guerra Mondiale (in gran parte siamo sulla Linea Gotica) e che oggi ha fatto rinascere piccoli paesi dell’Appennino che altrimenti avrebbero subito l’abbandono dei loro abitanti per mancanza di lavoro o di opportunità. “Adesso – prosegue Giovanzana – è il più frequentato dai giovani italiani“. Ma non solo.

La Francigena del Sud e il Cammino Materano

Riscuotono successo i cammini del Sud come la via Francigena che va da Roma a Santa Maria di Leuca, nella parte finale del tacco della Puglia. Un itinerario, approvato ufficialmente nel 2020, che tra basolati romani ed antichi tratturi parte dall’entroterra e raggiunge il mare passando per dolci collinari e aspri passaggi montani, città d’arte e borghi sospesi nel tempo. La Francigena del Sud, lunga 900 chilometri, fa parte della più estesa Francigena che conduceva i pellegrini dalla Francia orientale al Sud Europa fino a Roma. Da qui i fedeli proseguivano verso la Puglia, dove si imbarcavano per la Terrasanta. I passi dei giovani italiani attraversano anche, in gran numero, il Cammino Materano, dal capoluogo lucano a Termoli, in Molise. Progetto – come si legge sul sito ufficiale – “ideato e registrato dall’associazione In Itinere aps, con un scopo ben preciso: non certo quello di portare un numero crescente di consumatori sul territorio, bensì di proporre, attraverso la viabilità lenta, un nuovo modello di turismo destagionalizzato ed ecosostenibile che permetta di valorizzare socialmente, culturalmente ed economicamente le aree interne, normalmente non interessate dai circuiti del turismo tradizionale”.

Chi sono i camminatori italiani

La lentezza e la scoperta di aree poco battute dal turismo mainstream affascinano il popolo dei camminatori, che spesso sono universitari anche se il fenomeno è intergenerazionale. Il trekking affascina trasversalmente tutte le generazioni. Il 66,9%, ha dai 30 ai 60 anni, quindi è sicuramente in età lavorativa, segno che la scelta di un modo lento e sostenibile di viaggiare non è solo per chi ha molto tempo a disposizione. E infatti il 46% dei camminatori è un dipendente full time, mentre il 17% un libero professionista.

L’impatto economico

Il turismo lento e sostenibile dei cammini ha impatti importanti sull’economia. Libri, guide, calzature, abbigliamento tecnico, pernottamenti, pranzi, cene: il pellegrino contribuisce a tener viva l’economia soprattutto in alcune zone d’Italia meno frequentate dal turismo di massa. Il 51% spende durante il cammino dai 30 ai 50 euro al giorno, il 16% più di 50 euro, il 22% riesce a stare sotto i 30 euro e il 9% riesce a campare con meno di 20. Camminare in Italia costa di più che in Spagna, dove la spesa giornaliera si aggira intorno ai 30 euro (dato del 2019). Nel nostro Paese il 38% dei camminatori dorme in B&B, mentre il 22% negli ostelli per pellegrini (che però non sono così diffusi come lungo i cammini che portano a Santiago). Il 39% di chi cammina ritiene infatti che sia necessario aprire strutture più semplici ed economiche e il 32% più ostelli per pellegrini. Sicuramente il camminatore in Italia risparmia all’ora di pranzo: l’86% opta per un panino veloce o della frutta. Arrivati a destinazione la musica cambia e prevale chi si concede una cena al ristorante o in pizzeria: il 60% sempre, il 24,7% se è previsto un menu per il pellegrino.

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