L’ultimo rapporto di Oxfam mette in evidenza l’impatto della guerra in Ucraina e della Covid-19 sulle economie dei vari Paesi. Il conflitto e il coronavirus hanno acuito le disparità tra Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati. Entro la fine dell’anno è previsto che il numero di persone povere aumenti. A pagare maggiormente le conseguenze sono le donne, specialmente in ambito lavorativo. A fronte di tutto questo, un numero ridotto di super Paperoni continua ad ammassare ricchezze smisurate.
Quasi 900 milioni di persone vivranno con meno di due dollari al giorno
Con il rapporto “Dalla crisi alla catastrofe” Oxfam, confederazione di Ong dedicate alla lotta alla povertà in tutto il mondo, fotografa l’impatto combinato della pandemia e del conflitto in Ucraina sulla povertà globale. Complessivamente ben 860 milioni di persone si ritroverebbero costrette a sopravvivere con meno di 1,90 dollari al giorno e 827 milioni soffrirebbero la fame. Secondo Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare, l’aumento globale dei prezzi dei generi alimentari da solo spingerà altri 65 milioni di persone verso la povertà estrema entro l’anno. Inoltre ci saranno 263 milioni di poveri in più: un dato superiore alla popolazione di Regno Unito, Italia, Germania e Spagna messi insieme.
A pagare il prezzo più alto sono i Paesi più poveri
I riflessi dell’aumento dell’inflazione sono trasversali e incidono sulla capacità di spesa ovunque, ma in proporzioni diverse. A pagare il conto di questa drammatica situazione è soprattutto la parte più povera della popolazione mondiale. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari incide per il 17% sulla spesa delle famiglie nelle economie avanzate, ma arriva al 40% nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, quindi più del doppio che nelle economie avanzate.
I Paesi in via di sviluppo, che già devono far fronte a livelli di debito storicamente elevati, sono stati paralizzati dalla pandemia. Questo aspetto è particolarmente evidente osservando l’estrema disuguaglianza di vaccini che, in questi Paesi non sono mai stati prodotti.
Anche all’interno delle economie avanzate c’è una profonda disuguaglianza. Negli Stat Uniti, ad esempio, il 20% dei più poveri spende quattro volte di più in cibo rispetto al 20% dei più ricchi. Inoltre, la crisi colpisce in modo maggiore le donne che sono le ultime a mangiare e le prime ad essere escluse dagli studi quando non si hanno disponibilità economiche.
Secondo Oxfam è necessario un piano di salvataggio economico urgente. La responsabilità maggiore spetterebbe ai leader delle nazioni più ricche che si riuniranno questo mese al G20, ma anche al Fondo monetario internazionale e alla Banca Mondiale. Oxfam, tra i vari propositi, esorta a proteggere le persone più povere dai danni dell’inflazione e sollecita l’attuazione di tasse di solidarietà di emergenza.
La crisi alimentare: aumentano le persone denutrite e si trascura la salute
La crisi dovuta alla Covid-19 è stato un ulteriore catalizzatore della disuguaglianza economica. I prezzi di cibo e dell’energia sono aumentati in tutto il mondo e la guerra ha a sua volta accelerato questa tendenza. I prezzi dei generi alimentari sono ai massimi storici, superando il precedente picco del 2011. Sono molte le persone che si sono ritrovate a saltare i pasti, a mangiare solo una volta al giorno, solamente il cibo più economico o pasti crudi per risparmiare sul riscaldamento e sulla cottura, ma anche evitare di prendere i mezzi pubblici o a lavorare più tempo per guadagnare di più, spesso a stomaco vuoto. Secondo le proiezioni della Fao, 827 milioni di persone potrebbero essere denutrite nel 2022.
Questa crisi si riflette anche sulla salute perché molte persone trascurano sintomi o patologie preesistenti per paura di dover sostenere ulteriori costi.
Inoltre, i Paesi a basso reddito che dipendono dal mercato estero per i loro alimenti di base sono quelli più svantaggiati. Il dipendere dalle importazioni di cibo rende questi Paesi più vulnerabili a perturbazioni del mercato e ad aumenti dei prezzi.
L’impatto della Covid sul lavoro
La Covid-19 ha avuto impatti più o meno devastanti sui lavoratori in tutto il mondo. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha mostrato che la pandemia ha portato i lavoratori ad accettare meno ore di lavoro e tagli salariali, pur di lavorare. Inoltre, la pandemia ha spinto in modo massiccio le donne a lasciare il lavoro e, per la maggior parte dei lavoratori in tutto il mondo, i salari reali continuano a ristagnare o addirittura a scendere. Nel 2021 le donne occupate erano 13 milioni in meno rispetto al 2019, mentre l’occupazione maschile aveva recuperato i livelli del 2019.
La polarizzazione della ricchezza: chi ha tantissimi soldi ne ha sempre di più
Nel settembre 2020, a sei mesi dall’inizio della pandemia, secondo Oxfam 32 delle più grandi aziende del mondo hanno visto i loro profitti aumentare. A livello globale, il 18% di piccole imprese ha invece chiuso per poi riaprire a settembre 2021. La ricchezza dei miliardari ha visto il suo più grande aumento di sempre. Per ridurre questo divario, secondo Oxfam bisognerebbe impedire alle grandi aziende di nascondere i loro profitti nei paradisi fiscali.
Ogni 26 ore dall’inizio della pandemia “nasce” un nuovo miliardario. I dieci uomini più ricchi al mondo hanno visto raddoppiare le loro fortune.
La ricchezza dei più ricchi è quindi esplosa, raggiungendo livelli senza precedenti. Allo stesso tempo la povertà ha iniziato a crescere drammaticamente per la prima volta rispetto ai decenni precedenti.