La crisi che il trasporto aereo sta vivendo in questi mesi è ormai evidente. Ma i disservizi non riguardano solo chi per recarsi in vacanza ha scelto di volare: sebbene se ne parli meno, cancellazioni e ritardi stanno interessando anche la mobilità via mare e il trasporto ferroviario. Ne abbiamo parlato con Stefano Gallotta, responsabile del settore Trasporti e Turismo dell’associazione di consumatori Codici, e Michele Tallinucci, referente per l’isola d’Elba di Faita, la Federazione delle associazioni italiane dei complessi turistici ricettivi all’aria aperta di Confcommercio.
di Miriam Luciani
Traghetti cancellati, navi da crociera che modificano la rotta prevista, treni in ritardo di oltre due ore a causa dei roghi sparsi per il Paese. Quella che doveva essere l’estate della rinascita dopo due anni di pandemia per il turismo italiano fatica a partire, nel senso letterale del termine. E anche quando ci riesce, il viaggio è tutt’altro che piacevole. Non solo per quanto riguarda il trasporto aereo, con le centinaia di voli soppressi e i diversi scioperi indetti dal personale di bordo e di terra: i disagi riguardano anche gli altri settori della mobilità e colpiscono sia i turisti che i residenti. A rimetterci, oltre ai viaggiatori, sono anche gli operatori del turismo, spesso costretti a perdere i propri clienti che, scoraggiati dalle tante difficoltà, finiscono per non partire affatto o sono costretti a cambiare destinazione. Anche nei casi in cui invece il passeggero vittima di un disservizio decida di chiedere il rimborso, la strada è quasi sempre in salita.
Perché spostarsi sta diventando così difficile
“I problemi nel trasporto aereo – spiega Stefano Gallotta – va distinto dagli altri, ma non c’è dubbio che abbia determinato una serie di effetti a catena. A causarlo sono stati i tanti licenziamenti a inizio pandemia e la mancata reintegrazione del personale a fine emergenza: quando il flusso turistico ha recuperato i numeri pre-Covid sia le compagnie aeroportuali che quelle di volo si sono scoperte impreparate”. A pagarne il prezzo sono le migliaia di passeggeri che da più di un mese a questa parte si trovano a fare i conti con ritardi infiniti, bagagli smarriti e, nel peggiore dei casi, voli cancellati.
“Non è così difficile pensare – continua Gallotta – che il caos nel trasporto aereo stia scoraggiando i passeggeri dal prenotare un volo, spingendoli invece a preferire altri mezzi di trasporto o altre tipologie di vacanza”. A dimostrarlo sono i numeri: “La ripresa in alcuni casi – specifica il referente Codici – è stata così forte da far superare anche i numeri pre-Covid, come è successo per le navi da crociera”.
Vacanza in crociera: attenzione alle sorprese
“Dopo il trasporto aereo, il settore delle crociere è quello per cui riceviamo più segnalazioni, decine al giorno”, spiega ancora Gallotta. A scatenare la rabbia dei passeggeri sono per lo più le variazioni peggiorative degli itinerari: “La maggior parte delle segnalazioni arriva da persone che si sono viste sopprimere una delle tappe previste dal pacchetto acquistato o ridursi la durata del percorso. Questo a volte dipende da cause esterne, ma spesso all’origine di queste modifiche ci sono motivazioni interne, come un eventuale guasto o una valutazione della compagnia stessa”. Codici ha avviato diverse azioni collettive contro questo tipo di disservizi affinché venga riconosciuto al consumatore il rimborso e in alcuni casi anche il risarcimento danni per “vacanza rovinata”.
Traghetti e treni: poche segnalazioni ma non meno disservizi
“Per quanto riguarda traghetti e treni non riceviamo molte segnalazioni. Ma questo – sottolinea Gallotta – non tanto perché non si verifichino disservizi, quanto perché per questi settori i rimborsi previsti in caso di cancellazioni o ritardi sono minimi. Di norma variano tra il 25 e il 50% del costo totale del biglietto, mentre le indennità per i voli possono arrivare anche a 600 euro”. Cifre molto contenute che spesso disincentivano il cliente dal tentare la strada del rimborso: “A volte è difficile perfino ottenere un riscontro dalle compagnie e a quel punto l’unica opzione è andare in giudizio, ma si tratta di una soluzione assolutamente antieconomica per il consumatore”, conclude Gallotta.
Il caso dei traghetti per l’isola d’Elba
Di disservizi nel trasporto via mare ne sanno qualcosa i passeggeri dei traghetti che collegano il porto di Piombino, Livorno, all’isola d’Elba, una delle mete toscane più ambite dai turisti italiani e stranieri. Dall’inizio della stagione a oggi centinaia di passeggeri si sono visti cancellare la propria corsa con un solo giorno di preavviso, e molti altri sono rimasti bloccati nel porto per la mancanza di posti sulle corse attive. “Già a maggio – spiega Michele Tallinucci – sapevamo che avremo avuto tre navi in meno, due di Toremar e una di Moby – le due principali compagnie che gestiscono i collegamenti con l’isola – , per questo avevamo chiesto all’Autorità di sistema portuale che venisse trovata una soluzione alternativa efficace”.
“Tre navi in meno – specifica Tallinucci – equivalgono a 15 corse in meno al giorno. I problemi sia per i residenti che per i turisti erano prevedibili, così come le ricadute sugli operatori turistici del posto. Faita Toscana ha lanciato una richiesta a nome degli imprenditori elbani del settore: “Chiediamo alla Regione Toscana di intervenire per risolvere le criticità ora che la stagione è appena iniziata. Dispiace osservare che le compagnie di navigazione finora non sono state in grado di gestire il servizio in maniera efficace, sopperendo alla mancanza di traghetti. E neppure l’Autorità di Sistema Portuale ha fatto qualcosa per diminuire i disagi degli utenti”. Una richiesta che però è rimasta inascoltata, conclude Tallinucci, con buona pace di residenti, turisti e imprenditori: “Le navi in riparazione saranno reintegrate a breve, ma il caos che abbiamo vissuto fino a oggi poteva essere risparmiato”.