Dal 15 di ottobre il Green Pass diventerà obbligatorio su qualsiasi posto di lavoro. Attualmente l’Italia è l’unico Stato ad aver esteso il certificato verde ad una fetta di vita giornaliera così ampia.

Sebbene il Green Pass, da molti, non venga accolto positivamente (anzi i cortei di protesta proseguono incessantemente), ciò che più fa arrabbiare gli italiani è la disuguaglianza con la quale vengono trattati i cittadini comuni rispetto ai parlamentari.

TAMPONI A CARICO DI CHI?

Chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione (ricordiamo non obbligatoria) è costretto ad effettuare dei tamponi che vengono pagati di tasca propria ad un costo di 15 euro. Per la casta, invece, i tamponi saranno a carico del fondo previdenziale interno di Montecitorio. Il fondo sarebbe finanziato dalle indennità dei parlamentari che, detta così, fa già abbastanza ridere. Indennità per cosa esattamente?

 

NUMEROSI “NO VAX” TRA I PARLAMENTARI

Tra i parlamentari si attesta una percentuale tra il 15 e il 20 % di politici “no vax”. Il no vax lo mettiamo tra virgolette perché i più non sono contrari ai vaccini in generale ma solo a questo.

Detto ciò, anche tra i vaccinati sono molti i contrari al green pass che viene considerato inutile e, soprattutto, discriminatorio verso chi ha dei dubbi o, peggio, paura.

COSA SUCCEDE AI LAVORATORI SPROVVISTI DI CERTIFICATO

Chi persiste a non voler avere il Green Pass non verrà né sospeso né licenziato ma verrà considerato assente non giustificato non potendo entrare nel luogo di lavoro.

Sebbene il rapporto lavorativo non verrà interrotto, il dipendente, sin dal primo giorno, non percepirà nessun compenso. Sostanzialmente non si verrà licenziati ma non si riceverà neppure lo stipendio.

Se invece si viene sorpresi sul posto di lavoro senza certificato, si rischia un’ammenda che può aggirarsi tra i 600 e i 1500 euro.

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