Ci sono forme di vita che, in teoria, sono facili da salvare: è impossibile rimanere insensibili di fronte alle immagini di un orso polare che galleggia su un solitario blocco di ghiaccio in mezzo all’oceano, o di un orango disperato perché gli hanno tagliato la foresta. Gli ecosistemi, però, funzionano grazie a equilibri delicati e complessi, nei quali ogni pianta, animale, fungo e batterio hanno un ruolo.

 

Ecco perché la rivista Biological Conservation ha dedicato un intero numero ai parassiti, ospitando tra l’altro il primo piano globale per la conservazione dei parassiti, risultato degli studi di 12 esperti in materia che hanno unito le forze per spiegare come fare a salvare queste forme di vita e, soprattutto, perché dobbiamo farlo.

Che cos’è un parassita? Parassita non è una classificazione: non indica una specie, un genere o una famiglia di animali o vegetali. Semplicemente, un qualunque organismo si definisce parassita se sopravvive “rubando” risorse a un ospite, che ne paga le conseguenze in termini di salute. Dal punto di vista ecologico i parassiti sono un gruppo importante di forme di vita che svolgono anche azioni fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema – per esempio impedendo l’esplosione demografica di specie che potrebbero causare danni in grandi numeri.

 

Secondo alcune stime abbiamo finora identificato e classificato appena il 10% di tutte le specie parassite del pianeta, e secondo gli autori dello studio non le teniamo nella giusta considerazione quando si tratta di stilare piani di conservazione.

 

Anche i parassiti contano! «Lo scopo di questo studio», afferma Chelsea Wood (University of Washington), una delle autrici, «è quello di puntare il dito sul fatto che stiamo perdendo i parassiti e il loro ruolo nell’ecosistema senza neanche accorgercene». Il documento presenta 12 obiettivi da raggiungere entro i prossimi dieci anni se non vogliamo correre il rischio di arrivare a un’estinzione di massa di parassiti.

 

Tra gli obiettivi c’è quello fondamentale di moltiplicare gli sforzi e gli investimenti nel lavoro di classificazione e descrizione dei parassiti, per arrivare almeno al 50% delle specie, tra note e stimate, entro il 2030: «Quella della vita che esiste all’interno di tutte le specie del pianeta è una delle ultime frontiere della scienza, pari allo Spazio profondo e alla conoscenza delle profondità marine», afferma la ricercatrice, che sottolinea anche come solamente il 4% dei parassiti conosciuti possono infettare gli esseri umani e che nessun piano di conservazione ha finora incluso i parassiti umani e quelli degli animali domestici.

 



Source link