Un uomo è finito in carcere e la moglie ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta che ha rivelato il modo violento con cui avrebbero trattato uno dei figli. Devono rispondere di riduzione in schiavitù e lesionali personali gravi nei confronti della figlia minorenne.

Una coppia di origine bosniaca che viveva a San Basilio, quartiere nord-orientale di Roma, è stata arrestata con l’accusa di aver ridotto in schiavitù e causato gravi lesioni personali a uno dei loro figli, una bambina di età inferiore a 14 anni. Secondo quanto emerge dall’ordinanza con cui il giudice ha disposto il trasferimento in carcere per l’uomo e i domiciliari per la donna, i due l’avrebbero costretta a chiedere l’elemosina tutti i giorni, a consegnare loro tutti i proventi e l’avrebbero picchiata quando consideravano i soldi ottenuti insufficienti. Non solo. Avrebbero anche deciso di farla sposare con uno sconosciuto e, più in generale, posta in uno stato di soggezione continuativo “per anni”.

Le accuse a carico dei due genitori

Nell’ordinanza, il giudice per le indagini preliminari evidenzia che la coppia non lavorava e usava il denaro ottenuto per soddisfare le proprie esigenze personali, anziché per occuparsi di quelle primarie della bambina o dei suoi fratelli. I due genitori, inoltre, “sono giunti a costringerla a farsi carico delle faccende domestiche, in misura non ragionevole rispetto alla sua età, e persino di manifestare la decisione di farla sposare, contro la sua volontà, appena quattordicenne, con un soggetto del tutto ignoto, e di rasarle i capelli al fine di renderla meno piacente ad altri ragazzi

Minorenne ridotta in schiavitù: la rivelazione alle insegnanti

La bambina si sarebbe confidata con le insegnanti, ma nulla sarebbe cambiato. “Lungi dal manifestare segni di resipiscenza, non hanno esitato a picchiarla all’evidente fine di evitare l’intervento dei servizi sociali e delle forze dell’ordine, e mantenerla in uno stato di soggezione per sfruttarne l’accattonaggio“, scrive ancora il gip, definendo le personalità dei due indagati “violente e prevaricatrici”.

Secondo quanto si apprende, anche i fratelli della minore sarebbero stati costretti a chiedere l’elemosina e soggetti a violenze simili. L’inchiesta, però, sarebbe partita dal suo caso perché, come riporta Roma Today, è stata la bambina a recarsi spontaneamente dalla polizia e a raccontare quanto era costretta a subire all’interno delle mura domestiche. Ora si troverebbe in una struttura protetta.

Fonte Adnkronos

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