Inutile illudersi: la lunga quarantena, il blocco del traffico e di molte attività industriali a causa della covid non hanno avuto un effetto duraturo sul clima. Lo conferma uno studio pubblicato su Nature Climate Change, che rileva il rapido ritorno alla normale presenza di gas inquinanti in atmosfera e sottolinea l’urgenza e l’importanza di sfruttare nel modo migliore i piani economici di recupero post-covid, investendo anche in energie verdi e rinnovabili.

 

Solo così potremo rimanere in corsa per mitigare gli effetti del riscaldamento globale e raggiungere gli ambiziosi obiettivi del trattato di Parigi sul clima, limitando l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C o al massimo a 2 °C (attualmente siamo a +1,1 °C) rispetto ai livelli preindustriali.

Nulla è cambiato. La ricerca ha analizzato i dati sulla concentrazione di gas serra e altri inquinanti da febbraio a giugno 2020 in 123 Paesi. I risultati mostrano un calo momentaneo tra il 10% e il 30% nelle emissioni di anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx) e altri inquinanti nel mese di aprile. Tuttavia molti di questi agenti (in particolare la CO2) rimangono in atmosfera a lungo, rendendo di fatto irrilevante l’effetto del lockdown, e adesso, con il ritorno alla normale attività industriale in molte parti del mondo, le emissioni di inquinanti sono tornate quasi ai livelli pre-covid.

 

In mancanza di una decisa svolta verso un’economia verde, dall’approvvigionamento energetico di Paesi e industrie alle abitudini quotidiane (commerci, trasporti, riciclo, riutilizzo…), il terribile dramma della covid non ci avrà lasciato neppure la lezione sui nuovi comportamenti che dovremmo avere – comportamenti e obiettivi con i quali i politici di ogni livello istituzionale si riempiono la bocca disegnando scenari populisti (populisti perché corrispondono ai desideri delle persone) per nuovi modelli di sviluppo, salvo poi disattendere sistematicamente gli impegni.

Una scelta consapevole. Ciò che gli scienziati vogliono sottolineare è l’importanza di fare adesso scelte corrette capaci di riorientare il futuro, per «cercare di evitare un aumento delle temperature medie di altri 0,3 °C entro metà secolo», afferma Piers Forster, uno degli autori della ricerca. Secondo Dave Reay, direttore del Centre for Carbon Innovation di Edimburgo, «è il momento di optare per una ripresa verde, scegliendo energie rinnovabili»: occorre insomma rinunciare progressivamente e molto rapidamente ai combustibili fossili per non mettere a rischio noi e le generazioni future con le conseguenze – difficilmente immaginabili nella loro interezza – dell’aumento di due o più gradi della temperatura media globale.

 



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