Il ministro dell’Istruzione ha detto che ci sono ragazzi che preferiscono percepire il sussidio anziché studiare e formarsi: ecco come il governo intende cambiare questa situazione.

“Sento dire che tagliare il reddito sarebbe disumano. A me pare disumano convivere con l’illegalità, calpestare il diritto allo studio, educare i ragazzi al mantenimento a spese della società piuttosto che a credere in loro stessi e alla possibilità di migliorare le loro condizioni di vita”. A pronunciare queste parole è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, spiegando come potrebbe cambiare la percezione del sussidio per coloro che non hanno completato il percorso scolastico.

“Noi riteniamo che si debba prevedere l’obbligo di completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale nel caso di persone con titolo di studio superiore ma non occupate né impegnate in aggiornamenti formativi”, ha affermato Valditara aggiungendo che, chi si rifiuterà di farlo, perderà il sussidio o l’eventuale misura assistenziale che dal 2024 lo sostituirà.

Il governo Meloni ha infatti deciso di abolirlo e di ridurlo già a partire dal 2023 per le persone definite occupabili. A meno di sorprese in parlamento, questi ultimi lo riceveranno per otto mensilità anziché 12, e lo perderanno a fronte del rifiuto di una proposta di lavoro. Finora, era previsto che il sussidio decadesse dopo il rifiuto di due offerte.

I dati alla base della proposta

Valditara ha detto che questa modifica al reddito di cittadinanza si basa su una ricerca che ha fatto eseguire alle strutture del ministero e incentrata sui giovani tra i 18 e i 29 anni che percepiscono il reddito. Il ministro ha fatto sapere che sono 364.101 al momento e che 11.290 di questi possiedono solo la licenza elementare. Altri 128.710 si sono invece fermati alle medie. “Questi ragazzi preferiscono percepire il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita”, ha detto il ministro definendo quanto emerso dalla ricerca “sorprendente e inquietante”.

Secondo Valditara “la percezione del reddito da parte di un giovane che ha titoli di studi superiori, non ha impedimenti personali, o famigliari, ma non cerca un lavoro, né investe in formazione su se stesso, non è sostenibile economicamente e culturalmente”. E ancora: “Un ragazzo non può consapevolmente rinunciare a coltivare i suoi talenti in qualunque forma, ed essere contemporaneamente pagato dallo Stato, ovvero dai cittadini italiani”.

Fonte Adnkronos

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