Il 20 ottobre Amazon ha presentato la sua prima denuncia penale in Italia contro un fornitore di recensioni false. Un fenomeno in crescita che riguarda diversi siti e piattaforme di e-commerce. upday ha intervistato Federico Cavallo di Altroconsumo per capire come riconoscerle e proteggersi.

Amazon, la più grande piattaforma e-commerce del mondo, il 20 ottobre ha presentato la sua prima denuncia penale a livello europeo in Italia e la sua prima causa civile in Spagna contro chi fornisce recensioni false in cambio di compensi economici o prodotti gratuiti. Le due azioni legali sono seguite ad altri dieci procedimenti che la società ha avviato di recente negli Stati Uniti. “Il fenomeno delle recensioni false online è trasversale e non riguarda solo Amazon, ma tutte le piattaforme dove la reputazione rappresenta un valore cruciale anche da un punto di vista economico”, dichiara ad upday Federico Cavallo, Responsabile relazioni esterne dell’associazione di consumatori Altroconsumo.

La denuncia di Amazon

La prima denuncia penale a livello europeo che Amazon ha depositato in Italia ha come obiettivo uno dei principali fornitori di recensioni false nel nostro Paese, di cui non è stata rilevata l’identità. Secondo l’accusa, il broker avrebbe creato una rete di persone che compravano prodotti sulla piattaforma e-commerce e lasciavano cinque stelle (il massimo del punteggio) ricevendo in cambio un rimborso completo degli acquisti. In altre parole, una vera e propria truffa verso i consumatori.

La causa civile presentata da Amazon in Spagna si rivolge invece contro Agencia Reviews, un altro fornitore di recensioni false che avrebbe agito in modo simile al broker denunciato nel nostro Paese. Sempre in Europa, la piattaforma statunitense ha inviato lettere di diffida a cinque siti web che avevano sede in Germania e indirizzavano verso altri operatori di recensioni false. Dopo la diffida, tutti e cinque i siti hanno cessato la propria attività.

Perché le recensioni false online sono un problema

A fare le spese delle recensioni false sulle piattaforme online è sempre il consumatore finale. “Attraverso il cosiddetto ‘boosting’, i broker promuovono giudizi gonfiati allo scopo di ingannare l’algoritmo delle piattaforme di vendita e far salire i punteggi dei prodotti di alcune aziende a discapito di quelle più oneste. L’obiettivo è raggiungere un numero maggiore di possibili compratori”, commenta Cavallo.

Questo accade perché i consumatori spesso considerano le recensioni come dei passaparola digitali a cui affidarsi prima di fare i loro acquisti: “È sempre più comune che gli utenti prendano in considerazione le recensioni di un prodotto prima di concludere l’acquisto”, puntualizza Cavallo. Secondo un report di Search Engine Land citato da Rolling Stone Italia, le aziende che ottengono più recensioni registrano un aumento dei ricavi pari al 54%. Inoltre, un rapporto 2021 del World economic forum ha stimato che il 4% delle recensioni sui maggiori siti di e-commerce del mondo sono false, con una ricaduta economica sulla spesa online globale pari a 152 miliardi di dollari.

La situazione in Europa

In uno studio pubblicato dalla Commissione europea e dalle autorità nazionali per la protezione dei consumatori che ha analizzato 223 siti, si evidenzia che “circa due terzi degli e-commerce, dei marketplace, dei siti di prenotazione, dei motori di ricerca e dei siti di comparazione analizzati hanno fatto emergere dei dubbi sull’affidabilità delle recensioni”.

Una situazione confermata anche da Altroconsumo, che in un’inchiesta europea del 2019 ha preso in considerazione Amazon, TripAdvisor e Booking rilevando una percentuale di articoli con recensioni sospette in Italia pari al 7% su Amazon, al 2% per gli hotel presenti su Booking e al 9% su TripAdvisor.

I consigli per riconoscere le recensioni false

Anche se distinguere una recensione falsa da una originale può essere molto complicato, secondo Cavallo ci sono alcuni indizi da tenere d’occhio per evitarle, con una premessa: “Non è responsabilità del consumatore individuare le recensioni false. Ecco perché Altroconsumo ha avviato delle azioni contro chi lucra su questo meccanismo per trarre un vantaggio economico: gli utenti dovrebbero avere il diritto di presumere che i giudizi che trovano online siano genuini”.

  • Non limitarsi al punteggio:
    “Suggeriamo sempre di controllare che ci sia una valutazione completa del prodotto e di leggere attentamente il contenuto delle recensioni senza limitarsi al punteggio. Bisogna sempre chiedersi se il giudizio fornisce informazioni utili sul prodotto o se si concentra su altri aspetti, come ad esempio il servizio e la spedizione”.

  • I giudizi molto positivi o negativi sono quelli più a rischio:
    È meglio diffidare delle recensioni dai toni eccessivamente entusiastici o positivi, che non contengono nemmeno un elemento di dubbio o perplessità. Il ragionamento vale anche all’opposto, visto che alcuni marchi possono commissionare recensioni negative per guadagnare terreno sugli avversari. “In generale”, suggerisce Cavallo, “consigliamo di concentrarsi sulle recensioni ‘mediane’ perché sono quelle più equilibrate”.

  • Controllare le date delle recensioni:
    “Molti giudizi, magari tutti positivi o entusiasti, lasciati a distanza di poco tempo gli uni dagli altri, possono essere indizio di una campagna di recensioni false messa in atto dai broker”.

  • Controllare la tipologia e la lunghezza della recensione:
    “Se una recensione è circostanziata e dà informazioni utili è giusto presumere che sia genuina”, continua Cavallo. Al contrario dei giudizi che forniscono descrizioni accurate e dettagliate, invece, quelli generici e vaghi sono più probabilmente falsi.

  • Visitare il profilo dei recensori sospetti: serve a capire quante recensioni hanno lasciato, di che tipo e in quanto tempo. Se un utente ha pubblicato un grande numero di recensioni in pochi giorni e i giudizi sono simili tra loro, potrebbe trattarsi di un profilo poco affidabile.

  • Usare gli strumenti di segnalazione:
    “Se si hanno sospetti su una recensione”, conclude Cavallo, “è meglio segnalarla in modo che i marketplace o le associazioni di consumatori possano fare delle verifiche”.

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