Possiamo immaginare che Charles Darwin, arrivato alle Galapagos, impazzisse di gioia nel trovarsi davanti a una tale varietà di forme di vita, e le sua esplorazioni delle isole al largo dell’Ecuador sono la fonte dell’Origine delle specie. Quello che il naturalista inglese non sospettava (o forse sì, ma non ce l’ha mai detto) è che l’arcipelago è ricco di vita non solo sulla terraferma e nelle acque superficiali, ma anche negli abissi circostanti: lo dimostra una recente spedizione a 3.400 metri di profondità durante la quale un team internazionale di scienziati ha scoperto e descritto 30 nuove specie di invertebrati abissali.

 

Montagne sottomarine. La spedizione risale al 2015, ma i risultati sono stati pubblicati su Scientific Reports solo pochi giorni fa. La nave utilizzata è la E/V Nautilus, che ha fatto da base delle operazioni per il pilotaggio dei due ROV (veicoli operati in remoto) che sono stati fatti scendere fino a 3.400 metri di profondità. Obiettivo della spedizione erano le montagne che si trovano negli abissi intorno alle Galapagos, vulcani sottomarini ormai spenti sulle cui pendici sono nati ecosistemi dei quali sappiamo ancora poco. I video della discesa ripresi dai ROV hanno rivelato la presenza di comunità biologiche che prosperano dai 290 ai 3.373 metri di profondità: i droni hanno riportato in superficie una grande quantità di campioni che sono stati poi studiati e descritti nei cinque anni successivi.

 

Spugne, coralli e stelle di mare. Il risultato è un piccolo “bestiario abissale” che comprende un totale di 30 specie di invertebrati, tra cui crostacei della famiglia Munididae (che in inglese si chiamano “squat lobster”, aragoste tozze), dieci specie di gorgonie (o coralli bambù) e un nuovo genere di spugne vitree che crescono in colonie larghe più di un metro – il comunicato ufficiale della Darwin Foundation, che ha collaborato allo studio, trasuda entusiasmo. La scoperta di una tale varietà di forme di vita ancora sconosciute, secondo gli autori dello studio, conferma che «gli abissi marini rimangono ancora l’ultima frontiera inesplorata del pianeta».



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