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La Corte di Giustizia europea ha accolto il ricorso di Vivendi sul Tusmar in applicazione della legge Gasparri: la norma italiana che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset

di Andrea Biondi

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(IMAGOECONOMICA)

La Corte di Giustizia europea ha accolto il ricorso di Vivendi sul Tusmar in applicazione della legge Gasparri: la norma italiana che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset

2′ di lettura

«La disposizione italiana che impedisce a Vivendi di acquisire il 28% del capitale di Mediaset è contraria al diritto dell’Unione». Dalla Corte di Giustizia Ue piove un macigno sulla contesa che vede gli uni contro gli altri Mediaset e Vivendi, ma che va a impattare ovviamente anche sul livello legislativo, assestando un colpo alla Legge Gasparri.

È basandosi su questa legge che Agcom nel 2017 per la prima volta ha applicato una parte del Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici (il Tusmar) per vietare a Vivendi di mantenere tutte le sue quote contemporaneamente in Telecom (dove è il primo azionista col 23,9% del capitale) e in Mediaset (dove è il secondo con il 28,8% e il 29,9% dei diritti di voto).

Il Sic e l’incrocio media-Tlc

Uno dei capisaldi dell’assetto normativo è il Sistema integrato delle comunicazioni (Sic): paniere individuato per evitare le concentrazioni nel mercato audiovideo. L’articolo 43 del Tusmar nei suoi vari commi stabilisce i limiti oltre i quali si cade nella concentrazione. Quello che riguarda Vivendi (e contestato dai francesi) è il divieto nel comma 11 che vale per le commistioni tra media (società con ricavi superiori al 10% del Sic) e tlc (società con ricavi superiori al 40% nel settore).

Il congelamento delle quote di Vivendi

Mediaset, stando ai dati che hanno fatto da base alla delibera Agcom (178/17/CONS), era al 13,3% e Telecom al 55,9 per cento. Il gruppo francese ha cosi parcheggiato il 19,19% di Mediaset in Simon Fiduciaria. L’impatto è stato non da poco anche perché Mediaset, facendo leva su decisioni giudiziarie, ha sempre negato accesso e voto nelle assemblee a Simon. Vivendi ha poi fatto ricorso al Tar che a sua volta si è rivolto alla Corte Ue. Il responso è favorevole a Vivendi, difesa anche da Ferdinando Emanuele e Giuseppe Scassellati Sforzolini dello studio Cleary Gottlieb, e segue la linea già definita dall’Avvocato generale.

La bocciatura della Corte Ue

«L’articolo 49 TFUE – si legge – osta a qualsiasi provvedimento nazionale che possa ostacolare o scoraggiare l’esercizio, da parte dei cittadini dell’Unione, della libertà di stabilimento garantita dal TFUE. È questo il caso della normativa italiana che vieta a Vivendi di mantenere le partecipazioni che essa aveva acquisito in Mediaset o che deteneva in Telecom Italia, obbligandola quindi a porre fine a tali partecipazioni, nell’una o nell’altra di tali imprese, nella misura in cui esse eccedevano le soglie previste».



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