E ha continuato attribuendo un’importante responsabilità alla magistratura e ai magistrati che utilizzano la propria posizione per condizionare le vicende politiche del paese: “Ci sono voluti nove anni perché mio padre venisse assolto, e assolto ‘perché il fatto non sussiste’, da una accusa tanto infondata quanto infamante e del tutto priva di senso e di logica. Ed è la quarta assoluzione nei quattro processi celebrati per i vari filoni di quel mostro giuridico chiamato ‘caso Ruby’, che si trascina da dodici anni. Questa vicenda, nata sul nulla e sul nulla portata avanti con furioso accanimento ideologico da una piccola ma potente parte della magistratura, ha segnato e condizionato la storia e la politica del nostro Paese, la sua stessa immagine all’estero. Mi auguro che questa ennesima dimostrazione dei guasti provocati dalla faziosità e dall’odio coltivato contro l’avversario favorisca il processo di cambiamento, che i tribunali possano finalmente essere davvero per tutti aule di giustizia e non di lotta politica, che i cittadini possano guardare alle toghe con la fiducia che gran parte di esse meritano. Solo in questo modo, credo, questa vicenda potrà forse risultare un po’ meno drammaticamente assurda”.