Undicesimo giorno di bombe e combattimenti dopo l’invasione russa del Paese dell’Est Europa. Si tenta di nuovo, dopo il fallimento di ieri, di far evacuare i civili da Mariupol, città del Sud-Est sotto assedio. Mentre la diplomazia cerca ancora senza sosta di trovare una via d’uscita e di evitare un’escalation ulteriore, la morsa economica delle sanzioni degli Stati e delle ritorsioni di aziende private nei confronti della Russia si fa ancora più stretta: Visa e Mastercard, due dei circuiti di carte di credito e pagamenti elettronici più diffusi al mondo, hanno annunciato il blocco dell’operatività in Russia e non solo.

12:27

Di Maio vola in Qatar: “Accelerare la diversificazione delle fonti energetiche”

“L’invasione dell’Ucraina voluta da Putin e le sanzioni ad essa connesse impongono di considerare attentamente le ripercussioni sul settore dell’energia, non solo in Italia ma nell’intera Unione Europea“. Lo ha detto Luigi Di Maio, in visita oggi in Qatar, sottolineando che “si pone con urgenza la necessità di accelerare il processo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, condizione fondamentale per garantire la nostra stabilità e la sicurezza“.

“Per questo lavoriamo di concerto con gli altri Stati membri a una strategia energetica europea – ha concluso il ministro degli Esteri – Allo stesso tempo, l’Italia resta impegnata anche a livello bilaterale, come dimostrano la mia recente visita in Algeria e la mia presenza a Doha“.

“Sono convinto che il consolidamento della partnership energetica con il Qatar porterà sviluppi positivi anche per le nostre imprese”, ha sottolineato poi Di Maio, parlando di una cooperazione bilaterale “già straordinariamente dinamica e fruttuosa”.

“Nei primi dieci mesi del 2021 l’interscambio è cresciuto più del 56%, superando i livelli registrati prima della pandemia – ha detto – Il Qatar si conferma un importante mercato di destinazione per il Made in Italy e un Paese di grande interesse per le nostre aziende nel settore energetico e delle infrastrutture”.

12:10

Il punto di vista dell’ambasciatore russo in Italia

La Russia respinge categoricamente le accuse di crimini di guerra”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos l’ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, commentando l’avvio di un’inchiesta preliminare da parte della Corte penale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra che sarebbero stati commessi dalle forze russe in Ucraina.

“Per inciso, né la Russia né l’Ucraina sono membri del tribunale penale internazionale dell’Aja, premette l’ambasciatore. Richiamo l’attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel Donbass sono state uccise 14.000 persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta. Il doppiopesismo e il pregiudizio sono evidenti”.

Razov si dice infine “grato all’agenzia per la sua disponibilità ad ascoltare e trasmettere il nostro punto di vista su ciò che sta accadendo nelle relazioni tra Russia e Occidente e intorno all’Ucraina, anche se, vista la percezione attuale puramente negativa della Russia da parte dei mass media, presumo sia improbabile che venga accolto con comprensione”.

Nel frattempo, l’ambasciata russa in Italia ha attivato un numero di telefono dedicato (una cosiddetta “hotline”) ai cittadini russi che vogliono denunciare discriminazioni subite nel nostro Paese a causa della loro origine.

11:56

Arriva il primo convoglio di bus per evacuare i civili di Mariupol

Una lunga colonna di mezzi fa il suo ingresso nella città ucraina assediata dai russi che hanno concesso il corridoio umanitario. Secondo le stime, le persone non impegnate nei combattimenti sarebbero all’incirca 400.000. Per evacuarle tutte o anche solo la metà serviranno tantissimi mezzi e tantissimi viaggi.

11:45

Secondo la Cnn è stato bombardato un checkpoint per l’evacuazione dei civili non lontano da Kiev

Un checkpoint per l’evacuazione dei civili che stanno cercando di fuggire da Irpin, distretto a poca distanza da Kiev, è stato bombardato questa mattina. Lo riporta la Cnn, sottolineando che sul posto c’erano troupe internazionali che stavano realizzando un servizio, che hanno riportato che almeno tre civili sarebbero rimasti uccisi, tra i quali due bambini.

10:52

L’Unhcr: “Già 1 milione e mezzo i rifugiati dall’Ucraina”

“In dieci giorni più di 1,5 milioni di profughi dall’Ucraina hanno attraversato il confine verso i Paesi vicini“. Lo scrive su Twitter l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, rilevando come si tratti del più rapido sviluppo di una crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.

10:09

Alle 11 in programma una nuova evacuazione dei civili a Mariupol

Ennesimo tentativo di un cessate il fuoco temporaneo e territorialmente limitato. Le operazioni di sfollamento di decine di migliaia di persone cominceranno alle ore 12 locali, le 11 in Italia. La città marittima dell’Ucraina sudorientale è ormai da diversi giorni sotto l’assedio delle truppe russe. Le condizioni delle persone sono sempre più precarie a causa dell’interruzione dei rifornimenti, dell’assenza del riscaldamento nelle case e dell’interruzione della fornitura di energia elettrica.

In testa alla colonna d’evacuazione ci sarà la Croce rossa. Lo riferisce il governatore della regione dell’amministrazione regionale militare Pavlo Kyrylenko su Facebook. L’evacuazione avverrà con degli autobus che partiranno da tre diversi punti di raccolta all’interno della città. Le autorità permetteranno ai cittadini che lo desiderano di lasciare la città con mezzi propri ma questi dovranno tassativamente stare nella colonna dietro agli autobus e non dovranno assolutamente deviare dal percorso umanitario stabilito.

9:33

L’Oms accusa : “Colpite strutture sanitarie, almeno 6 morti e 11 feriti”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha confermato oggi che almeno sei persone sono morte e undici sono rimaste ferite in sei attacchi registrati contro strutture sanitarie in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. L’Oms “condanna fermamente” questi attacchi, effettuati principalmente dal fuoco dell’artiglieria. L’agenzia delle Nazioni Unite sta indagando su “ulteriori rapporti” di nuovi attacchi, ha aggiunto il direttore generale dell’organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Gli attacchi alle strutture sanitarie o ai lavoratori violano la neutralità dell’azione medica e il diritto umanitario internazionale”, sottolinea il direttore generale dell’Oms su Twitter.

9:21

I 13 bambini ucraini malati di cancro arrivati dall’Ucraina a Torino

La guerra e le cure interrotte a causa dei bombardamenti. Poi la missione umanitaria organizzata dalla Regione Piemonte per portare in salvo i piccoli pazienti oncologici e far loro riprendere le cure. Il viaggio dall’Ucraina a Torino è stato molto lungo e faticoso viste le loro condizioni di salute, ma adesso all’ospedale pediatrico Regina Margherita potranno nuovamente essere curati e accuditi dal personale medico e sanitario.

8:41

L’esercito ucraino comunica che si sta combattendo duramente a Mariupol e Chernihiv

Le forze ucraine hanno “combattuto violente battaglie per mantenere determinate posizioni”: a riferirne è stato l’esercito ucraino nel rapporto operativo pubblicato questa mattina e citato dal Guardian.

Un’operazione di difesa nella parte orientale del distretto operativo di Donetsk è in corso mentre gli sforzi sono concentrati sulla difesa della città di Mariupol, hanno annunciato i militari. Secondo il rapporto, le forze russe sono state bloccate nell’avanzata verso la regione di Dnipropetrovsk da Balaklia ed è in corso un’operazione per difendere la città di Chernihiv. Il rapporto fa riferimento a “pesanti perdite di armi, equipaggiamento e personale” insieme a quella di 88 aerei ed elicotteri russi.

La situazione umanitaria a Mariupol, città che si affaccia sul Mar d’Azov nella parte sudorientale dell’Ucraina, è disperata. Circa 400.000 persone sono bloccate senza acqua, riscaldamento ed energia elettrica e con scorte di viveri in esaurimento. Molti vorrebbero fuggire ma i bombardamenti dei russi che stanno assediando la città e la mancata attivazione dei corridoi umanitari glielo stanno di fatto impedendo.

8:22

L’ammiraglio Mullen, ex capo di stato maggiore congiunto Usa: “Con ‘no-fly zone si rischia guerra tra Nato e Russia”

Con una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina “la possibilità di un conflitto tra la Russia e la Nato aumenta significativamente”. Lo spiega in un’intervista a Viviana Mazza del Corriere della Sera l’ammiraglio Mike Mullen, che dal 2007 al 2011, sotto George W. Bush e poi Barack Obama, è stato il capo di stato maggiore congiunto, la carica militare di più alto rango degli Stati Uniti. “Se un aereo russo tenta di entrare” nei cieli dell’Ucraina “ti ritrovi con aerei della Nato a contatto con quelli russi e una delle regole d’ingaggio è: posso sparargli? E una volta che li abbatti, sei in una qualche versione di una guerra con la Russia. È per questo che stiamo evitando la ‘no-fly zone’. Se fossimo in guerra con la Russia potremmo metterla in piedi, ma non penso che succederà a breve”, aggiunge Mullen.

“È stato e sarà sempre difficile entrare nella mente di Putin – prosegue l’ammiraglio – Ci sono tre assi dell’invasione e penso che, alla fine, come minimo, Putin controllerà Donetsk e Lugansk. Il secondo asse è il porto di Odessa e il Mar Nero, vitale per i commerci e possibile seconda area d’attacco verso nord-ovest. Il terzo asse, cruciale nella sostanza e percezione, è Kiev. Se raggiunge tutti e tre gli obiettivi, 190.000 truppe, seppur tante, non gli bastano a controllare il Paese. Il livello di resistenza è stato straordinario e ha un leader straordinario – sono stato circondato da leader per tutta la vita e Zelensky è straordinario -: questo ha cambiato il gioco e dobbiamo aiutarli”, conclude.

7:48

Radio Free Europe sospende le attività in Russia

L’emittente Radio Free Europe/Radio Liberty ha annunciato che sospenderà le attività in Russia. L’emittente ha spiegato la decisione citando le procedure fallimentari avviate dalle autorità fiscali russe contro la filiale locale di RFE/RL, l’aumento della pressione della polizia sui suoi giornalisti e la legge sui nuovi media in Russia.

“Questa non è una decisione che Rfe/Rl ha preso di propria iniziativa, ma ci è stata imposta dall’attacco alla verità da parte del regime di Putin“, ha affermato il presidente dell’emittente finanziata dagli Stati Uniti, Jamie Fly, in un comunicato stampa.

Radio Free Europe/Radio Liberty intende continuare a coprire “la catastrofica invasione russa del suo vicino… dall’esterno della Russia”. “Dopo anni di minacce, intimidazioni e molestie nei confronti dei nostri giornalisti, il Cremlino, nel disperato tentativo di impedire ai cittadini russi di conoscere la verità sulla sua guerra illegale in Ucraina, sta ora bollando i giornalisti onesti come traditori dello Stato russo”, ha denunciato Fly.

7:31

Il capo negoziatore ucraino spera nell’apertura di un corridoio umanitario a Kharkiv

Un corridoio umanitario per Kharkiv, città dell’Ucraina orientale assediata dai russi. Questa la speranza espressa dal capo della delegazione di negoziatori ucraini incaricati di trattare con la parte russa, David Arachamija. “Se dio vuole ci sarà un corridoio domenica”, ha dichiarato su Facebook rispondendo ad un’abitante di Kharkiv che raccontava di aver vissuto “dieci giorni di inferno”.

7:03

Il punto diplomatico: la mediazione israeliana e l’arrivo di Blinken in Polonia

Mentre continuano gli scontri militari, la diplomazia è al lavoro per cercare di bloccare le ostilità o quantomeno di attenuarle. La notizia più importante della giornata di ieri, sabato, è quella del viaggio a Mosca da parte del premier israeliano Naftali Bennett. Bennett ha incontrato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin. I colloqui si sono conclusi dopo tre ore. A quanto riferiscono fonti diplomatiche citate dai media israeliani, Bennett ha parlato con il presidente russo della situazione degli israeliani e delle comunità ebraiche in Ucraina durante il conflitto.

Israele, riferiscono le fonti, ha coordinato l’incontro con gli Stati Uniti, la Germania e la Francia e lo ha notificato all’Ucraina. Il Cremlino non ha fatto nessun annuncio in merito ai risultati dell’incontro, come ribadito dal portavoce Dmitry Peskov a margine dell’appuntamento. In giornata, il leader israeliano si era intrattenuto anche al telefono con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In serata Bennett è poi volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Bennett lo ha informato del suo incontro con Putin e subito dopo è rientrato in Israele.

Anche le mosse degli Stati Uniti continuano: il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, è giunto ieri in Polonia. Recatosi alla frontiera con l’Ucraina, ha incontrato il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba e ha avuto colloqui con le autorità di Varsavia sull’aggravarsi della crisi umanitaria.

6:56

Visa e Mastercard sospendono le operazioni in Russia e con carte rilasciate da banche russe

Dopo la decisione del circuito Visa, anche Mastercard nella tarda serata di sabato ha annunciato che saranno bloccate le transazioni effettuate fuori dalla Russia con carte di credito rilasciate da banche russe. Non si potranno effettuare neanche operazioni con carte emesse al di fuori del Paese sul territorio russo.

6:38

Il punto militare: molti analisti occidentali sottolineano le apparenti difficoltà russe

Una guerra nella guerra, come accade da secoli e come stiamo vedendo anche in questo conflitto, è quella relativa all’informazione e alla cronaca dell’andamento dei combattimenti. Il fatto che quella attuale sia poi la prima grande guerra ‘social‘ in territorio europeo rende la situazione ancora più intricata e difficile da analizzare.

Lo sproporzione di forze e mezzi tra l’esercito russo e quello ucraino è un elemento non contestato da nessuno. Mosca è uno dei giganti mondiali, quello con l’arsenale nucleare più potente e numeroso e con una grande tradizione soprattutto nel combattimento via terra e nell’uso dei reparti di artiglieria.

Tuttavia, il fatto che l’avanzata sia tutto sommato ‘lenta’ ha sollevato domande per capire quanto di intenzionale ci sia in questo sviluppo. Se nei primi giorni la tattica, osservano alcuni analisti occidentali, sembrava quella ultramoderna degli attacchi con l’impiego di gruppi di battaglioni tattici coordinati con droni, carri armati e batterie di lanciamissili, negli ultimi giorni sembra essere tornati a una paradigma più classico, già sperimentato dai russi nel passato più o meno recente in Cecenia e in Siria. Un modo di fare la guerra che consiste nell’accerchiamento delle città, bombardamenti aerei e con l’artiglieria (cannoni e mortai), recisione di tutte le linee di rifornimento e logoramento del nemico e anche della popolazione civile. La situazione attuale a Mariupol, nel Sud-Est dell’Ucraina, risponde precisamente a questo schema e il fatto che, denunciano gli ucraini, i russi abbiano violato il cessate il fuoco e di fatto impedito l’adozione di corridoi umanitari potrebbe essere un ulteriore indizio. Fiaccare anche la popolazione e non solo i soldati è infatti un modo purtroppo ‘da manuale bellico’ per accelerare lo sviluppo. Le conseguenze umanitarie di questa scelta sono ovviamente pesanti: numero maggiore di vittime tra la popolazione e maggior numero di persone che lasciano la propria casa e la propria città o località di residenza.

Il problema maggiore per i russi, però, sembra essere quello logistico. In una guerra, il rifornimento di munizioni, carburante ma anche di cibo e approvvigionamenti vari è fondamentale e può decidere le sorti di un conflitto. Soprattutto nell’avanzata verso Kiev da Nord, sembra che il famigerato convoglio militare russo, fatto di decine di chilometri di mezzi, stia avendo più di qualche grattacapo tra problemi meccanici, mancanza di carburante e impantanamento nel fango (marzo, per molte delle sterminate pianure dell’Ucraina, è il mese in cui la neve si scioglie).

6:20

Il Nyt: “Funzionari Usa in Venezuela per parlare con Maduro”

Secondo il New York Times nella giornata di sabato una delegazione statunitense è partita alla volta di Caracas per riprendere il dialogo ormai interrotto nel 2019 quando l’allora presidente Trump, dopo le elezioni presidenziali, accusò il leader venezuelano Nicolas Maduro di frode e riconobbe la vittoria dello sfidante Juan Guaidó. L’ambasciata a stelle e strisce fu chiusa e furono applicate dure sanzioni all’economia del Paese latino, che si regge soprattutto sull’esportazione di petrolio.

Il fine palese di questa missione diplomatica è quello di ridurre i pochi legami di alleanza che la Russia ha in giro per il mondo dopo l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina.

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