Cassazione

Ad inchiodare la dipendente della società che svolgeva il servizio per conto del comune, le troppe soste al bar e le pause in ufficio, in orari in cui aveva sanzionato gli automobilisti per le auto senza ticket

di Patrizia Maciocchi

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Ad inchiodare la dipendente della società che svolgeva il servizio per conto del comune, le troppe soste al bar e le pause in ufficio, in orari in cui aveva sanzionato gli automobilisti per le auto senza ticket

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L’abitudine di fermarsi spesso al bar, tra una multa e l’altra, è costata il posto di lavoro ad una ausiliaria della sosta dipendente di una società che svolgeva il servizio per conto del Comune di Mestre e Lido di Venezia. Contro di lei avevano testimoniato dei colleghi e dai controlli incrociati era risultato che un paio di multe erano state fatte quando lei non stava controllando le auto che avevano parcheggiato senza pagare il ticket. Alla lavoratrice era stato contestato il falso in atto pubblico.

Le testimonianze dei colleghi

Un argomento che la difesa cerca di giocare a favore della sua assistita, ricordando che, in mancanza di querela di falso, il verbale conserva la fede privilegiata sulla realtà o veridicità del suo contenuto, nel caso in cui si rilevino sviste o altri involontari errori o omissioni da parte del redattore. Un argomento che non passa, anche perché doveva essere introdotto nelle fasi di merito, cosa che non era avvenuta. Inutile anche contestare il via libera dato alle testimonianze dei colleghi, i quali avevano rivelato che l’ausiliaria nell’orario di lavoro faceva un “salto” al bar anche di 20 minuti.

Per finire non passa neppure l’estremo tentativo di giocarsi la carta delle pause caffè terapeutiche che sarebbero state utili per preesistenti patologie di cui aveva sofferto la ricorrente. Nulla da fare, il posto è perso con l’avallo finale della Cassazione.



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