Una discesa del tre per cento. Questo l’andamento degli stipendi in Italia tra il 1990 e il 2020. Nello stesso periodo, i salari medi in Francia e Germania sono cresciuti di più del 30%. Ecco una panoramica.

L’Italia è l’unico Stato sviluppato del mondo occidentale in cui il salario medio negli ultimi trent’anni è diminuito. Questo è uno degli elementi più significativi emersi dal rapporto 2022 dell’Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp). Il nostro Paese è l’unico dell’area Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in cui gli stipendi sono calati. In Germania gli stipendi sono cresciuti del 33,7%, in Francia del 31,1%.

Quasi un lavoratore su dieci guadagna meno di 10mila euro

A questa problematica è collegata quella del cosiddetto lavoro povero, ossia un’occupazione pagata con un salario talmente modesto da non permettere di superare la soglia di povertà. Secondo l’Inapp, il lavoro povero riguarda il 10,8% dei lavoratori in Italia, un tasso superiore del 2% rispetto rispetto a quello dell’Unione europea. Quasi un lavoratore su dieci ha una retribuzione annua inferiore a 10mila euro.

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Sette nuovi contratti su dieci a tempo determinato

Nel 2021, questo l’anno cui fa riferimento l’Inapp, ci sono state più di 11 milioni di assunzioni. Nel 54% dei casi uomini, nel 46% donne. Quasi sette nuovi contratti su dieci sono stati a tempo determinato, solo 15 su 100 a tempo indeterminato. Più di un lavoratore su dieci lavora part time perché non ha trovato un impiego a tempo pieno. Nell’area Ocse, questa situazione riguarda solo tre persone su cento.

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Lo smart working: numeri e tipi di lavoro

Il 13,3% dei datori di lavoro dichiarano di aver utilizzato lo smart working nel 2021. Questa modalità di lavoro coinvolge più di metà delle persone che esercitano professioni intellettuali e a elevata specializzazione. A questo link puoi trovare il rapporto Inapp completo.

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