Il suo ballo con John Travolta alla Casa Bianca nel 1985 fece epoca: Diana Spencer non era più la timida e acerba ragazza che quattro anni prima aveva sposato l’erede al trono d’Inghilterra; la sua stella brillava così forte da offuscare il mito della monarchia tradizionale impersonata dalla regina Elisabetta II.

La parabola di Lady Diana ha attraversato anni molto complicati per la casa reale fino al tragico incidente a Parigi nel 1997 che ne causò la morte e che aprì una vera crisi istituzionale: ce ne parla alla “Voce di Focus Storia” la giornalista Enrica Roddolo esperta della storia dell’aristocrazia europea e autrice del libro “I segreti di Buckingham Palace” (Cairo).

 

Per comprendere la figura di Lady Diana si può cominciare dalla fine ovvero dalla sua morte avvenuta il 31 agosto 1997: la donna, insieme al suo ultimo compagno Dodi al-Fayed, rimase vittima di un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi. La loro Mercedes inseguita da un cronista e da alcuni fotografi si schiantò contro un pilastro della galleria.

 

La morte di Diana Spencer mise subito a dura prova il protocollo di corte e sembrò travolgere la popolarità stessa della corona. Elisabetta, erede della tradizione vittoriana, che mal aveva tollerato la separazione di Diana da Carlo e la successiva relazione della principessa con Dodi al-Fayed, dopo l’incidente mortale gestì la situazione con imbarazzo.

 

Mentre un fiume di gente comune depositava mazzi di fiori per Diana davanti ai cancelli di Buckingham Palace e attendeva in coda, per ore e ore, pur di firmare a St. James Palace i libri di condoglianze, Elisabetta si ritirava nel lontano castello scozzese di Balmoral, rifiutando anche di far esibire la bandiera a mezz’asta sul Palazzo Reale, appellandosi alla tradizione che vuole che questa non venga innalzata se la regina non è presente. 
La tragedia di Parigi fu il punto più critico per il regno di Elisabetta. La perdita della “Principessa del popolo”, come l’aveva definita Blair, fu cavalcata dalla stampa per sottolineare la lontananza della regina dai suoi sudditi.

“Dov’è la regina?”, si chiedeva con un titolone in prima pagina il Sun. “La tua gente sta soffrendo. Parlaci, regina”, esortava il Mirror. Il Mail, da sempre baluardo della monarchia e dell’impero, la invitava a mettere perlomeno la bandiera a mezz’asta.

 

Poi, Elisabetta uscì finalmente dall’impasse. Da Buckingham Palace si comunicò che la regina sarebbe rientrata a Londra, avrebbe presenziato ai funerali che sarebbero stati pubblici, come Blair aveva più volte consigliato (ma non di Stato), e che la bandiera reale, nonostante la tradizione, sarebbe sventolata a mezz’asta sul pennone più alto di Buckingham Palace. Il 5 settembre 1997 la sovrana parlò infine ai suoi sudditi e, in diretta televisiva, alla vigilia dei funerali ricordò Diana. Il giorno successivo due miliardi di persone seguirono in diretta le esequie di Lady D: è stato uno degli eventi televisivi più visti della Storia.

 

Ma dopo Lady Diana la monarchia non sarebbe mai più tornata quella di prima, come spiega bene l’esperta Enrica Roddolo nel podcast “La Voce della Storia“. Ascolta anche la prima puntata della nostra serie “reale” dedicata a Elisabetta II.

 

Il podcast di Focus Storia è a cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.

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