L’inflazione va incontro a una decelerazione nel 2023. Lo comunica l’Istat. Ciò avverrà se il rialzo dei prezzi delle materie prime sarà contenuto. Oltre che con un cambio e un prezzo del petrolio stabile. Il punto della situazione.

L’inflazione è attesa decelerare nei prossimi mesi, anche se con tempi e intensità ancora incerti. Lo comunica l’Istat nel suo Report sulle prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023. Per capire il dato Istat, ecco un esempio. Semplificando, se la spesa di una famiglia passa da 100 a 110 euro, questo incremento può essere dovuto a due motivi: o compra merci per 10 euro in più, oppure i prodotti sono cresciuti di prezzo del 10% e quindi la famiglia ha solo speso di più. In questo secondo caso, il 10% è chiamato deflatore.

Nella media del 2023, il deflatore della spesa delle famiglie residenti è previsto del 5,4%. Questo nell’ipotesi che le pressioni al rialzo dei prezzi delle materie prime siano contenute nei prossimi mesi e in presenza di una stabilizzazione delle quotazioni del petrolio e del cambio. Il deflatore quest’anno è previsto essere dell’8,2%. Quindi l’Istituto nazionale di statistica prevede un calo del deflatore di quasi il tre per cento da un anno all’altro.

Istat: Pil previsto in crescita dello 0,4% nel 2023

L’economia italiana crescerà nel 2022 grazie ai primi tre trimestri mentre rallenterà nel 2023: il Prodotto interno lordo è previsto crescere dello 0,4%. “Nel prossimo anno, sotto l’ipotesi favorevole che inizi una fase di decelerazione dei prezzi dei beni energetici, l’andamento favorevole degli investimenti, sostenuti da quelli pubblici legati all’attuazione del Pnrr, costituirebbe il principale fattore di traino dell’economia mentre la domanda estera netta fornirebbe ancora un contributo negativo”, scrive l’Istat.

Le previsioni sulla crescita

Il governo prevede che nel 2023 grazie alle misure adottate la crescita sarà dello 0,6%. A legislazione vigente, era stata invece prevista dello 0,3%, tagliandola di 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni del governo Draghi. Il Fondo monetario internazionale ha previsto prima della manovra ha previsto una decrescita dello 0,2%, mentre l‘agenzia di rating Fitch stima una crescita dello 0,1%. Prima della manovra, la Commissione europea stimava invece una crescita dello 0,3%. Come Banca d’Italia. In definitiva, il governo crede che grazie alla legge di bilancio supererà tutte le previsioni.

Fonte Agi

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