Edoardo – ingegnere aerospaziale di 29 anni – è dipendente di un’azienda che offre consulenza e manodopera alle case automobilistiche. Attraverso di essa, per oltre un anno – tra il 2014 e il 2015 – lavora all’interno di Alfa Romeo a Modena.

Nel maggio del 2015 la sua società gli propone di rescindere il contratto a termine e firmarne uno nuovo a tempo indeterminato a tutele crescenti, appena introdotto dal Jobs Act. Edoardo accetta, ma nel settembre 2015, Fiat (casa madre di Alfa Romeo) decide di sciogliere improvvisamente il rapporto di consulenza con la sua azienda e così da un giorno all’altro lui si trova senza impiego.

La ditta prova a ricollocarlo in due incarichi temporanei che svaniscono, uno dopo un mese e mezzo di lavoro, l’altro dopo soli tre giorni. Edoardo è così costretto a chiedere un periodo di aspettativa forzata e senza stipendio che durerà fino a marzo, al termine del quale, salvo novità, ci sarà il licenziamento. E vista la breve durata (meno di un anno) del rapporto a tempo indeterminato, le tutele per lui in caso di disoccupazione rischiano di essere minime