Si è presentato alla caserma di polizia per costituirsi, gettando nel panico gli agenti: con tre dita teneva la testa mozzata della figlia diciassettenne, ancora sanguinante. L’ennesima e macabra tragedia è accaduta ieri in Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell’India e anche quello in cui la violenza ha maggiore incidenza. L’uomo, Sarvesh Kumar, si è costituto confessando di avere perso la ragione, per aver sorpreso la figlia assieme a un ragazzo che a lui non piaceva. Nel video girato dalla Polizia, l’uomo racconta di avere trovata la figlia da sola in casa, e di averla decapitata con un coltello, dopo averla chiusa in una stanza. Uno degli agenti è stato sospeso per essersi fatto fotografare mentre teneva la testa “in modo irrispettoso”.

Femminicidi di questo tipo sono ancora frequenti nell’India rurale, dove i padri, spesso accompagnati da altri parenti, si sentono legittimati a punire con la morte le figlie che “rovinano l’onore della famiglia” avviando relazioni con uomini di ceto, religione o casta diversa dalla loro. Non esistono dati precisi, ma si calcola che siamo alcune migliaia ogni anno gli omicidi di ragazze uccise brutalmente dai familiari, e di cui poi si dice che si sono suicidate.

Nell’Uttar Pradesh, i crimini contro le donne sono cresciuti del 66% dal 2015. Il periodo coincide con l’arrivo al governo dello stato di del monaco fondamentalista indù Yogi Adityanath, al potere dal dal 2017.