La proposta arriva dal senatore della Lega Simone Pillon. Un emendamento nel testo di conversione del decreto legge Giustizia che propone di bloccare in automatico i contenuti pornografici online. Una specie di parental control che si può disattivare solo se il titolare di un contratto telefonico lo chiede in modo esplicito, a dar conto della proposta è stata Repubblica.

Il rischio, però, è che oltre alle luci rosse il filtro finisca per censurare anche altri contenuti online. Ma tant’è, a Valentina Nappi interessano i filmini hard. La reginetta del porno italiano, infatti, dopo aver letto la notizia la ha rilanciata sui social. Condendola con una sorta di “minaccia” alla Lega e Matteo Salvini: “State rischiando di farmi entrare in politica”, commenta Valentina Nappi, rilanciando un articolo di Wired sulla vicenda.

Il porno su internet in Italia sarà bloccato in automatico, a tutela dei minori, e solo il consumatore titolare del contratto – maggiorenne – potrà disattivare questo filtro, con richiesta esplicita al proprio operatore telefonico.

Sarà così se viene approvato l’attuale testo di conversione della legge sulla Giustizia (sulle intercettazioni), dove un emendamento della Lega è riuscito a inserire l’articolo 7 bis, Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio: “I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto”;

“Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto”. “Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche assicurano altresì adeguate forme di pubblicità di tali servizi in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate”. “In caso di violazione degli obblighi di cui ai commi precedenti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ordina all’operatore la cessazione della condotta e la restituzione delle eventuali somme ingiustificatamente addebitate agli utenti, indicando in ogni caso un termine non inferiore a sessanta giorni entro cui adempiere”.

Al momento il testo è consegnato alla commissione competente alla Camera, prima del passaggio in Aula. E potrebbe non esserci tempo per una modifica alla Camera, perché va chiuso tutto entro il 29 giugno, quando scadono i termini di conversione della legge. Essendo un decreto del Governo, la sua decadenza potrebbe aprire a una crisi nella maggioranza.

Per ora quindi l’articolo incasserà un parere formalmente favorevole da parte della Commissione permanente IX Trasporti alla Camera a quanto comunicato a Repubblica, nonostante lo scetticismo dei suoi componenti: “Ma chiediamo al Governo di non rendere il testo immediatamente attuativo; non prima di un passaggio con gli operatori”, spiega Enza Bruno Bossio (PD), segretario di Commissione. “Una modifica del testo da parte nostra purtroppo non è fattibile perché non ci sono i tempi prima della scadenza dei termini”, aggiunge.

Sarà un filtro a tutto campo, come commenta il senatore della Lega, Simone Pillon: “E’ stata accolta (una volta ogni tanto la maggioranza ci ascolta) la mia proposta, che rappresenta la cosa che mi sta più a cuore: l’introduzione dell’obbligo per i fornitori di telefonini, tablet, laptop, tv e altri device di preinstallare gratuitamente sugli apparati un filtro per bloccare contenuti violenti, pornografici o inadeguati per i minori”. “Spero che in tal modo – aggiunge – saranno messi in sicurezza i tanti bambini che, come i miei, hanno ormai quotidiano accesso a Internet vista anche la necessità della didattica a distanza. Un piccolo regalo da parte della grande famiglia della Lega a tutte le mamme e a tutti i papà che vogliono proteggere i loro piccoli dai pericoli del web”.

“Vista così sembra solo una cosa buona, ma all’estero tentativi simili si sono scontrati con problemi insormontabili e il grosso rischio di favorire solo la censura di internet. È il motivo per cui una legge simile è stata bloccata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti ed è stata sospesa indefinitamente nel Regno Unito”, spiega l’avvocato Fulvio Sarzana, specializzato in diritto di internet.

La natura della rete è tale che non si possa bloccare in modo chirurgico un contenuto vietato ai minori, senza quasi inevitabilmente impedire l’accesso a contenuti leciti. “La Corte Suprema ha citato, nell’occasione, l’esempio del presidente americano Jimmy Carter, che nel 1976 ha affidato a Playboy la sua prima, storica, intervista. La Corte ha notato che con un filtro del genere i minori non avrebbero mai potuto leggerla”.

Con un grave danno alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni, conferma Stefano Quintarelli, noto esperto di questioni legate alla rete (tra l’altro, è ora il solo membro italiano del gruppo degli esperti sull’intelligenza artificiale per la Commissione europea): “La norma è inapplicabile, chi stabilisce cosa sia un contenuto inappropriato? E come filtrare quelli criptati, tenendo conto che sul web ora tutto è cifrato? Inoltre credo sia incompatibile anche con normativa sulla neutralità della rete”.

 Dagospia