«Innanzitutto non è evidentemente il momento per fare polemica politica, quindi come Lega, come primo partito italiano, come rappresentante di tanti cittadini siamo a disposizione di chi ha bisogno, di chi ha bisogno di idee, di chi ha bisogno di competenza, di chi ha bisogno di serenità e proposte concrete». Dopo giorni passati a lanciare accuse al Governo e ai migranti Matteo Salvini veste i panni del responsabile, di quello che vuole mettersi a disposizione del Paese per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

Il “patriota” Salvini che sparla dell’Italia all’estero

«Noi ci siamo», dice il Segretario del Carroccio in un video pubblicato su Facebook ieri sera rispondendo all’appello di Luigi Di Maio. E spiega: «prima in questo momento viene l’italia, come comunità, di lavoratori, di affetti. Poi ci sarà più tempo più avanti andare per cercare responsabilità, colpe, ritardi, sottovalutazioni, omissioni: per il momento c’è da mettere in sicurezza un Paese con i nostri figli». Basta polemiche, lo dice Salvini. Ora è il momento di pensare al Paese, di prendersi cura delle persone affette da Covid-19, di rispondere alle esigenze della popolazione. Tutto questo come se Salvini fino a qualche ora prima non avesse fatto esattamente il contrario.

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Ma finalmente Salvini ha capito che bisogna remare tutti nella stessa direzione, diranno i più. Sbagliato. Perché proprio ieri il quotidiano spagnolo El Pais pubblicava un’intervista a tutta pagina al capo della Lega. E indovinate cosa ha detto il nostro a El Pais? Ha detto che «il Governo italiano è incapace di gestire l’emergenza del coronavirus». Proprio così: il senatore che quando parla agli italiani dal suo profilo Facebook lancia appelli all’unità nazionale e dice che non è tempo di fare polemica politica o strumentalizzare quando viene intervistato da uno dei più importanti quotidiani spagnoli fa l’esatto contrario.

Come l’intervista di Salvini danneggia l’economia di Veneto e Lombardia

Si potrebbe anche pensare ad un classico episodio di schizofrenia politica, ma non è così semplice. Perché quando Salvini dice cose come «è chiaro che i primi allarmi lanciati a gennaio non sono stati ascoltati dal governo, che non ha ritenuto necessario intervenire con controlli e blocchi. Ciò avrebbe impedito la diffusione del contagio. Inoltre, le misure economiche approvate sono nulle» sta facendo qualcosa di più pericoloso per il Paese. Esattamente come quando dice che la responsabilità nella gestione dell’emergenza è solo del governo centrale e nulla possono fare sindaci e presidenti di regione per difendere i presidenti di Lombardia e Veneto. E quando dichiara che l’obiettivo della Lega non è un governo di unità nazionale per fare fronte all’emergenza ma è quello di andare al voto quanto prima non sembrano le parole di un responsabile.

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Che immagine dà Salvini dell’Italia all’estero? Di un paese che non è in grado di affrontare quella che il Presidente della Lombardia Attilio Fontana definì poco più che una normale influenza, di un paese allo sbando dove il Governo non è assolutamente in grado di proteggere i cittadini. E non finisce qui: Salvini dice che «ogni Stato ha il diritto di controllare le frontiere» e si dice favorevole alla sospensione di Schengen per vietare l’ingresso agli italiani ma al tempo stesso si lamenta che ora in alcuni paesi africani gli italiani non sono più i benvenuti («è curioso che l’Italia abbia dovuto accogliere tutti i tipi di persone fino a 10 giorni fa e ora alcuni paesi africani vietino l’ingresso di cittadini italiani»).

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Forse Salvini non si rende conto che facendo così non sta solo facendo polemica politica sul coronavirus o mettendo in cattiva luce l’operato del Governo Conte 2. Sta dicendo che venire in Italia non è sicuro perché la situazione è fuori controllo. E chissà quanto saranno contenti Luca Zaia e Attilio Fontana (ma anche gli altri presidenti di regione della Lega) che lamentano un calo delle prenotazioni turistiche dall’estero. Chi può dare torto ai turisti stranieri se non vogliono venire in Italia? E a poco serve dichiarare che «siamo un paese bellissimo, sicuro, potenzialmente ricco e non ho paura che ci isolino» dopo aver fornito una marea di ragioni per farlo aver addirittura detto che è giusto che sia così e che anzi il Governo avrebbe dovuto farlo prima (nei confronti di chi veniva dalla Cina, ovviamente). Ma Salvini è fatto così, dice sempre una cosa e il suo contrario, in modo da accontentare tutti. Come quando ad un certo punto ribadisce che non vuole uscire dall’euro («è la moneta che ho in tasca oggi») ma che «stiamo lavorando in Europa con 28 [su 751 NdR] parlamentari europei per cambiarlo dall’interno». Chissà cosa ne penseranno i no-euro della Lega.

Redazione articolo a cura di Giovanni Drogo per Next Quotidiano