Il 2024 è “il più grande anno di elezioni della storia”, come ha recentemente titolato l’autorevole settimanale britannico Economist. Ecco una panoramica.

Più di 4 miliardi di persone, oltre la metà della popolazione mondiale, saranno chiamate ad esprimere un voto in 76 Paesi: non solo dunque per gli attesi rinnovi del Parlamento europeo in giugno, e della presidenza Usa in novembre o quello, un po’ meno democratico e più blindato oltre che prevedibile, del leder del Cremlino in Russia, a marzo. Anche se, come sottolinea lo stesso Economist, “nel 2024 voterà un numero maggiore di persone rispetto a qualsiasi altro anno in precedenza“, “questa grande marcia verso le urne non significa necessariamente un’esplosione della democrazia“.

Dove si voterà nel 2024

L’elenco completo degli appuntamenti elettorali dell’anno che arriva vede coinvolti 76 Paesi in cui tutti gli elettori avranno la possibilità di esprimere il proprio voto. Se in 43 di questi, secondo le valutazioni dell’EIU (Economist Intelligence Unit), ci saranno votazioni pienamente libere ed eque (fra i quali tutti i membri dell’UE), altri 28 non soddisfano le condizioni essenziali per un voto democratico. Otto dei dieci Paesi più popolosi del mondo – Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti – terranno elezioni nel 2024. Nella metà di questi Paesi, le elezioni non sono né libere né regolari e molti altri prerequisiti della democrazia, come la libertà di parola e di associazione, sono assenti. Le elezioni in Bangladesh, Messico, Pakistan e Russia quasi sicuramente non porteranno a un cambiamento di regime.

Voteranno gli elettori di oltre 20 Paesi nell’Europa allargata, 16 in Africa, 11 in America, 11 in Asia ( e persino 4 in Oceania, compresa l’Australia, al voto in tre dei suoi Stati). Nella maggior parte dei Paesi, si tratta di elezioni generali, per rinnovare le assemblee legislative o il presidente o entrambi; ma ci sono anche molte elezioni locali (per esempio in Austria, Germania, Irlanda, Turchia, Brasile, Canada e India). In Europa, oltre al Parlamento europeo si rinnoveranno anche quelli di Austria, Belgio, Croazia, Lituania, Portogallo e Romania, nuovi presidenti saranno eletti in Croazia, Finlandia, Lituania, Romania e Slovacchia.

Guardando anche più a Est, elezioni sono programmate in Azerbaigian (presidenziali), Bielorussia (parlamentari), Georgia (entrambe), Moldavia (presidenziali), Nord Macedonia (entrambe), Russia (presidenziali e regionali); al voto (locale) anche il Regno Unito, che però rinnoverà il Parlamento e il governo all’inizio del 2025, mentre l’Islanda ha in programma in giugno le elezioni presidenziali. Quanto alle elezioni presidenziali in Ucraina, il presidente in carica Volodymyr Zelensky non ha escluso di poterle tenere nonostante la legge marziale vigente da ormai quasi due anni lo vieti. Un’elezione che si svolga mentre vaste aree del Paese sono sotto occupazione russa e milioni di ucraini sono sfollati dalle loro case, non potrebbe mai essere veramente libera o equa; ma se il voto riuscisse, sarebbe una dimostrazione di resistenza ai tentativi della Russia di schiacciare l’indipendenza ucraina, mentre al contrario, se ci fossero irregolarità le elezioni sarebbero una minaccia per gli sforzi dell’Ucraina di entrare in Ue ed essere riconosciuta come democrazia completa.

Nel continente americano, domina la scena il voto del 5 novembre per il prossimo leader alla Casa Bianca, ma anche per rinnovare l’intera Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. Si preannuncia una seconda sfida fra il presidente uscente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump, che è però sotto accusa per avere contestato la vittoria di Biden nel 2020 e aver sobillato i suoi sostenitori più estremi il 6 gennaio 2021, quando invasero Capitol Hill per ostacolare l’insediamento dei nuovi eletti al Congresso. Ma nel 2024 voteranno anche il Venezuela, per il nuovo presidente, e il Messico, per le elezioni generali. In Asia, di particolare interesse sarà, il 13 gennaio, l’elezione a Taiwan: potrà infatti rimodulare le relazioni con la Cina dell’isola in un momento critico per il Paese, abitato da 24 milioni di persone. Il Partito democratico progressista, pro indipendenza, secondo i sondaggi manterrà il controllo della presidenza e del parlamento. Fra i primi elettori chiamati alle urne ci saranno poi quelli di Bangladesh (7 gennaio) e Pakistan (8 febbraio), fra i Paesi più popolosi del mondo, ma nel 2024 si voterà anche in Mongolia e in Iran, uno dei Paesi meno democratici. Elezioni problematiche si prospettano anche in molti dei 16 Paesi africani che saranno chiamati alle urne durante l’anno: dal Senegal, dove le presidenziali sono previste il 25 febbraio, all’Algeria, che voterà il nuovo presidente a fine anno, al Mozambico, alle elezioni generali in Sudafrica.

Fonte Agi

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