Green pass obbligatorio in Italia, un passo avanti e uno indietro. E all’accelerazione che sembrava prendere forma ieri -quando i rumors a Palazzo Chigi parlavano di un dl unico per un certificato verde da estendere alla Pa e al settore privato in un solo colpo – si sostituisce un procedere per gradi, step by step. Domani, salvo improvvise accelerazioni, il governo ‘allargherà’ il passaporto anti-Covid ai soli dipendenti di mense scolastiche e al personale delle pulizie impiegato nelle scuole. Per un ritorno sui banchi in sicurezza, quando, lunedì prossimo, finalmente torneranno a suonare le campanelle e i ragazzi occuperanno nuovamente i banchi, rimasti a lungo vuoti causa pandemia.

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Per il settore privato nonché per la Pubblica amministrazione si dovrà ancora attendere. La cabina di regia al momento non risulta convocata, ormai viene dato per scontato che venga rinviata alla settimana prossima. Anche per far decantare le frizioni che scuotono la maggioranza, ma che, complice l’appuntamento delle amministrative alle porte, sembrano destinate ad agitare ancora a lungo le acque del governo Draghi.

E’ la Lega a soffiare sul fuoco. Terremotando il dl green pass approdato in Aula alla Camera, votando, ieri e oggi, degli emendamenti di Fdi che ne limitano la portata. Il provvedimento, sia chiaro, non rischia, perché i 37 voti di Fdi sommati a quelli della Lega certo non mettono in difficoltà la maggioranza. Ma restituiscono il quadro di una fronte spaccato, percorso dalle divisioni interne e dove continuano a volare stracci. Matteo Salvini assicura di aver agito alla luce del sole. E annuncia che il dl non verrà esteso a pubblico e privato. “Ho parlato con il presidente Draghi – spiega a margine della visita del supersalone – non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale e quindi questo mi conforta”.

Non solo. Per il leader della Lega non si arriverà alla discussione dell’obbligo vaccinale. Al contrario del ministro Roberto Speranza, che non lo esclude, sempre che i dati lo rendano necessario. Salvini, del resto, sembra isolato in una maggioranza che, almeno sul fronte delle misure anti-Covid, procede compatta. A partire da Forza Italia. Gli azzurri non seguono l’alleato. Anzi.

Anche oggi Maria Stella Gelmini -tra i primi ministri a parlare dell’ipotesi dell’obbligo vaccinale- è tornata non solo a ricordare che “il governo ha votato all’unanimità E quando tutti i ministri hanno votato il green pass lo hanno fatto consapevoli che è un modo per difendere gli spazi di libertà”. Ma la ministra di Fi sottolinea come nelle Lega le posizioni non siano tutte in linea con quelle di Salvini: “Al tavolo delle Regioni i governatori, da Zaia a Fedriga passando per Fontana, sono impegnati nella tutela della salute dei cittadini e fortemente a favore dei vaccini”.

E dopo Enrico Letta, oggi anche il leader M5S, Giuseppe Conte, chiede chiarezza. “Invito, senza polemiche, la Lega, che si è assunta una responsabilità” sostenendo il governo Draghi, “a essere conseguente e chiarire la propria posizione” sul green pass. Twitta il segretario dem Letta: “Giornata di incontri in aziende sul territorio della Val di Chiana aretina. Imprese e lavoratori vogliono politici del sì sì, no no. Per noi è ‘Sì al #greenpass’ e ‘no all’ambiguità verso il mondo no Vax'”. Ma a sentire la ministra leghista Erika Stefani il vaccino non può essere obbligatorio: “I vaccini? Io sono vaccinata, ma questo non significa che ci debba essere una costrizione alla vaccinazione”, dice all’Adnkronos.





Agenzia Stampa AdnKronos