Ha riposto con cura la divisa nell’armadio. E, da pensionato, ha voluto comunicare quello che avrebbe potuto fare anche prima ma che non ha fatto temendo di esporsi ad ulteriori grane oltre a quelle già sofferte, per effetto di decisioni illegittime.

“Sono stato assolto dall’accusa di truffa; non ho raggirato nessun collega; il mio è stato solo un adoperarmi sull’onda degli slanci di solidarietà nel volontariato che vengono da lontano. Sono semmai anche io una vittima…”. Alessandro Argelà, in congedo col grado di vicebrigadiere, spiega così le conclusioni tratte nel 2018 dal Tribunale militare di Verona che lo ha processato per un vasto giro di diplomi-bluff di attestazione del sostegno a missioni umanitarie di Onu e Nato che, acquisiti pagamento da lui e da molti colleghi e registrati – con superficialità dall’amministrazione – sul foglio matricolare, hanno permesso di sfoggiare mostrine sulla divisa (senza effetti sulla carriera).

La difesa dell’avvocato Edoardo Truppa ha fatto centro lì e ancor prima, ossìa nel contrasto – con rincorsi vinti al Tar e al Consiglio di Stato – al procedimento disciplinare che era stato a suo tempo promosso dai vertici dell’Arma che avevano ‘scaricato’ Argelà senza attendere l’esito del processo penale.

“Dopo 5nni in prima linea alla Spezia, nel 2018, mi è stato imposto di stare a casa. Poi, nel 2020,la riabilitazione e il ritorno ad indossare la divisa: ma ho trascorso due anni d’inferno”. Il Tribunale militare di Verona ha chiuso il cerchio che lo riguardava, aprendone un altro: ha infatti trasmesso gli atti alla procura per ritessere il filo di quello che ha definito un “malcostume negli ambienti militari”: quello appunto del giro di diplomi a pagamento che attestano il sostegno a missioni umanitarie, diplomi falsi per ottenere i quali molti hanno pagato 100 o 150 euro, ignari del bluff.

“Anche io ci sono caduto e, proponendo l’acquisizione dei diplomi ad alcuni colleghi, sono finito sotto indagine. Nessun lucro o raggiro da parte mia” dice Argela. La circostanza è stata certificata dal Tribunale che ha messo in luce la sua buona fede e l’ adoperarsi nel volontario, in particolare nell’ordine Costantiniano. La prova dei diplomi ’triangolati’ di quell’ordine, veri, ha supportato la convinzione dei giudici sull’estraneità di Argelà dagli abbediti contestati.





Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa