Sono tante, rovinano le nostre estati e hanno un impatto significativo sull’economia delle regioni votate al turismo balneare. Per capire come arginare l’aumento di questi animali nei nostri mari, si è tenuto a Barcellona nei giorni scorsi il V Simposio internazionale sulla proliferazione delle meduse, con oltre 250 ricercatori ed esperti dei mutamenti climatici provenienti da 38 Paesi, che si sono scambiati informazioni e dati. Dal convegno è arrivato un allarme: un inverno tiepido e poco piovoso, seguito da un’estate che si preannuncia molto calda, è la condizione per aspettarsi un’invasione di meduse nel Mediterraneo.
È la prima volta che il simposio sulle meduse si tiene in Europa, organizzato dal comitato scientifico dell’Istituto di scienze marine di Barcellona, e il fatto che i ricercatori si siano dati appuntamento in Catalogna conferma che il problema nel Mediterraneo si sta facendo più grave. L’obiettivo del convegno è infatti di rispondere a esigenze scientifiche e sociali, poiché la comparsa delle meduse su un litorale può significare danni economici enormi per le località turistiche. La Catalogna ha nelle Baleari la punta di diamante dell’industria turistica e negli ultimi anni molti sono stati gli allarmi lanciati sulla proliferazione di meduse.

I ricercatori italiani non condividono del tutto l’allarmismo dei catalani e chiariscono che non possiamo prevedere quali litorali saranno più interessati dal fenomeno. “È ormai acclarato che la presenza delle meduse su una spiaggia o l’altra è poco preconizzabile – osserva Franco Andaloro, direttore di ricerca Ispra, Istituto superiore per la ricerca ambientale – poiché legata a molti fattori. Certo, ci sono tre condizioni principali nel Mediterraneo che possono farci ipotizzare un aumento della popolazione delle meduse. Primo fra tutti il numero sempre più scarso dei loro predatori, come le tartarughe marine e alcuni pesci chiamati appunto mangiatori di meduse. La seconda condizione è la mancanza di competitori alimentari, perché con la crisi delle risorse ittiche ci sono meno pesci che mangiano ciò di cui si nutrono anche le meduse. Infine il cambiamento climatico, che non solo aumenta il trofismo, ma modifica anche le correnti e dunque il trasporto dei nutrienti. Se cambiano le correnti muta anche il modo in cui le meduse si avvicinano alle nostre coste. Detto questo, però, non siamo in condizioni di dire se quest’estate ci saranno più meduse e quali coste saranno interessate”.

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“Sono circa dieci anni che osserviamo un aumento della popolazione di meduse – precisa lo zoologo ed ecobiologo Ferdinando Boero, il maggiore esperto italiano, famoso per aver dato il nome del musicista Frank Zappa a una specie medusa diventata la Phialella zappai – Oltre a una sovrappopolazione delle meduse tipiche del Mediterraneo, come la Pelagia noctiluca, la Rhizostomapulmo, la Cotylorhiza tuberculata e la Carybdea marsupialis, sono sempre più frequenti gli avvistamenti anche sulle nostre coste della Rhopilema nomadica, una specie arrivata nelle nostre acque non è ancora chiaro da dove, probabilmente attraverso il Canale di Suez. Nel bacino orientale del Mediterraneo è stata un problema in Israele, dove un banco enorme ha bloccato qualche tempo fa una centrale di dissalazione delle acque, e ultimamente è stata avvistata anche in Sardegna”.

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Ma Boero non vuole sentir parlare di invasioni. “Abbiamo lanciato la campagna “Occhio alla medusa” per cambiare il nostro modo di guardare a questi animali. Non tutte le meduse sono urticanti e tutte sono bellissime da vedere, è importante capire quali sono pericolose e quali no. In alcune zone la loro presenza è diventata un’attrazione, specie come la Cotylorhiza tuberculata e laRhizostoma pulmo non hanno lunghi tentacoli urticanti come Pelagia e Physaliae trovarle in acqua è un vero spettacolo, sono gli unici animali grandi che non scappano. Insomma, se le si conosce, non sono sempre da evitare. E anche se sono urticanti, perché non amarle? I leoni mangiano l’uomo, ma cosa sarebbe l’Africa senza i suoi grandi felini?”.

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Boero difende anche le meduse “straniere” che stanno arrivando nei nostri mari. “Non sono animali invasori, sono animali rifugiati. Il riscaldamento dei Tropici rende sempre più inospitali le acque in cui vivono normalmente e loro stanno cercando rifugio da noi, altrimenti morirebbero. Dovremmo cominciare a pensare diversamento l’arrivo di animali diversi nel nostro territorio e convertirci all’ecologia, come ha suggerito papa Francesco con l’enciclica Laudato si’. In Italia manca la cultura naturalistica, la nostra Costituzione tutela il paesaggio, cioè la natura modificata dall’uomo, ma non sottolinea il valore della natura così com’è, in tutti i suoi aspetti, anche quelli che possono sembrarci sgradevoli

di Cristina Nadotti per Repubblica.it