Dopo quella vaticana, anche la giustizia italiana torna a indagare su Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983 mentre rientrava a casa dopo una lezione musica. Finora nessuna delle piste seguite ha portato risultati.

Il 22 giugno del 1983 una ragazza di quindici anni, figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, sparì mentre tornava a casa dopo una lezione di musica. Si chiamava Emanuela Orlandi e di lei non si è più saputo nulla. A quasi quaranta anni dalla sua scomparsa e a cinque mesi dalla decisione della giustizia vaticana di riaprire il caso, anche la procura di Roma torna a indagare su quanto accaduto.

Secondo quanto si apprende, la procura ha acquisito degli atti, messi a disposizione del Vaticano, nell’ambito del procedimento avviato dopo che il Consiglio superiore della magistratura aveva chiesto informazioni su un esposto presentato al consiglio dai familiari della ragazza scomparsa a Roma. La Repubblica, prima testata a riportare la notizia, scrive che l’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Stefano Luciani e che c’è una collaborazione coi magistrati della Santa Sede guidati da Alessandro Diddi.

“Il nostro augurio è che ci sia una cooperazione leale”, ha detto Laura Sgrò, l’avvocata di Pietro Orlandi, fratello della ragazza scomparsa, definendo la riapertura delle indagini una “bella notizia”.

Le piste seguite

Gli inquirenti che hanno indagato sul caso hanno preso in esame moltissime ipotesi negli anni. Per un periodo si è pensato che il caso fosse in qualche modo legato ai Lupi grigi, l’organizzazione di cui faceva parte Ali Ağca, il cittadino turco che nel maggio del 1981 tentò di uccidere il Papa in Piazza San Pietro. Nel 2005 si iniziò a indagare anche possibile coinvolgimento della banda della Magliana mentre dieci anni più tardi un fotografo disse di essere complice del rapimento di Emanuela Orlandi e dichiarò che venne uccisa a causa di una faida nata tra due fazioni interne alle mura del Vaticano. In una recente puntata di ‘Chi l’ha visto’, con ospite Pietro Orlandi, fratello della ragazza, si è anche tornati a parlare della teoria in base alla quale la ragazza sarebbe stata portata a Londra e sarebbe rimasta almeno per qualche anno in un ostello religioso per ragazze dei Padri scalabriniani. Finora nessuna pista ha dato risultati.

Saltato il sit-in al Campidoglio

Durante la puntata del programma su Rai3 incentrato sulle persone scomparse, il fratello Pietro Orlandi ha anche detto che il Comune della Capitale non ha dato le autorizzazioni necessarie per il sit-in che doveva essere organizzato in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di Emanuela. “Inizialmente erano entusiasti, avevo anche appuntamento con il sindaco di Roma, ma poi hanno fatto passo indietro. Hanno deciso di soprassedere. Ed è successo subito dopo la polemica scoppiata su papa Woytjla“, ha detto. Il riferimento è alle reazioni suscitate dopo che in una programma televisivo in onda su La7 disse che persone non meglio identificate gli avevano riferito che Giovanni Paolo II “la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi” e “non andava certo a benedire le case”. In un post su Facebook, Orlandi ha comunque precisato: “Il sit in si farà, certamente non al Campidoglio, ma si farà”.

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