Torna il terrore in Sinai, durante il venerdì di preghiera. Questa volta ad essere colpita da un sanguinoso attentato (il più letale da quando si è intensificata la presenza dei gruppi jihadisti nella regione a partire dal 2013) è una moschea nel nord del Sinai, a Rawda, in una località situata fra Bir Al-Abed e il capoluogo del Sinai settentrionale Al Arish. Secondo quanto riferito dalla tv di Stato egiziana, sarebbero 235 le vittime e oltre 100 i feriti. L’attacco è stato condotto piazzando più «bombe all’interno» del luogo di culto e sparando sui fedeli che fuggivano dopo l’esplosione. «Hanno colpito anche le ambulanze con i feriti», ha riferito Ahmed Al-Ansary, funzionario dei servizi di soccorso, citato dal «Daily News Egypt».

Stato di emergenza negli ospedali

Gli ospedali del nord del Sinai hanno dichiarato lo Stato d’emergenza, in particolare quelli della zona di Bir Abed. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, che cita due testimoni oculari e una fonte delle forze di sicurezza, alcuni uomini armati, 15 secondo quanto riferisce «Sky News Arabia», sospettati dalle autorità di far parte di gruppi islamisti, hanno lanciato gli ordigni per poi aprire il fuoco contro i fedeli, modus operandi tipico dei gruppi jihadisti. Una forte esplosione sarebbe anche avvenuta fuori dalla moschea al momento dell’uscita dei fedeli alla preghiera del venerdì islamico. La moschea sarebbe secondo quanto riporta la Bbc frequentata soprattutto da musulmani sufi, considerati eretici da Isis. E i quindici terroristi autori dell’attentato sarebbero tutti deceduti durante il blitz delle forze di sicurezza egiziane.

Tre giorni di lutto nazionale

Il presidente egiziano al-Sisi ha deciso di tenere una riunione di emergenza del governo in seguito all’attentato e sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale. Secondo quanto riferisce il quotidiano egiziano «al Ahram», il ministero della Salute ha inviato sul luogo almeno 50 ambulanze.

La condanna della Lega Araba

Il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul-Gheit, «ha condannato nei termini più duri l’attentato Il capo dell’organizzazione dei paesi arabi esprime in particolare «le proprie più sincere condoglianze all’Egitto, e alla sua dirigenza, governo e popolo». Fra le condanne dell’attentato sono arrivate all’Egitto, sotto varie forme segnalate da media, anche quelle di Francia, Gran Bretagna, Iraq e Oman.

Nessuna rivendicazione

Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attacco. Nell’area del Sinai sono attivi gruppi jihadisti, tra cui l’Isis che ha colpito diversi luoghi di culto cristiani. Il 9 aprile di quest’anno sono state colpite le chiese copte di Tanta e Alessandria d’Egitto, dove sono morte 47 persone. In luglio almeno 23 soldati sono stati uccisi in un agguato. Questo resta comunque l’agguato più sanguinoso. A novembre 2014, Ansar Bait al-Maqdis, organizzazione jihadista egiziana, ha dichiarato la sua affiliazione al califfato islamico, trasformando la penisola del Sinai in una provincia dell’Isis.

Al Sisi: «Risponderemo con forza brutale»

Tristezza e dolore ha espresso il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi sull’attacco alla moschea di Al Rawdah nel Sinai settentrionale. «Gli egiziani trarranno da questo dolore la volontà di affrontare il terrorismo» dice il presidente precisando appunto che «las tristezza e il dolore che provano gli egiziani non sarà vano».e poi assicura: «Risponderemo con forza brutale. Ci vendicheremo».
«L’esercito e la polizia egiziana vendicheranno i martiri nei prossimi istanti, questa è la nostra risposta, risponderemo con una forza brutale a questi terroristi» annunciava il presidente egiziano a poche ore dall’attentato. E la reazione è arrivata quasi nell’immediato. La tv al Arabiya ha riferito di raid aerei delle forze aeree egiziane sulle postazioni jihadiste vicino al villaggio di Rawda, dove è avvenuto l’attacco alla moschea, in una operazione già soprannominata «Vendetta per i martiri».

«Orrore» fa sapere il premier Gentiloni

«Orrore per la strage terroristica nella moschea del #Sinai I nostri pensieri vanno alle vittime, la nostra solidarietà alle famiglie colpite e all’Egitto» il commento del premier italiano Paolo Gentiloni alla strage avvenuta nella mosche a in Egitto. Dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un messaggio al Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abd Al-Fattah Khalil Al-Sisi, in cui spiega: «Ho appreso con profondo dolore la notizia del vile attentato che ha colpito poche ore fa la moschea di Bir Al-Abed con un drammatico bilancio di morti e feriti. Nella comune lotta contro il terrorismo e l’estremismo religioso – nemici esiziali della libera espressione del culto – l’Egitto potrà contare sempre sul determinato sostegno dell’Italia».

La condanna di Trump e Putin

Ma le reazioni arrivano da tutto il mondo politico internazionale. «Attacco terroristico orribile e codardo a fedeli innocenti e indifesi in Egitto» scrive il presidente americano Donald Trump su Twitter che continua: «Il mondo non può tollerare il terrorismo, dobbiamo sconfiggerli militarmente e screditare l’ideologia estremista che costituisce la base della loro esistenza». «L’uccisione di civili durante un servizio religioso colpisce per crudeltà e cinismo» fa sapere in una nota il presidente russo Vladimir Putin. «Siamo convinti ancora una volta che i principi morali dell’essere umano sono assolutamente estranei ai terroristi».«Inorridita per l’esecrabile attacco contro una moschea nel nord del Sinai» si dice anche la premier britannica Theresa May che via Twitter fa le condoglianze a «tutti coloro che in Egitto sono stati colpiti da questo atto malvagio e vile».

Le reazioni delle istituzioni europee

Commenti di dolore e condanna anche dalle istituzioni europee. È il presidente dell’Europarlamento, antonio Tajani, a parlare di «atti di barbarie e di odio in nome di Dio» come di «atti contro Dio stesso». Le istituzioni dell’Ue «continuano a stare al fianco delle autorità e del popolo egiziano nel loro confronto con la minaccia del terrorismo» fa sapere l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, in una dichiarazione diffusa dopo l’attentato contro la zona di al Rwada nel Sinai settentrionale.